riccardo achilli
In una regione dove il grosso della domanda di innovazione tecnologica è trainata dal soggetto pubblico, con grandi buyer ed al tempo stesso implementatori di innovazione costituiti essenzialmente dall’Università e dai centri di ricerca pubblici (CNR, ENEA, ASI, Protezione Civile, ecc.) gli strumenti di promozione e sostegno alla R&S ed al trasferimento tecnologico “public driven” appaiono particolarmente appropriati.
Uno di questi, particolarmente interessante e suggerito dall’Unione Europea, è il cosiddetto “precommercial public procurement”. In sintesi, tale strumento prevede una particolare forma di gara di appalto pubblico finalizzata allo sviluppo di innovazione nella fase pre-commerciale. Tali forme di appalto sono di interesse, fra l’altro, perché prevedono:
- la condivisione del rischio dell’investimento innovativo tra il committente pubblico e le imprese;
- un co-finanziamento dell’investimento innovativo da parte delle imprese partecipanti.
Basato sulla Comunicazione della Commissione Europea 14.12.2007 – COM (2007) 799 «Appalti pre commerciali: promuovere l’innovazione per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in Europa» e sulle Direttive Comunitarie 2004/18/EC e 2004/17/EC, regolatrici della materia degli appalti pubblici (lavori servizi e forniture) nei settori ordinari e nei settori speciali, il PCP prevede un percorso per fasi, coincidente, peraltro, con il classico percorso a tappe dell’innovazione tecnologica.
Nella prima fase, coincidente alla generazione dell’idea innovativa, si attiva una forma prequalifica, nella quale l’operatore pubblico formula, in termini generali, il suo fabbisogno innovativo, ed inviata più imprese a partecipare. Con le imprese ritenute idonee, si attiva un dialogo in merito ai contorni ed alle caratteristiche di massima del prodotto innovativo atto a soddisfare il fabbisogno di cui sopra. Conclusa la fase di dialogo, l’operatore pubblico emana una vera e propria gara di appalto, basata sul concept innovativo sviluppatosi durante la fase precedente di dialogo. Evidentemente, pur essendo il bando rivolto all’intero sistema produttivo, le imprese che hanno partecipato al dialogo sono favorite, perché hanno già sviluppato una soluzione maggiormente confacente al bisogno del soggetto appaltante. Le imprese che, pur avendo partecipato alla fase di dialogo, non vincono la gara, hanno comunque avuto modo di partecipare, gratuitamente, ad una fase di studio e dialogo con altre realtà in merito a soluzioni innovative, e quindi beneficiano di un trasferimento di conoscenze e di competenze. L’impresa vincitrice avrà, invece, già espletato la fase di ricerca di base, e quindi sarà già in quella dello sviluppo precompetitivo, consentendo di risparmiare sui tempi di approntamento del prodotto innovativo. Infine, il soggetto pubblico viene aiutato a specificare in modo più preciso, e tecnicamente ed economicamente fattibile, il suo generico di innovazione, ed a ottenere il prodotto innovativo in tempi rapidi. In sostanza, si tratta di un gioco win-win per tutti i partecipanti.
Tale strumento è contemplato nel PO FESR della Basilicata, all’Asse I, tramite l’azione I.B.1.3.1. Detta azione deve essere coerente con i settori e gli ambiti di intervento individuati dalla strategia S3 regionale e collegata alle tecnologie abilitanti-chiave (KETS). Fino a tutto il 2017, come evidenzia il Rapporto Annuale di Attuazione del POR, detto strumento è stato utilizzato nell’ambito del progetto “T3 Innovation”, selezionato per un importo di 20 Meuro (di cui 1 Meuro già speso al 2017). A gennaio 2017, è stato stipulato il contratto triennale con l’aggiudicatario, per lo svolgimento delle seguenti attività, essenzialmente di counseling e scouting tecnologico:
- assistenza tecnica alle imprese per l’innovazione di prodotto, servizi e processi produttivi e gestionali;
- servizi di scouting per nuove idee imprenditoriali e lo sviluppo di start up e spin off;
- promozione di collaborazioni internazionali tra il sistema della ricerca e le imprese e supporto per la definizione della struttura dei Gruppi Tematici Operativi per ciascuna area di specializzazione della S3 regionale.
La valutazione ex post dirà se tale strumento avrà raggiunto gli obiettivi prefissati, ma, di fatto, ha già dimostrato la sua funzionalità, e quindi è replicabile anche per attività di innovazione più “hard”, cioè non coincidenti con meri servizi, ma con lo sviluppo di prodotti da industrializzare, come, di fatto, è nello spirito originario di tale procedura.