
di VITO TELESCA*
A cavallo tra XIII e XIV secolo operavano nelle regioni meridionali alcune maestranze artistiche pittoriche che si spartivano commissioni e opere. Siamo negli anni della dominazione angioina che, come abbiamo avuto modo di scoprire nelle uscite dei mesi scorsi su questo quotidiano, divennero anni di grande fervore artistico grazie anche alla “spigliatezza” artistico-devozionale dei signori Del Balzo Orsini. Questi ultimi particolarmente sensibili ai temi pittorici e architettonici tra Puglia e Basilicata .
Due tra gli artisti più gettonati a quei tempi furono, Giovanni e Rinaldo da Taranto. Non ci sono notizie certe sui due. Non si esclude una loro conoscenza reciproca , ma difficilmente furono legati da un rapporto di parentela. In ogni caso non possiamo provare né l’una né l’altra ipotesi.

Madonna della Bruna di Matera
A dire il vero non erano legati nemmeno da un rapporto stilistico, perché mentre “Ioanni” è, seppur in un contesto ancora bizantineggiante, più spinto verso la corrente pittorica umbro-marchigiana o comunque verso quel fermento pittorico presente nell’Italia centrale post federiciana, il secondo, Rinaldus, rimase ancora marcatamente legato ai temi bizantini, con alcune influenze napoletane che non scalfirono il suo “modus operandi”. Pertanto nessun legame ufficiale tra di loro, se non il periodo di attività e il luogo di provenienza, la città di Taranto (o comunque il Principato di Taranto) che nel XIII e XIV secolo era una fucina di talenti artistici ben voluti e protetti dai signori Del Balzo Orsini.
In comune probabilmente avevano anche qualche commissione nella Basilicata orientale. Questa tesi è stata portata avanti, con sempre maggior convinzione, da alcuni storici dell’arte che nel tempo hanno studiato le opere dei due artisti e la produzione pittorica nelle chiese materane. Tra questi Mario Rotili, Maria Stella Calò Mariani e in ultimo Sabino Iusco. Questi individuano in alcuni affreschi presenti nelle chiese di Matera la mano inconfondibile di Rinaldo e, in talune altre quella, solo probabile o plausibile, di Giovanni.
Ricordo, solo per precisione, che Rinaldo ha lasciato la sua firma nella Chiesa di Santa Maria del Casale a Brindisi, dipingendo quel capolavoro chiamato “Giudizio Universale”, probabilmente intorno al 1300. Il dipinto si dispiega su tutta la superficie interna della controfacciata della chiesa brindisina che la storia vuole sia stata protagonista di un processo ai cavalieri Templari, “l’influenza tarantina a Matera era elevatissima in questo periodo. Anche la raffigurazione della Vergine con Bambino di Rinaldo da Taranto si ripete perfettamente negli affreschi di Brindisi come in quelli riprendenti la Madonna della Bruna a Matera e ancora in Santa Lucia alle Malve (sempre a Matera) e nella non lontana Massafra (chiesa rupestre della Buona Nuova)”.
Più difficile è risalire alle opere eseguite da Giovanni, sia per lo stile più “standardizzato” di quest’ultimo sia per l’assenza di opere sovrapponibili e “avvicinabili”, presenti in altri luoghi come può essere fatto per Rinaldo.

Rinaldo da Taranto: Giudizio Universale. Matera
Ma allora cosa sappiamo di certo su Giovanni da Taranto se tutto resta così ipotetico e vago? La sua “esistenza” e la sua attività sono certificate da un documento angioino datato 1304 e riportato negli scritti dell’archivista napoletano Minieri Riccio. Il documento recita: “Ioanni de Tarentopictori asserenti quodeo veniente pridem ad Ecclesiam Beati Nicolai de Baro ad obsequendo et pincendo in illa, et cumesset in Casali S. Erasmifuitdisrobatus, et percussusprovisioiustitie”.
Il testo ci racconta più di qualche curiosità e ci rivela alcune certezze. Innanzitutto che era un pittore di Taranto e che in quel periodo stava lavorando presso la chiesa di San Nicola a Bari. Cosa stesse producendo non è dato saperlo. Gli studiosi hanno attribuito a Giovanni da Taranto diverse opere a lui riferibili nella Cattedrale barese ma senza certezza alcuna. Altro suggerimento che il documento propone è la descrizione di una denuncia di percosse, quindi un agguato come tanti ne avvenivano all’epoca, all’altezza del Casali S. Erasmi. Probabilmente si stava trasferendo da Bari a Matera e si trovava nei pressi del Casale di Santeramo in Colle, quindi a poco più di venti chilometri dalla sede della sua bottega oppure di un altro “cantiere” aperto nelle chiese materane.
Questa ipotesi è valida solo se si considera il Casali S.Erasmi corrispondente alla cittadina murgiana in provincia di Bari, perché alcuni studiosi hanno rinvenuto la mano di Giovanni da Taranto più nell’area napoletana che nella nostra appulo-lucana. Se così fosse quel Casale si riferirebbe a un luogo intitolato a Sant’Erasmo facente parte dell’agro di Nola, ovvero uno dei suoi sedici Casali in quel territorio sotto la dominazione dei Del Balzo Orsini.
Insomma, la figura dei pittori tarantini Ioanni e Rinaldus restano ancora oggi avvolti nel mistero e sappiamo qualcosa di più di Ioanni solo “grazie” ad una brutta storia legata ad un agguato, con tanto di percosse, che il povero pittore subì in quel di Santeramo.
*(ASSOCIAZIONE STORIA MERIDIANA)