APPUNTO PER BARDI : IL DISTRETTO PETROLIFERO IN VAL D’AGRI

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 RICCARDO ACHILLI

 

Eni, colpita da diverse inchieste giudiziarie che stanno evidenziando livelli assolutamente preoccupanti di incuria ambientale, confermando i dati e i sospetti da lungo tempo portati all’attenzione dell’opinione pubblica dalle associazioni ambientaliste locali, sta cercando, tardivamente ed in modo del tutto insufficiente, di ricostruire un rapporto fiduciario con il territorio.

Gli 80 milioni di euro di investimenti ambientali promessi dall’Ad di Eni, Descalzi, sono assolutamente insufficienti, per quantità e qualità, a compensare i gravi danni ambientali e sulla salute umana realizzati da anni di sostanziale “far west”, in cui l’azienda aveva la garanzia di poter operare senza alcun controllo minimamente efficace da parte degli enti pubblici regionali a ciò preposti. L’impressione è che ENI voglia ripulirsi la coscienza con pochi posti di lavoro (200 in fase di cantiere, che si ridurranno a 100 a regime) un paio di piccoli impianti eolici a servizio dell’impianto (realizzando quindi anche un risparmio sulla bolletta del Cova, a beneficio esclusivo dell’azienda) una tecnologia di depurazione delle acque reflue dell’impianto da applicare in altri impianti e l’ennesimo centro di formazione pro domo sua, cioè per formarsi i suoi tecnici, dando l’impressione fasulla di voler curare il territorio. In questo modo, ENI svicola dai veri impegni di investimento che dovrebbe assumere, in materia di salvaguardia dell’ambiente.

Se Eni volesse realmente compensare il territorio per i gravissimi danni ambientali prodotti, dovrebbe investire ben più di 80 milioni, dovrebbe operare attivamente, e dentro un rapporto stretto di confronto e progettualità con gli stakeholder locali, per realizzare un vero e proprio distretto petrolifero, in cui, a valle ed a monte dell’attività estrattiva, si generano opportunità di creazione di imprenditorialità endogena, nella componentistica, nei servizi ambientali, nello sviluppo di energie alternative e rinnovabili, nella ricerca e sviluppo in materia energetica ed ambientale, coinvolgendo attivamente Unibas ed il sistema della ricerca pubblica esistente in regione (Enea, Cnr, ecc.).

Nessuno chiede di arrivare ai livelli di eccellenza dei distretti petroliferi di Stavenger, in Norvegia, dove la presenza dell’attività petrolifera offshore ha favorito la nascita di un centro di ricerca all’avanguardia mondiale, o di Aberdeen, in Scozia, dove si sono localizzate centinaia di PMI attive nella componentistica petrolifera, ma perlomeno di guardare ad un esempio nostrano, il distretto petrolifero di Ravenna.

Tale distretto è nato e si è sviluppato, sino a far sì che il 38% circa dell’occupazione dell’area di Ravenna sia concentrata nel comparto parapetrolifero, con importanti iniziative di investimento da parte di Eni, mirate a creare, in accordo con Comune e parti sociali, opportunità di sviluppo imprenditoriale autonomo. A puro titolo di esempio, nel 2016, Eni, nell’ambito del progetto CoLaboRa previsto dall’accordo con il Comune di Ravenna e con il supporto della FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei), ha avviato una startup School, che ha visto la partecipazione di 30 soggetti interessati a sviluppare un progetto di imprenditoria giovanile. Grazie a un “concorso di idee imprenditoriali” curato dal Comune di Ravenna, sono state selezionate 4 “idee” che sono state “incubate” presso i locali della scuola fino a maggio 2017. Insieme alla FEEM, Eni ha inoltre stanziato circa 110mila Euro per avviare tirocini formativi finalizzati all’inserimento lavorativo dei giovani. Nell’ambito del VI Accordo erano già stati attivati 51 tirocini formativi.

Dopo oltre cinquanta anni di attività, il polo romagnolo è ormai un distretto industriale, tecnologicamente avanzato, che fornisce beni e servizi agli operatori energetici di tutto il mondo. Ravenna ospita, inoltre, il distretto produttivo centro-settentrionale E&P (DICS) di Eni ed è sede di decine di aziende specializzate che, per volume di attività, qualità e importanza raggiunta a livello internazionale, rivestono un ruolo paragonabile al polo distrettuale di Stavanger e di Aberdeen.

Eni, oltre che con le attività upstream rappresentate dal DICS, è presente anche con un vasto polo petrolchimico (Versalis), con diverse attività di generazione di energia elettrica anche da fonti rinnovabili (EniPower), con una base di stoccaggio e movimentazione di prodotti petroliferi, senza dimenticare il ruolo della controllata Syndial nel campo dei risanamenti e dei ripristini ambientali.

In particolare il DICS ha visto investimenti nel biennio 2015-2016 pari a 566 milioni di Euro, il 92% del totale investito dalla compagnia per le sue attività economiche nel territorio. Nel 2016-2018, in media, sono state circa 1.600 le aziende del ravennate che hanno sottoscritto contratti di servizio con il Distretto.

A Ravenna si svolge la fiera internazionale biennale Offshore Mediterranean Conference & Exhibition (OMC), fondata nel 1993 da Assomineraria insieme alla Camera di Commercio di Ravenna e al Ravenna Offshore Contractors Association (ROCA). L’evento attira numerosi visitatori ed è ormai diventato un importante motore turistico per gli albergatori della città.

Tutto ciò non si può fare senza investimenti molto importanti da parte dell’azienda, che deve dismettere il ruolo di mero sfruttatore di risorse ed assumere quello di “industria motrice” dello sviluppo, e senza rapporti stretti con gli stakeholder locali e le amministrazioni pubbliche. Eni ed il Comune di Ravenna stipulano sistematicamente accordi di sviluppo di valenza triennale, con investimenti di decine di milioni di euro, allo scopo di promuovere azioni di studio, monitoraggio e tutela ambientale del territorio, nonché iniziative di sviluppo locale, anche in materia turistica ed agroalimentare, quindi non soltanto nel settore petrolifero vero e proprio.

Vorrà Eni essere all’altezza di questa sfida anche per la Basilicata?

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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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