ARTE SACRA IN BASILICATA: GINESTRA

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IOLANDA CARELLA & SALVATORE SEBASTE

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 Ginestra

Fu casale longobardo, sorto sulle rovine di un antico Praedium Cinianum romano. Nel periodo di Federico II di Svezia, si chiamò Lombardomassa. Fu abitato da prigionieri lombardi ribelli, tenuti sotto la custodia del feudatario di Ripacandida. Nel 1478 il signore di Ripacandida, Troiano Caracciolo, concesse quel territorio ad una cinquantina di famiglie di profughi albanesi, provenienti da Scutari. Gli esuli, guidati da Francesco Jura, ben presto iniziarono a costruire il nuovo villaggio, ma la convivenza con gli abitanti del posto non fu facile, in quanto si confrontavano due civiltà diverse: quella albanese tribale, pastorale e guerriera e quella indigena di tipo artigianale guidata da leggi feudali. Infatti, i profughi, nell’attesa che la costruzione del borgo fosse ultimata, preferirono vivere in grotte e in anfratti disagevoli. Il nuovo centro abitativo fu chiamato Ginestra, dal fiore coi fiori gialli e profumati, abbondantissimi sui pendii del territorio.

Ginestra fu segnata dai tragici eventi sismici nel 1694, nel 1875 e nel 1980. Fu possesso degli stessi feudatari di Ripacandida, tra cui Onorato Grimaldi, il barone di Boccapianola e i Mazzacchera. Fu terra di briganti e Carmine Donatello Crocco in una sua autobiografia asseriva che questo paese era il suo regno. Ginestra ottenne la sua autonomia amministrativa da Ripacandida il 20 luglio 1965. Conserva ancora oggi numerose e radicate tracce di cultura, lingua e cucina albanese. Il centro storico si snoda in stradine, scalinate e vicoli. I nomi delle vie e delle piazze raccontano le origini del paese: Alessio, Skanderbeg, Schipetari, Lombardomassa, Jura, Morea, Diodato Scaglia, Borgo Scutari, Piazza Albania…

Da Piazza Municipio si arriva al Largo San Nicola ove si trova (fig.3) la Chiesa Madre di San Nicola, con volta a botte ed abside, costruita nel Cinquecento. Il rito greco-ortodosso fu sostituito dal rito latino nel 1627 dal vescovo di Melfi, Diodato Scaglia. L’interno si presenta a navata unica con volta a botte. A destra del presbiterio c’è (fig. 4) il fonte battesimale in pietra locale. A sinistra domina (fig. 5) il gruppo scultoreo e pittorico della Madonna di Costantinopoli che coinvolge l’osservatore in una compatta immagine spaziale, in un’affascinante rete di rapporti di forma e colori.

A destra dell’ingresso è da notare (fig. 6) un Crocifisso ligneo (2000), scolpito da Giuseppe Figarazzi. Poco distante, in Via Garibaldi, c’è (fig. 7) il  Palazzo Allamprese del XVI secolo.

In Via Maria SS. di Costantinopoli, accanto al cimitero, sorge (fig.8) il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, edificata nel 1588. Il rifacimento in cemento del 1935 ha stravolto la struttura originaria: attualmente è a pianta rettangolare, senza abside. Sull’altare maggiore c’è (fig. 9) l’affresco della Madonna di Costantinopoli, d’impianto cinquecentesco, ma completamente ridipinta.

FIG.9 LA MADONNA DI COSTANTINOPOLI

A sinistra dell’altare domina la tela dipinta ad olio (fig. 10) la Pietà del Cinquecento.

Nelle figure la dolcezza e la levigatezza di colori sfumati e metafisici denotano l’intenso dolore umano della Madonna e il terreno abbandono del Cristo morto. Da osservare pure, in alto a destra sulla parete interna del portale, i dipinti ad olio su tela: (fig. 11) Madonna del latte con San Carlo Borromeo e San Nicola. Il pittore ha dipinto uno sfondo quasi piatto dai colori molto delicati su cui ha inserito le figure della Madonna e dei santi che indossano abiti dai colori vivacissimi. A sinistra c’è (fig. 12) la Deposizione in cui si nota un’inventiva decorativa, fantasiosa e vivace pregna di forza dimostrativa, retorica.

Sulla parete destra c’è (fig. 13) la statua lignea di S. Giuseppe, di discreta fattura.

Vicino al Municipio si nota (fig. 14) un monumento alla Madonna di Costantinopoli, opera in ceramica del XX secolo.

FIG.13 SAN GIUSEPPE

14 MADONNA DI COSTANTINOPOLI

 

Bibliografia

  • Gaetano Lamattina, Ginestra – Storia di un popolo, Salerno, Edizioni Dottrinali, 1987.
  • Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore, 1981.
  • Valori, Rivista culturale del Vulture-Melfese-Alto Bradano, Se vai (o abiti) a Ginestra, Rionero in Vulture, n. 44, 2001.
  • Giacomo Racioppi, Storia della Lucania e della Basilicata, Roma, Ermanno Loescher & C.,
  • Ristampa anastatica, Matera, Grafica BMG.

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Sull' Autore

SALVATORE SEBASTE Salvatore Sebaste (Novoli di Lecce 1939), pittore, scultore e incisore. Consegue la maturità artistica all’Istituto d’Arte di Lecce e al Magistero di Belle Arti di Firenze. Si perfeziona, poi, nelle tecniche incisorie presso lo studio calcografico di Mario Leoni, a Bologna. Vive a Bernalda (MT), in Corso Umberto, 51. Sito internet ed e mail: www.salvatoresebaste.com e info@salvatoresebaste.com Svolge un’intensa attività pittorica, grafica e scultorea negli studi di Bernalda (MT), Bologna e Milano. A Bernalda, dal 1966, il suo laboratorio calcografico è punto d’incontro e di animazione culturale di artisti contemporanei. In questo studio ha stampato, nel 1980, otto acqueforti di Joseph Beuys, le uniche realizzate dall’artista tedesco. Dal 1975 al 1977 è stato Presidente del circolo culturale “La Scaletta” di Matera, dove ha fondato, con altri amici artisti, la “Scuola libera di grafica”. Nel 1992 ha esposto i suoi libri d’arte a “The Museum of Modern Art” di New York ed è inserito nel catalogo “The artist and the book in twentieth - century Italy”, a cura di Ralph Jentsch (Ed. Allemandi, Torino). Nel 1994 ha partecipato alla mostra del libro d’arte al Museo Guggenheim di Venezia ed è presente nel catalogo de “I libri d’artista italiani del Novecento” (Ed. Allemandi, Torino). Dal 1956 ad oggi ha realizzato numerose e importanti rassegne personali e collettive in Italia e all’estero. Sue opere di pittura, scultura e grafica sono collocate in edifici pubblici, chiese, musei e piazze. La sua documentazione artistica si trova negli archivi storici: Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Biblioteca Nazionale RAI di Roma, Galleria per l’Arte Italiana del Novecento a Firenze, Kunsthistorisches Institut a Firenze, Dipartimento delle Arti Visive dell’Università degli Studi di Bologna, Museo Comunale d’Arte Moderna e dell’Informazione a Senigallia (Ancona), Fondazione Re Rebaudengo a Guarene (Cuneo), Centro culturale polivalente a Bagnacavallo (Ravenna), Schweizerische Gesellschaft der freund von kunstauktionen di Max Bollag a Zurigo, Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 “G. Bargellini” di Pieve di Cento, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, Libreria Bocca di Milano. Negli anni ’90 suoi “scritti d’arte” sono stati pubblicati su “Basilicata Regione Informazioni Risorsa Cultura” del Consiglio Regionale di Basilicata e sul settimanale “Cronache lucane”. “I percorsi d’Arte” dei 131 paesi della Basilicata e I Profili d’artisti lucani sono inseriti sul sito Internet: http://www.basilicatanet.it Su You tube si trovano documenti-video. Nel 1982 ha pubblicato la prima monografia: “Necessaria Poiesi”, a cura di Franco Vitelli. Ed. Centro Studio “Il Subbio”. Matera, Nel 1998, per l’edizione “Novaluna” Associazione Culturale Internazionale di Brescia, ha pubblicato “Pensieri in movimento”, diario di appunti e riflessioni critiche su e intorno all’arte. Nel 1998 fa fondato la Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea Bernalda-Metaponto, di cui è stato Direttore. Nel 1999 ha pubblicato la monografia di pittura “Sebaste”, per l’edizione “Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna Bernalda-Metaponto”. Il percorso artistico (oltre quarant’anni d’intenso lavoro) è stato elaborato da Rino Cardone. La prefazione è di Claudio Spadoni. Dal 2005 è socio vitalizio della “Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente” di Milano. Nel 2006 pubblica la monografia di grafica ”Salvatore Sebaste - Grafica”, a cura del Consiglio Regionale di Basilicata. Il percorso artistico è stato ricostruito da Elisabetta Pozzetti. La prefazione è di Paolo Bellini. Nel 2007 pubblica la monografia di “Scultura” a cura di Loretta Fabrizi e Anoall Lejcard. Edizioni la “Spiga d’Oro” di Metaponto. Nel 2010, in occasione della mostra antologica presso il Castello Carlo V di Lecce, pubblica la monografia “Il Demone della forma” a cura di Mariadelaide Cuozzo dell’Università di Basilicata, edizione la ”Spiga d’Oro” Metaponto. Dal 2007 ha esposto in importanti Musei Archeologici con opere di scultura e pittura d’ispirazione alla Magna Grecia: 2007 “Metabos”. Evento di sculture. Catalogo con testo di Antonio De Siena. A cura de “La Spiga d’oro”. Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. 2011 “Antichi segni nuovi percorsi”. A cura di Salvatore Bianco, Antonio De Siena e Maria Torelli. Museo Archeologico Nazionale di Policoro. 2012 “I Profumi della Magna Grecia”. A cura di Antonio Giambersio e Maria Torelli. Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu di Potenza. 2013 “L’Ebbrezza di Dioniso”. A cura di Francesco Perillo e Antonio De Siena. Museo Archeologico Nazionale di Melfi. 2014 -“I Profumi della Magna Grecia”. A cura di Antonio Giambersio e MariaTorelli. Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” di Matera. -“L’Ebbrezza di Dioniso”. A cura Antonio De Siena. Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. ------------------------------------------------------------ JOLANDA CARELLA Jolanda Carella nasce a Bernalda in una famiglia d’insegnanti elementari, tra le quali va ricordata la zia Ascensa Lafratta, donna molto rigorosa nel fare il proprio dovere e sempre pronta a dedicarsi agli altri. La giovane Jolanda riceve in famiglia un’educazione culturale di ampio respiro, in una casa fornita di libri e dove si discute frequentemente di temi sociali. Sviluppa, quindi, una personalità forte e autonoma, originale e dinamica rispetto ai canoni tradizionali della femminilità dell’epoca, specialmente nell’Italia meridionale. La spiccata spiritualità e la sensibilità per le problematiche sociali furono inoltre influenzate dalla frequentazione di alcune associazioni presenti sul territorio. Docente per quarant’anni nella Scuola Elementare, ove ha ricoperto incarichi di fiducia: vicaria del Capo d’istituto, segretaria del Consiglio di Circolo, coordinatrice delle insegnanti di classi parallele, è apprezzata e amata ancora oggi dai suoi alunni e colleghi. Come docente approfondisce meglio alcuni argomenti delle attività curriculari e, con il coinvolgimento di genitori ed esperti, pubblica: “Se avessi la bacchetta magica”, “Uomini di pace”, “Bernalda”, il mio paese”. Nel 1960 conosce l’artista Salvatore Sebaste e nel 1965 lo sposa. S’inserisce, quindi, nel campo delle arti figurative: studia, viaggia col marito per l’Europa, visita musei, conosce critici d’arte, scrittori e poeti. Collabora con l’artista da cinquant’anni nella realizzazione di vari eventi culturali espositivi; cura i molteplici cataloghi e libri d’arte di Salvatore Sebaste e di altri artisti lucani. Nel 1961 diventa socia del Circolo culturale “La Scaletta” di Matera, collaborando alle varie iniziative. Nel 1963, con Salvatore Sebaste, fonda l’Associazione Culturale “La Spiga d’Oro”, (di cui è presidente) che diventa poi casa editrice, con sede a Metaponto. Negli anni ’90 collabora col marito a: “Scritti d’arte” (pubblicati su “Basilicata Regione Informazioni Risorsa Cultura” del Consiglio Regionale di Basilicata e sul settimanale “Cronache lucane”), “I percorsi d’Arte” dei 131 paesi della Basilicata e i “Profili d’artisti lucani”. Nel 2001 è eletta vice presidente dell’associazione culturale “Novaluna” di Brescia e di Metaponto. La sua casa è frequentata ancora oggi da personaggi del mondo culturale regionale e nazionale. Nel 2003 costituisce a Bernalda una sezione della F.I.D.A.P.A., federazione (opera in tutto il mondo) che valorizza le donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e degli Affari. Per tre volte eletta presidente, sempre nel C.P.S., ha organizzando concerti, convegni in particolare sulla medicina e sull’archeologia. In collaborazione con le socie ha pubblicato: “Ricette Pittate”, “il Santuario extraurbano di San Biagio alla Venella” e “L’universo femminile tra incanto e disincanto”.

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