FEDERICO MUSSUTO
Dopo la débacle dei partiti tradizionali e di sistema alle elezioni europee del 2024, nonostante un voto secco di bocciatura dell’operato della Von der Leyen, l’UE si è riconfermata il copione bocciato democraticamente alle urne dagli elettori dei 27 Paesi membri.
A dimostrazione di quanto possa godere lo stato di salute della cosiddetta democrazia europea, le ricadute notevoli sono da esaminare nei singoli stati e nelle decadenti Carte Costituzionali.
Se l’Unione Europea è un unicum della politica dai tempi di Vestfalia, avendo avuto fino a prima del 2022, una dipendenza energetica dalla Russia, dipendenza commerciale ed economica con la Cina e dipendenza militare con gli Stati Uniti, sicuramente non è possibile tollerare quanto sta accadendo all’interno dei principali Paesi dell’UE: Francia e Germania.
Con l’inevitabile ascesa dei partiti di destra nel ventennio del XXI secolo, avvenuta per le eclissi dei diritti sociali ad opera delle sinistre, si è assistito a un periodo di inquisizione non indifferente nell’ultimo quinquennio.
Già in epoca pandemica si è cercato di incanalare l’opinione pubblica verso una determinata narrazione, criminalizzando ogni forma di pensiero divergente riguardo la gestione del COVID-19. Ad ampliare il tutto, dal 2022, è stato lo scoppio del conflitto d’Ucraina. Già nel 2014, Giulietto Chiesa, giornalista e un tempo corrispondente per TG1, TG3 e Canale5, da conoscitore della Russia aveva avvertito che la deflagrazione della pace sarebbe potuta partire da Kiev, messaggio poi rilanciato dai social dopo il 24 febbraio 2022. È proprio la Guerra d’Ucraina che ha diviso e affossato ulteriormente le nazioni europee, rendendo l’Europa un continente spaccato, sempre più distante da Mosca che dava l’energia alle principali economie, tra cui la Germania. Berlino che vede proprio la mutazione in Italia negli ultimi anni, per l’insolita instabilità governativa, come dimostrato per la nomina del cancelliere Merz. Per la prima volta dal 1949, la Germania non è riuscita al primo turno a esprimere il proprio cancelliere, spostando inizialmente la seconda votazione al venerdì e successivamente anticipata al pomeriggio del 6 maggio, con la mediazione e risoluzione maggioritaria grazie al sostegno della Linke, il partito comunista tedesco. Un governo di centrodestra retto da un partito di “sinistra”. Cosa unisce la Linke agli storici CDU, CSU e SPD? Il muro parlamentare ma non democratico nei riguardi della AfD, messa al bando proprio nei giorni scorsi, tra Corte e intervento dei servizi di Intelligence tedesca. Se questo è il modo di sconfiggere democraticamente un avversario, forse è il caso che gli europei inizino seriamente a riflettere sullo stato di democrazia. Come sostenuto da Cacciari, le idee vanno combattute con altre idee, non con interventi di magistratura, corti e servizi di intelligence.
Il 31 marzo 2025, in Francia, con la sentenza del Tribunale di Parigi che condannava la Le Pen per appropriazione indebita di fondi UE a 4 anni di carcere e dunque annessa ineleggibilità in vista delle prossime elezioni francesi, si è assistito all’ennesimo caso di messa al bando del principale partito di opposizione degli esecutivi di Macron.
I due Paesi principali dell’UE vedono la limitazione della partecipazione democratica di partiti di destra, attraverso l’uso della magistratura e non solo.
E l’Italia? Il nostro Paese, dopo essere stato apripista per l’uso sconsiderato del potere giudiziario nelle faccende politiche dei palazzi governativi, è ormai un relitto e caso studio per altri, come si può comprendere dalle vicende d’oltralpe. A Roma non c’è più la necessità di abbattere la classe politica, avendo annientato con Tangentopoli una classe dirigente formata che ci consentiva di essere nelle prime 5 economie del mondo e con una visione strategica rispettata e temuta, sia a Washington che a Londra, riuscendo a mediare in più contesti, specialmente in Terra Santa.
La capitale d’Italia, ormai, come accadeva già negli anni della Prima Repubblica, viene presa in considerazione dai potenti della terra solo per andare prima in Vaticano e successivamente a fare visita di cortesia a Palazzo Chigi e al Colle.
Nonostante la narrazione edulcorata dell’azione della Meloni in politica estera, l’Italia rimane dipendente dai voleri dei grandi, non comprendendo i tempi dell’avvenire. Se la Germania userà il Rearm Eu per fare ripartire la propria economia, superando qualsiasi vincolo di bilancio, presente da sempre per l’Italia, soprattutto con i tecnici quali Monti, Letta e Draghi, noi risulteremo l’asset bellico di sostegno alla ripartenza del gigante tedesco. Ogni qualvolta che si è riarmata la Germania, non ne ha risentito in malo modo solo il continente europeo ma l’intero pianeta.
Se le idee di partiti di destra vengono messe al bando a Parigi e Berlino, anche a Bucarest, le cose non vanno al meglio.
Dopo aver impedito l’elezione di Georgescu, con l’intervento di un copia e incolla della vicenda di tangenti, trovate a casa di una delle guardie del corpo, e il possibile sostegno di canali filorussi, si è tornati a votare in Romania domenica, con la vittoria del 40% di Simion, seguace di Georgescu.
Questa vicenda, a Est, è stata altamente emblematica e vale come monito per tutte le altre nazioni europee. Più si impedisce a un partito e a un personaggio politico l’ascesa, maggiore sarà la popolarità e l’apprezzamento elettorale da parte dei cittadini.
Nel frattempo che Bruxelles si è messa l’elmetto, senza ascoltare la maggioranza dei cittadini, i cittadini europei a rischio povertà sono passati dai 73 milioni del 2021 a oltre i 93 milioni, su una popolazione di 449 milioni, vantando un traguardo non trascurabile di un povero ogni cinque abitanti dell’UE.
Anziché riarmare il continente, censurare le opposizioni, servirebbe rimettere al centro la questione sociale, prima che effettivamente alcuni partiti abbiano il fuoco servito sul quale soffiare per incendiare definitivamente l’Europa e il mondo.
