LA CHIESA DI SANTA LUCIA A MELFI

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ROSSELLA VILLANI

La chiesetta, situata tra i comuni di Melfi e Rapolla, è costituita da un avancorpo in muratura e da una grotta contigua scavata nel tufo vulcanico. La facciata è di forma irregolare con tetto a doppio spiovente su cui si eleva un campanile a vela. Un ampio portale, leggermente decentrato sulla sinistra, è sormontato da una finestra rettangolare. L’interno consta di un’unica navata dove il cui soffitto della grotta è più basso rispetto a quello dell’avancorpo.

Affresco di S. Lucia (part.) 1

 La parete di fondo della chiesa accoglie, entro un arco, una serie di affreschi raffiguranti, a sinistra un abate committente inginocchiato, al centro una Madonna con Bambino e una Santa Lucia e, a destra, nove riquadri contenenti episodi di vita della santa. Un’iscrizione latina, assai rovinata e difficilmente leggibile -MIL SIMO NONAGESIMO SECVUNDO- integrata con DVECENTE tra MIL e SIMO, collocherebbe gli affreschi al 1292 appunto. La Madonna con Bambino e la figura di Santa Lucia sono dichiaratamente bizantine: sagome frontali e ieratiche, appiattite sul fondo, senza nessun accenno di tridimensionalità, capi circondati da nimbi contornati da perline bianche, pomi rossi, bocca breve e fine, naso lungo e sottile, sopracciglia lunghe e arcuate, sotto una fronte breve, quasi del tutto ricoperta dal manto.

Affresco di S. Lucia (part.) 2

 La figura di abate committente, inginocchiato e con le mani giunte protese in avanti in segno di preghiera, se nell’iconografia ancora richiama l’arte bizantina, nello stile mostra un maggior plasticismo e un vigore corporeo che lo allontanano dalla temperie artistica orientale. La stessa aria si respira nei nove riquadri, dedicati a scene di vita della Santa, che si dispongono in tre fasce orizzontali sovrapposte di lunghezza via via crescente verso il basso. Il primo riquadro in alto raffigura Lucia e sua madre, Eutichia, in visita al sepolcro di Sant’Agata per invocare la guarigione per quest’ultima, affetta da una grave malattia. Lucia ed Eutichia sono rappresentate in ginocchio, in atteggiamento di preghiera, si rivolgono a Sant’Agata, che si affaccia dalla finestra ad arco di un edificio. Nel riquadro sottostante, il secondo, Eutichia, guarita, dona un panno simboleggiante la dote, a Lucia. Nel terzo riquadro Lucia è ritratta nell’atto di donare i suoi averi a due persone, così come narra la leggenda, secondo la quale la santa avrebbe giurato, sul sepolcro di Sant’Agata, di divenire  sposa di Cristo e rinunciare, così, alle ricchezze terrene. Anche il quarto riquadro rappresenta la donazione da parte di Lucia dei suoi beni.

Affresco-di-S.-Lucia-part.-3-

Nel quinto episodio vediamo Lucia, sospinta da un uomo verso una rovinatissima figura, di cui si intravede solo la mano. La scena fa riferimento alla leggenda secondo la quale il promesso sposo di Lucia, venuto a conoscenza del voto fatto da Lucia a Sant’Agata, la denuncia, in quanto cristiana, al Prefetto Pascasio. Infatti nel sesto riquadro è ritratto Pascasio che, dall’alto del castello, decreta la condanna della Santa, alla presenza di un gruppo di uomini e due buoi presenti allo scopo di trascinare via la martire a cui lo Spirito Santo aveva miracolosamente dato immobilità. Nel settimo episodio Lucia subisce il martirio: un emissario di Pascasio versa sul suo capo dell’olio bollente frammisto a pece, contenuto in un’enorme giara nera. L’ottavo episodio rappresenta la decapitazione della santa ad opera di un emissario di Pascasio che, assiso in trono, assiste alla scena. Nel nono riquadro Lucia, miracolosamente illesa dopo aver subito ogni sorta di supplizio, appare inginocchiata e nell’atto di prender l’ostia consacrata offertale da due frati dal saio bianco. Secondo la leggenda la santa muore immediatamente dopo.

Storie di Santa Lucia

Lo stile delle scene di vita di Santa Lucia è sicuramente distante da Bisanzio e richiama, per analogia, quello delle storie di Santa Margherita dipinte nella cripta omonima. Si è in un ambito decisamente occidentale che privilegia il movimento, il racconto, reso con freschezza e scorrevolezza, piuttosto che la didascalica fissità orientale. Ovviamente la narrazione è corsiva, a tratti dialettale, le figure sono stilizzate e scarsamente connotate, tutte e tre le donne indossano la guimpe sul capo e sono raffigurate con vesti semplici e disadorne, quantunque siano di nobile lignaggio, anche gli uomini appaiono come sagome mute, eccetto Pascasio, ma lasciano al racconto e alla leggenda la facoltà di descriverle. Gli affreschi non recano nessuna firma, forse furono eseguiti a due mani, o forse da una sola, attenta però a distinguere le immagini canoniche, a figura intera, di Madonna e Santi ritratte nel solco della tradizione bizantina, dalle storiette, più popolane ma, al contempo, più realistiche e autentiche.

 

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Sull' Autore

Rossella Villani, termina il proprio percorso di studi nel 1995, laureandosi con lode in Lingue e letterature straniere presso l’Università degli Studi della Basilicata, con una tesi dal titolo: Presenze transalpine nella pittura del Duecento tra Puglia e Basilicata, relatore il prof. Francesco Aceto. Dopo aver conseguito la laurea continua l’attività di ricerca e di approfondimento sulle manifestazioni pittoriche lucane scrivendo articoli e pubblicazioni per l’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale di Basilicata, successivamente divulgate anche sul sito istituzionale del Consiglio Regionale. Nel 2000, su iniziativa dell’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale, l’autrice cura la pubblicazione del suo primo volume “Pittura murale in Basilicata” in cui sono presentante tutte le emergenze pittoriche ad affresco della regione, dal IX secolo al Cinquecento. Successivamente, nel 2006, vede la luce anche il secondo volume, dal titolo “La pittura in Basilicata dal Manierismo all’Età Moderna” i cui vengono analizzate le pitture murali e non dal Cinquecento in poi. Attualmente è docente di ruolo presso il Liceo Scientifico P. P. Pasolini di Potenza, dove insegna lingua e letteratura inglese continuando a coltivare la passione per l’arte e a divulgare la ricchezza, l’originalità e le peculiarità del patrimonio artistico lucano.

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