I PRIMI 73 ANNI DI MUSICA PER IL PIONIERE DEL JAZZ LUCANO GIANCARLO CRACAS

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Leonardo Pisani

Leonardo Pisani

L’ho conosciuto di persona quasi trentacinque anni fa a Radio Avigliano, a quel tempo una vera “Istituzione culturale e sociale” ad Avigliano, ma Giancarlo Cracas, veloce chitarrista alla Nembo Kid e dalla tecnica sopraffina, lo conoscevo di fama: cercavo anche io di strimpellare al chitarra. Ma a differenza del professor Cracas non avevo alcun talento. Ebbene sì, professore non soltanto per la sua abilitazione a insegnare musica cosa che fa dal 1989 , ma professore perché ha cresciuto diverse generazioni di chitarristi lucani. Chi è Giancarlo Cracas che oggi compie 73 anni? Un cognome dagli echi quasi bizantini che ci riporta ai monaci, agli insediamenti greci nella valle del Sinni, terra di origine dei genitori, che erano di Chiaromonte, Giancarlo è allo stesso tempo potentino, essendo nato a Potenza, ma anche di adozione aviglianese avendo sposano una aviglianese Doc e vive da anni nella federiciana Lagopesole, Un lucano che ama la Basilicata.  Oggi festeggia un compleanno “jazz”, essendo nato a Potenza il 5 novembre 1949 ed è stato tra i pionieri se non il pioniere dalla chitarra jazz in Basilicata. Si definisce un ex giovane che ha promosso il jazz a Potenza e dintorni. A cavallo tra gli anni 70 ed 80 è stato un punto di riferimento per i musicisti dell’ epoca tra cui Graziano Accinni, Alberto De Michele, Stefano De Bonis, Sal Genovese, Santino Giambersio e tanti altri. La vita artistica di Cracas si intreccia con grandi nomi del Jazz italiano come il mitico Franco Cerri, che conobbe a Milano e dal quel prese anche lezioni di chitarra o della musica in generale come Alberto Radius, altro grande chitarrista, un ramingo del jazz,  che cercava di imparare ogni goccia di arte da cento esperienze per poi portarle a Potenza e nella regione il linguaggio jazzistico sia in termini di esecuzione sonora che didattici quindi divulgativi; il primo, nel capoluogo lucano ad esibirsi e ad insegnare jazz a musicisti dell’ epoca che a loro volta sono stati mentori per nuove leve. Nel 1989 poi la svolta, avendo conseguito il diploma al Conservatorio e successivamente superato il concorso nazionale per l’ abilitazione all’ insegnamento nelle allora scuole medie ora  secondarie di primo grado, Giancarlo lascia il professionismo e diventa il professor Cracas,  continuando però a suonare solo per hobby e a trasmettere ancora le sue conoscenze jazzistiche Ed ora di questi oltre 40 anni di jazz ne parliamo con lui.

Allora, professor  Cracas, perché ha iniziato a suonare e perché la chitarra?

Frequentavo amici, a volte più grandi di me, che tornando a Potenza dai loro viaggi nazionali ed internazionali, avendo fatto incetta di dischi, 45 e 33 giri. Ci radunavamo nei loro salotti equipaggiati di Giradischi, Amplificatori e Casse acustiche e ci aggiornavano sulle nuove tendenze musicali. Così ci incontravamo ed ascoltavamo le novità musicali del momento, fino a consumare letteralmente i solchi dei vinili, e le puntine dei giradischi. La chitarra era, sia dal punto di vista economico che per la praticità dell’uso, uno strumento molto diffuso. Allora era molto in voga, nei gruppi musicali che si costituivano anche nella nostra città di Potenza, la figura  – del chitarrista autodidatta. Ed anche io intrapresi questa strada. Nel 1964, vidi su una rivista musicale la pubblicità di una chitarra Eko. Me ne innamorai e così decisi di acquistarla.

Erano anni di fermento musicale in ogni genere: dal rock, al beat, al pop.I brani erano anche di qualità, dal soul alla canzone di autore. Ma il jazz è sempre stato di nicchia..Giusto?

Si . Erano anni di fermento per ogni genere musicale. La facevano da padrone il genere nascente Beat, il Pop, il vecchio Rock ripreso da band inglesi e rielaborato, attraverso l’uso dell’amplificazione di qualità e suonato con nuove tecniche chitarristiche da fior di musicisti. Poi stava nascendo anche in Italia la canzone di autore, dove il testo prevaleva sull’arrangiamento musicale, di solito scarno ma efficace. Il jazz era un fenomeno musicale di nicchia per pochi intenditori, rimase ancora poco diffuso e poco praticato dai giovani musicisti.

Poi il Jazz al Mezzogiorno almeno per la chitarra era praticamente sconosciuto. Mi sbaglio?

Realtà interessanti esistevano, per quanto riguarda il Sud, nelle regioni a noi limitrofe, come la Campania e la Puglia. Mentre da noi, in Basilicata, la cultura jazz era sconosciuta ai più. Vissuta come momento raffinato ed esclusivo di condivisione musicale, di appannaggio solo di una certa aristocrazia di musicisti, intenditori ed appassionati.

Giancarlo da giovanissimo hai avuto la fortuna di conoscere il grande Franco Cerri.

Si, è successo quando andai a Milano insieme ad un mio amico per registrare due suoi brani. Doveva nascere un sodalizio musicale più strutturato e continuativo. Ma mi trovai davanti ad un bivio nella mia vita. Scegliere di percorrere fino in fondo la carriera di musicista jazz, con tutti i privilegi, ma anche i rischi che questa scelta comportava allora, o tornare in provincia e dare   un corso più sicuro e sereno alla mia vita. Scelsi per un lavoro sicuro e per gli affetti a me più cari. Franco Cerri mi impressionò molto sia per la caratura professionale, che per la sua umiltà e disponibilità. Una figura che mi è stata sempre cara e di riferimento, sia dal punto di vista umano che musicale. Ancora oggi fa parte dei miei maestri di musica e di vita, a me più cari.

Poi Sante Palumbo che solitamente, tra l’altro, collaborava con Radius come arrangiatore.

Il grande pianista Palumbo collaborava con Radius e ci siamo trovati nella sua sala di registrazione. Palumbo è stato colui che di fatto mi ha avviato e mi ha fatto appassionare al jazz. Ricordo che mi spingeva a dar corso ad una carriera artistica da professionista. Ma fattori legati alla famiglia e alla necessità di rendermi autonomo mi indussero ad altra scelta, come ho  già detto prima.

Quanto è stato importante Palumbo per la tua formazione?

Ebbe una grande influenza su di me, mi stimava e vedeva in me qualità che, secondo lui, facevano intravvedere una buona prospettiva di successo, sempre nell’ambito del jazz. Ma non bastò per farmi cambiare idea. Chissà, giocarono anche un ruolo importante la mia timidezza, il mio timore da palco nelle esibizioni, di cui soffro ancora oggi, la mia sottostima.

Parliamo di Basilicata, anzi di Potenza e della tua amicizia con Carlo Petrone. Quasi quaranta anni fa fondate il primo quartetto jazz lucano Siete stati i pionieri..

Ho conosciuto Carlo intorno al 1978 e abbiamo formato un duo di bossa nova e classici del jazz, facendo numerose apparizioni alla Rai di Potenza. Poi intorno al 1982 ho formato il Cracas Jazz Quartet, con Alberto De Michele alla chitarra, Nello Giudice al basso, Lanfranco Salerno alla batteria. Si, siamo stati dei veri pionieri, all’epoca c’eravamo solo noi.

Passiamo al Giancarlo insegnante. Quanti chitarristi sei riuscito a formare? Quanti di qualità simile alla tua?

Non ricordo esattamente. Ma non sono pochi i chitarristi che sono riuscito ad appassionare e formare.  Alcuni di loro sono diventati ottimi chitarristi e, con il tempo, anche mentori per nuove leve.

La musica dal vivo? Ancora suoni?

Negli anni 80 abbiamo suonato molto dal vivo, facendo da spalla a grandi musicisti, legati alla scuola italiana ed europea del Jazz: Franco D’Andrea Quartet, Paolo Damiani Quartet ,cLingomania, Palumbo, ecc. Ora come ora, continuo a studiare e farmi qualche suonata qua e là, per puro divertimento e per passione.

Cracas docente di musica a scuola. Come è stata questa esperienza?

La mia esperienza nella scuola secondaria di primo grado (conclusasi con il mio pensionamento nel 2016) è stata davvero bella e ricca di soddisfazioni. Ho avuto la possibilità di costituire un laboratorio di chitarra, quando ancora non esisteva l’indirizzo musicale. Vivo l’orgoglio di essermi impegnato anche per la formazione non solo culturale-tecnica, ma anche sotto il profilo socio-affettivo-emotivo dei miei alunni.

Oggi fai il compleanno. La mano è ancora veloce, la tecnica c’è ancora. Che sorprese ci regalerà  Giancarlo Cracas? 

Oggi, si compiono 73 giri intorno al sole e diciamo che, a parte qualche acciacco dovuto anche all’età, ancora studio e vado avanti con la tecnica ed il linguaggio jazz. Spero di poter regalarmi qualche altra bella         soddisfazione. Ho in mente un progetto musicale, con il coinvolgimento di figure di spessore e caratura nazionali. Sarà una scommessa tutta da vivere e vediamo se riusciremo a vincerla.

 

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