FU SICHELGAITA A PROMUOVERE IL PRIMO CONCILIO A MELFI

0

 

Tenuto da Papa Nicolò II nel 1059, su sollecitazione della principessa longobarda. Portò a Concordato fra la Chiesa, che riebbe la sua autonomia, e i Normanni, il riconoscimento di popolo.

 

 

di Franco Cacciatore

Fra i Concili Papali svoltosi a Melfi, il primo tenuto nel 1059, riveste un’importanza particolare per un’alleanza sino ad allora ritenuta impossibile tra la Chiesa e i  ormanni, scomunicati dal Papa.

A comporre le tessere del difficile accordo la principessa longobarda Sichelgaita. Nata a Salerno, una città all’epoca di massimo splendore, intorno al 1036, terza figlia di Guaimaro IV, si rivela subito interessata alla cultura e all’arte. Importa ceramiche pregiate dalla Grecia e dalla Sicilia islamica. Il re, suo padre, è un buon sovrano che ha accolto nel suo regno e preso al suo servizio, delle bande di guerrieri a cavallo di lontana origine vichinga, i Normanni. Grazie all’aiuto di questi mercenari ha potuto annettersi il principato di Capua, e i territori di Amalfi, Sorrento e Gaeta.

L’espansione prosegue verso la Puglia, strappata ai bizantini. Guaimaro è investito del titolo di duca delle Puglie e delle Calabrie, di fatto il signore dell’Italia  meridionale. Purtroppo di lì a poco il sovrano, a seguito di una congiura sarà assassinato. La situazione precipita anche per lo strapotere dei Normanni che guidati da Roberto il Guiscardo mirano alla conquista di Salerno. Inutili i tentativi di fermare la loro avanzata. Unica condizione posta dal Guiscardo, quella di sposare Sichelgaita. Ha già una moglie, ma ottiene l’annullamento. Così potrà unirsi a Sichelgaita. La cerimonia nuziale avverrà nel castello di Melfi, in maniera quanto mai sontuosa, agli inizi del 1059.

Di certo Sichelgaita, che divenne madre di otto figli, non fu una sposa discreta e nascosta, di indole guerriera e di elevata cultura, per essere stata educata in monasteri femminili e presso la rinomata Scuola Medica Salernitana, comprese subito  l’importanza di un’intesa con la Chiesa. Per avviarla si affidò “ai buoni uffici” dell’abate di Montecassino, Desiderio di Benevento, futuro Papa Vittore III, mentre a tessere gli accordi a Godano, vescovo di Acerenza, legato a Roberto il Guiscardo. La principessa si recò nella capitale Melfi nell’estate del 1059 e accolse il pontefice con tutti gli onori nel castello, dove in maniera altrettanto solenne organizzò il Concilio. Da parte sua Nicolò II incontrò il Guiscardo come suo fidelis, lo benedisse insieme alla consorte e gli tolse la scomunica.

Nel corso del Concilio fu Sichelgaita a predisporre gli incontri mirati a far sortire prima il Trattato e poi il Concordato di Melfi. Senza dubbio a favorire il risultato la predisposizione di Niccolò II, unitamente a quella del suo consigliere Ildebrando di Soana, futuro papa Gregorio VII. Entrambi convinti che fosse necessario allearsi con i vecchi nemici in un momento di grande rinnovamento della Chiesa, che cercava da un lato una riforma morale, dall’altro la riscoperta del potere autonomo dai regnanti. L’importante concilio di Melfi fu davvero un atto diplomatico di grande valenza che segnò le sorti dei Normanni, riconosciuti dal Papa come popolo con la concessione del Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia a Roberto il Guiscardo ed ancor più per la Chiesa. Da Melfi un atto che la liberò, appunto, dalla ingerenza imperiale e a ritrovare la sua libertà d’azione.

Un avvenimento che porta la firma di una donna straordinaria, la longobarda Sichelgaita, che ha scritto pagine essenziali della storia del Meridione d’Italia, dalla sua Salerno a Melfi, sua patria acquisita. 

Immagini: Sichelgaita, principessa longobarda ( COPERTINA)- Il Pontefice Nicolò II – Nel Convegno di Melfi l’incontro del Papa con il Guiscardo – Il castello di Melfi.

Condividi

Sull' Autore

Rispondi