QUEL DESIDERIO DI CAMBIARE CANTAT0 DA PAOLO CONTE E PINO DANIELE

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  DI TOMMASO RUSSO

Nella storia dell’Italia repubblicana i decenni compresi tra il 1946 e il 1976 sono stati definiti i <<Migliori Trenta>>. Ciò è vero a patto di non sottovalutare dinamiche chiaroscurali e doppie velocità, presenti sotto quell’ l’arcata temporale.  I governi Ciellenisti in carica fino al maggio del’47 si trovarono di fronte numerosi e gravi problemi. Se ne indicano alcuni: la lotta all’inflazione affrontata con la classica ricetta liberista vale a dire blocco di salari e stipendi e riduzione della spesa pubblica; la ricostruzione del patrimonio edilizio distrutto dai bombardamenti degli Alleati in tutto il mezzogiorno; la ricostituzione degli apparati centrali e periferici dello stato condotta sulla direttrice delle continuità piuttosto che delle fratture ( vedi la bella segnalazione di Elena Vigilante al libro di Giovanna Tosatti sulla storia della polizia italiana dal 1861 a oggi uscita sul Sole 24 ore del 16 luglio). I governi centristi approvarono un insieme di leggi  con cui traghettare il Paese da un modello agropastorale verso la società di massa e dei servizi. Il Piano-casa la ricostruzione industriale, le opere di civiltà nelle campagne, la Riforma agraria erano alcuni di quegli strumenti utili per quel transito.  C’era anche un fattore immateriale ad accompagnare quel passaggio. Si trattava del principio -speranza per un cambiamento sociale ed esistenziale.  Compulsando nella discografia di Paolo Conte si trova una bellissima canzone: La topolino amaranto uscita nel 1975 .Il cantautore astigiano ha un incipit folgorante << oggi la benzina è rincarata/ è l’estate del ‘46/ un litro vale un chilo di insalata/ ma chi ci rinuncia a piedi chi va?/ l’auto che comodità.>> Qui la speranza comincia già a prendere forma recuperando il mito futurista del primo ‘900 ma proponendo l’auto come futuro bene di massa .In una successiva strofa la speranza ha lo sguardo rivolto al cielo. Infatti la bionda seduta al fianco del conducente non deve << guardare fuori dal finestrino>> perché<< è appena finito il temporale/ sei case su dieci sono andate giù.>>. La guerra è finita  con i suoi lutti e le sue macerie prima fra tutte la distruzione del patrimonio edilizio . Pianoforte, batteria, chitarra, fisarmonica e contrabbasso danno una curvatura jazzistica alla Topolino.  Il trionfo dell’effimero e dell’edonismo della <<Milano da bere>> segna, o almeno così pare l’eclissi del principio-speranza. Ciononostante nel 1989 Pino Daniele ne tenta il recupero attraverso un suo brano cult: Anna verrà. L’attacco è molto incisivo <<…dimmi quando questa guerra finirà/ noi che abbiamo un mondo da cambiare/ noi che ci emozioniamo ancora davanti al mare>>.  Poco oltre i versi  si fanno più dichiarativi <<Anna verrà… col suo modo di sorridere per questa libertà/ noi che abbiamo un mondo da cambiare/ noi che guardiamo indietro per non sbagliare.>> Pino Daniele affida a una donna: la grande Anna Magnani il compito di tenere viva la speranza. Inoltre la sua concezione della storia è pedagogica cioè a dire non ripetere gli errori del passato. Antonio Gramsci diceva che la storia è maestra di vita ma aggiungeva<< ha pochi scolari>> infatti la stragrande maggioranza delle generazioni postbelliche si tiene lontana dall’avvertimento etico a non ripetere gli  errori del passato. Chitarra, batteria, congas, basso elettrico contaminandosi restituiscono il suono del mar Mediterraneo.

PS per la consulenza musicale e strumentale ringrazio il mio giovane amico Edoardo Tritto.

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