DC, NON FU VERA GLORIA, ANZI PER NIENTE!

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PUBBLICHIAMO LA REPLICA DELL’ING. CANCELLIERI 

Dimostrerò che non solo non fu vera gloria ma anche neppure lontanamente fu qualcosa somigliante alla gloria.

Ero ragazzo e come tutti i ragazzi dell’epoca correvo a vederlo atterrare al centro del Viviani, quelle due o tre volte all’anno che veniva da Roma.

Non per Colombo ma per l’elicottero macchina volante infernale vero assurdo per il volo per come ebbi poi a sincerarmene negli anni degli studi.

Come potevo però non vedere le folle adoranti che gli facevano ala attorno alla Campagnola scoperta della PS, fatta di madri col figliolo da latte in braccio mentre glie lo porgevano al tocco taumaturgico, disperati che gli infilavano buste sigillate nelle tasche del suo doppiopetto di grisaglia, pretini scapigliati commossi e monache a mani giunte.

Una volta su via Ariosto alla sede della DC gli toccai anche il palmo della mano. Devo ammettere non flaccida, ben tornita e perfino volitiva al contatto.

Mi colpiva l’incipiente calvizie su una fronte larga dietro gli occhialini d’argento e un sorriso florido sulle guance rotonde e perfettamente sbarbate.

Giunto al larghetto salutava gli ospiti ossequianti che appena gli stringevano la mano si voltavano verso la folla sulla discesa verso Viale Marconi, quasi a dire loro:

-Avete visto? Io sono qui a contatto col sole!

Una volta lo vidi saltare il muretto in fondo alla piazzetta con un balzo che nemmeno Nicola, il più atletico di noi, mai avrebbe ripetuto tanto elasticamente.

Poi da li sopra tolta la giacca e arrotolate le maniche della camicia, iniziava a parlare alla folla.

Suadente.

Si era suadente mentre parlava di terra ai contadini, industrie agli operai, acqua agli assetati che per il pane s’era già provveduto qualche decennio prima con le campagne del grano.

Indelebile, che mai più potrà dimenticarlo in quella fotografia.

Mia madre però non era mai li e pur abitando noi a pochi metri dal larghetto e mio padre chissà dove a fare un pezzo di Italia fisica.

Tornato a casa al quarto piano, mia madre mi costringeva ad affacciarmi al balcone opposto, quello fronte il campo di calcio dove ancora si vedeva l’elicottero.

  • Guarda, che vedi?
  • L’elicottero e tutte le case fino a via Pretoria!
  • Già le case. E il lavoro?
  • Ma lui ha detto … .
  • Tu non devi ascoltare nessuno tranne me, tuo padre e i tuoi professori. Tu devi studiare!

E così fu.

Con una borsa di studio nel ’70 arrivai a Bologna.

Tra un Bolzano-Weierstrass e una E=mc2, un giorno mi capitò di ascoltare una lezione di Amaldi che veniva invitato a tenere da noi stage di fisica quantistica.

E fu così che tra un Bohr e un Heisenberg uscì la frase: “Il tutto partito con la via Panisperna di Fermi e compagni, finì poi con Ippolito!”.

Inevitabile, io e pochi altri lo trattenemmo per l’intero pomeriggio di quel maggio del ’71 nel cortile dell’Archiginnasio a raccontarci di cosa intendeva dire.

Scoprii Ippolito e la sua condanna a undici anni di carcere per aver utilizzato privatamente una macchina del CNEN a capo del quale era stato messo  da Colombo.

Gli fu fatale la riposta piccata al Ministro per l’Industria Giuseppe Togni, quando, per difendersi da una accusa infamante, gli citò l’aeroporto di Fiumicino e l’affare della vendita a dieci volte il loro valore reale.

Anni dopo scoprii di chi erano quei terreni acquitrinosi e capii pure perché il nostro istantaneamente smise non solo di difenderlo ma perfino di rivolgergli la parola, consegnandolo di fatto al porto delle nebbie come la chiamò poi qualcun altro, la Procura di Roma!

Erano della ereditiera del patrimonio dei Principi di Torlonia, nota benefattrice del Vaticano! 

Intanto qui pletore di scherani, rinsaldavano il proprio orto con muri impenetrabili oltre i quali nessuno poteva vederli se non quando occasionalmente uscivano per un comizio o per riceverlo!

Addio al Ciclotrone di Frascati primo esempio di acceleratore di particelle sub atomiche al mondo con relativa cessione agli altri del figlio migliore della Scienza Italiana il CERN di Ginevra!

La Chiesa che dopo l’accordo del ’28 completava il processo di secolarizzazione strappatole a Porta Pia cento anni prima!

Rocco Rosa, come potevano i Morlino o i Marotta, mai opporsi a questo processo, la dove l’avversario ad andare bene lo vedevano fisicamente due o tre volte l’anno?

Di quelli di dopo, le seconde linee, salverei qualche acuto di Romualdo e di Boccia o la tristezza consapevole del Di Nardo.

Delle terze assolutamente nessuno nella loro inconsapevole evanescenza.

Delle quarte, quelli di oggi solo chiacchiere e Stadio/CipZoo!

Vedi Rocco, andiamo assieme al Cavallino Rosso e guardiamo Potenza da li.

Sono certo che senza un antielmintico (farmaco anti vomito) in tasca, mai potremmo tornare a casa senza sporcare la macchina, dopo aver guardato lo scempio urbanistico ivi rappresentato e fortuna che non si vede la incredibile via Mazzini.

Rocco, ti prego riferisci a tutti per testimonianza, del contenuto di una nostra recente telefonata.

Quale e su quale argomento?

Quella nella quale ti dicevo che la sera della domenica prima della scorsa Epifania mi sono messo a piangere a vedere i nostri figli entrare nel Flixbus per Milano con i genitori da fuori che s’erano stampato il sorriso in volto prima di uscire di casa!

E allora?

Allora grazie Colombo, Santo Taumaturgo all’incontrario che da lassù lenisci ma sempre all’incontrario, le nostre pene!

Ing.G.Cancellieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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