
Leonardo Pisani
DI LEONARDO PISANI
Sradicarmi? la terra mi tiene
e la tempesta se viene
mi trova pronto.
Indietro
ch’è tardi
ritorno a quelle strade rotte in trivi oscuri.
Andrea dimmi che vuoi ma questa poesia del 1942, scritta a Tivoli, mi affascina e mi ammalia…
“Questa poesia mi ha sempre colpito per quel verso centrale: “la terra mi tiene”. Stiamo parlando di uno Scotellaro appena ventenne, che già, evidentemente, aveva profonda consapevolezza di un’identità forte e radicata. E tuttavia anche il destino di Scotellaro fu un distino di sradicamento, perché nessuno è immune dalla modernità”.

Andrea Di Consoli
Oggi sono 100 anni dalla nascita del Sindaco Rosso, fulvo di capelli e rosso di socialismo, sarà ricordato con molte iniziative istituzionali, nella sua Tricarico è sempre vivo il ricordo di questo sfortunato ragazzo morto prematuramente. Però, ho un’impressione: Scotellaro è più conosciuto oltre i confini lucani che nella sua Basilicata. Che pensi?
“Scotellaro lo legga e lo ricordi chi lo cerca, chi ne ha bisogno, chi è ammaliato, per usare un tuo termine, dalla sua voce. Gli altri – che siano lucani o indonesiani non importa – facciano pure come gli pare. Sono anni che non mi pongo più il problema del rapporto tra i lucani e la letteratura. Se qualcuno ha un buon motivo per leggerlo, lo legga. Chi non ha mai trovato il modo di sentirne parlare, vuol dire, molto semplicemente, che non è interessato. Perché Scotellaro lo trovi facilmente a ogni giro di strada. E dunque un lucano che non lo trova è solo un lucano che non lo cerca”.
Andrea, anche se è solo un’intervista e non un saggio di critica letteraria, che giudizio hai su Rocco Scotellaro poeta?
“Sinteticamente penso si tratti di un poeta ermetico a vocazione politico-realistica. In Scotellaro agiscono due tensioni, dunque: quella lirica ed evocativa e quella politico-sociale. Un poeta importante, notevole, benché discontinuo e ancora in divenire”.
Facciamo un volo pindarico: Rocco Scotellaro, socialista e esponente del Fronte Nazionale Pci- Psi nel 1948 è ancora un personaggio attuale in questa Italia e Basilicata del 2023?
“Forse la vera problematica che la sua vicenda rende ancora attuale è sul come e perché gli intellettuali possano e debbano incrociare l’impegno e l’attività politica. Questa tematica è ancora viva e attuale, anche se è ormai evidente che la politica non è quasi più praticata dagli intellettuali, se non indirettamente”.
Scotellaro aveva compreso bene il valore salvifico della scuola, dell’istruzione e della cultura e di come non far accedere a una vera istruzione, sia il miglior modo per fa mantenere il potere alle elites. Questo è un brano tratto dall’Uva Puttanella: “Talvolta il maestro chiamava un nome e noi tutti a voltarci verso gli ultimi banchi: Martoccia dalle orecchie di asino, dalla faccia a scheletro si levava piano, chiudeva le labbra che sempre pendevano e i suoi occhi erano spenti. «Hai .la faccia pulita?» Andava da lui, gli tirava le orecchie, gli spiava dentro fino all’arrivo della spazzina di scuola con la bacinella, il sapone e la tovaglia. Se lo metteva sotto quando la spazzina lo aveva lavato, con la testa tra le gambe, gli apriva le brache e lo colpiva con la bacchetta sul nudo. A ridere noi tutto il tempo. La bacchetta aveva la forma di un cucchiaio piatto, era annerita alla punta e all’impugnatura come colorata, come un pupazzo vestito”.
“So solo che Scotellaro aveva studiato seriamente, e io so che senza studiare seriamente nessuno fa cose importanti. Anche il contadino, anche il falegname, anche il pastore devono studiare molto se vogliono fare bene il proprio mestiere, e ovviamente studiare non significa automaticamente studiare sui libri. Di Scotellaro studioso si parla poco, ma era uno che la testa la teneva piegata sui libri”. 
Possiamo dirlo? Scotellaro lottò per un progresso economico e culturale della sua gente, specie dei braccianti e fu portato alla morte da una macchina del fango. Non c’è stato bisogno nel 1950 di fake news o social nel 1950 quando fu ingiustamente arrestato e poi assolto per non aver commesso il fatto.
“Il potere espone a tanti rischi, e Scotellaro era troppo giovane per essere prudente, accorto ed emotivamente distaccato. Da che mondo è mondo il potere è anche fatto di intrighi, tradimenti, calunnie. Ecco perché credo in due cose: che non bisogna mai mitizzare il passato – la merda c’è stata in ogni tempo – e che bisogna saper leggere bene la realtà che ci circonda, affinché nessuno di noi colpisca uno Scotellaro scambiandolo per una delle tante comparse evanescenti del potere”.
A 100 anni dalla sua nascita e a 70 dalla sua morte prematura, perché ancora si percepisce un livore verso Scotellaro anche nei confronti del suo mentore Carlo Levi, al quale assieme a Manlio Rossi Doria va il merito di aver fatto conoscere la poetica di Scotellaro con edizioni postume.
“Ovviamente è un dibattito interessante, e tuttavia per certi versi lo trovo eccessivamente localistico. Ma è interessante, ripeto. Carlo Levi può essere discusso e contestato liberamente, perché il dibattito culturale non deve mai essere fideistico. Gaetano Cappelli, scrittore che amo molto, ha sempre letto in maniera provocatoria e irriverente la stagione demartiniana, neorealista e il lascito leviano, e questo, benché a volte esagerato e urtante nei modi, non solo è legittimo, ma io direi anche necessario, perché noi non dobbiamo avere mai riverenza o subalternità rispetto a presunti miti e santi del nostro passato. Personalmente amo Levi e lo ritengo fondamentale, non solo per la storia lucana, ma benedico che ci sia uno scrittore irriverente e provocatorio come Gaetano Cappelli, che ha scritto almeno cinque romanzi che rimarranno nella storia della letteratura italiana, a differenza di tanti difensori d’ufficio un po’ conformisti di Carlo Levi”.
Dottor Di Consoli ma sai che ti dico? Che personaggi come Manlio Rossi Doria, Carlo Levi hanno cercato di lottare per il progresso della Basilicata molto più di gattopardeschi notabilucci lucani, anche viventi…
“Discorso complicato. Anche perché un tempo si trattava di tirare fuori dalla miseria e da un’economia pre-moderna centinaia di migliaia di contadini, pastori e braccianti, mentre oggi si tratta di dare risposte assai più elaborate e sofisticate a persone che hanno domande, richieste, esigenze e ambizioni molto più avanzate. Una cosa è risolvere il problema della malaria e aprire una scuola elementare, altra cosa è organizzare un’economia e una rete di servizi moderni all’interno di una società periferica, dispersiva a livello demografico e scolarizzata come la Lucania. Dare risposte ai lucani di oggi è molto più difficile che dar e risposte ai lucani del dopoguerra, perché nel dopoguerra si partiva da zero, e quando parti da zero puoi solo fare meglio”.
Ti lascio con una sua lirica – sottolineo che il Nobel Eugenio Montale affermò che le poesie di Scotellaro “sono le più significative del nostro tempo”, dato che qualche pseudo intellettuale mette in dubbio il suo valore poetico –
La mia bella Patria
Io sono un filo d’erba
un filo d’erba che trema.
E la mia Patria è dove l’erba trema.
Un alito può trapiantare
il mio seme lontano.
“Montale è sempre stato generoso con i poeti meridionali. Penso a quel che ha scritto su Calogero, su Piccolo, su Scotellaro. È stato molto generoso, ecco. Forse perché si sentiva un “outcast”, come amava ripetere spesso. Io sono per leggere le poesie senza mitologie di sorta. E il rischio che vedo è che Scotellaro venga ridotto a un mito lucano e meridionale, e questo non fa bene alla sua poesia, che anzitutto deve essere letta attentamente, e poi valutata liberamente, proprio come si fa con Montale, con Sbarbaro, con Luzi. Il fatto è che noi esseri umani abbiamo bisogno di miti, e a Scotellaro è toccata la fortuna e la sfortuna di diventare un mito”.