È stato assegnato alla VIII Commissione il disegno di legge da me presentato che propone una modifica organica della legge 394/1991, la legge quadro sulle aree protette.
In Italia esistono 871 aree protette, per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra, circa 2.850mila ettari a mare e 658 chilometri di costa.
Abbiamo 24 parchi nazionali, 29 aree marine protette, 134 parchi regionali, che coprono una superficie di ca. 1 300 000 ettari, 2 parchi sommersi, e il Santuario internazionale dei mammiferi marini.
Si tratta di un patrimonio naturalistico immenso di grande valore ambientale, sociale ed economico che ha, finalmente dignità costituzionale grazie alla modifica dell’9 della Costituzione che introduce, tra i principi fondamentali della Repubblica « la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni ». Viene, dunque, riconosciuto lo straordinario valore della tutela della biodiversità, della salvaguardia della presenza e della diffusione delle specie animali e vegetali come eredità indispensabile da lasciare alle future generazioni.
È da dire che la legge del 1991 è stata una delle leggi più avanzate in materia di tutela delle aree protette. Tuttavia, se da un lato la Strategia europea sulla biodiversità evidenzia che l’attuale rete di aree protette non è estesa abbastanza da garantire adeguatamente la salvaguardia della biodiversità, e chiede, entro il 2030, la creazione di aree protette comprendenti almeno il 30 per cento della superficie terrestre e marina dell’Unione europea; dall’altro, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) stima che nel 2020 il suolo consumato nelle zone presenti nell’elenco delle aree naturali protette sia stato pari a 59.335 ettari totali.
Il disegno di legge da me presentato amplia, secondo i canoni della Giurisprudenza ma soprattutto degli esperti del settore, la tipologie di aree protette, includendo nella categoria anche le zone umide, le zone di protezione speciale, le zone speciali di conservazione che in molti casi, coincidono parzialmente con il territorio delle aree protette ‘classiche’, subendo così una regolamentazione differente nell’ambito della stessa zona protetta.
Inoltre, mira a cogliere le nuove sfide per una tutela più performante della nostra biodiversità attraverso, tra l’altro, la reintroduzione del Piano triennale delle aree protette per una pianificazione completa e complessiva, consentendo il coordinamento e l’armonizzazione, sia nei principi che negli obbiettivi, con gli altri piani e strategie nazionali e internazionali.
Non solo, il disegno di legge mira a uno snellimento della governance dei parchi, anche al fine di contenerne i costi, attraverso la soppressione del Consiglio direttivo, le cui funzioni sono trasferite alla Comunità del Parco, in applicazione del principio per il quale le comunità locali devono partecipare alla gestione delle aree protette ricadenti nei loro territori. Inoltre il Collegio dei revisori è sostituito con la figura di un Revisore unico dei conti.
Una riforma delle aree protette a tutto tondo che ha incontrato un ampio consenso anche tra i Colleghi Senatori che ringrazio per aver sposato il progetto.