L’INCONTRO DEI COLONI GRECI CON GLI ETRUSCHI

0

ANGELA MARIA GUMA

In epoca arcaica, prima dell’affermarsi della potenza siracusana e dell’affacciarsi di Atene in Occidente, le città coloniali greche, come già in un periodo precedente Pitecusa, accolsero senza dubbio individui di origine etrusca, così come nelle poleis etrusche ebbero a stanziarsi Italioti e Sicelioti. La presenza etrusca nelle città coloniali greche, dopo i fasti pitecusani, è tuttavia solo episodicamente documentata.  Infatti, una serie di documentazioni archeologiche, attestano come le aristocrazie italiote ed etrusche, in continui e stretti rapporti con i propri pari di oltre confine, in occasione di conflitti e scontri civili, frequentissimi in epoca arcaica, possono contare sulla solidarietà dei propri “amici” nelle città del loro ethnos. Un documento significativo di tale alleanza, ci viene offerto da un’iscrizione simposiaca di Poseidonia incisa sotto il piede di una coppa attica degli ultimi decenni del VI sec. a.C. trovata in una tomba dell’etrusca città di Pontecagnano, che costituisce una testimonianza dei rapporti di solidarietà tra i membri delle aristocrazie etrusche di quel centro con gli aristoi della vicina Poseidonia, se non di una vera e propria appartenenza ad una stessa eteria.

  

E la notissima tomba del Tuffatore di Poseidonia, secondo E. Greco potrebbe essere la corrispondente attestazione, di poco più tarda, di una presenza aristocratica etrusca nella medesima colonia achea. Inoltre, del discreto corpus di testi epigrafici, nei quali rientrano iscrizioni etrusche attestanti l’integrazione di elementi di origine greca nelle compagini sociali etrusche e, di testi epigrafici greci dai quali risulta ben documentata la presenza di Greci in città etrusche, nessuno di essi può essere riferito con certezza ai greci d’Occidente. Nel rapporto tra Greci d’Occidente ed Etruschi per lunghissimo tempo, fino all’affermazione dell’egemonia romana, dominano comunque le finalità mercantili, incarnate dall’Emporia  e dalla pirateria, in epoca arcaica vere facce di una stessa medaglia: queste finalità nella documentazione archeologica si presentano sotto la forma di materiali greci in contesti etruschi e, più raramente, di materiali etruschi in contesti greco-coloniali, e nelle fonti letterarie come caratterizzazione piratica della vocazione marittima sia greca che etrusca. Di quanto la presenza Etrusca sui mari, avesse continuato ad esercitare una notevole pressione sull’area coloniale ci offre una chiara attestazione il celebre cratere dei Conservatori che reca la firma di Aristodicos, dove è chiaramente rappresentata l’aspirazione tirrenica alla talassocrazia in maniera sia diretta che simbolica, su di un lato con lo scontro tra una nave etrusca e una nave greca e sull’altro con l’accecamento di Polifemo, metafora della lotta vittoriosa del committente etrusco nelle vesti di Odisseo contro un Ciclope che incarna la grecità di Sicilia.

Nella complessa trama di vicende politiche del tempo, il rapporto Etruria-Grecità coloniale, con la strutturazione politica delle città tirreniche sul modello della città-stato greca avvenuta in epoca arcaica, tende ad assumere le forme proprie delle relazioni interstatali dei Greci con le popolazioni barbare ed in particolare con gli Etruschi, cui l’etnografia greca riconosceva in qualche modo uno statuto di barbari sì, ma comunque in qualche modo avvicinabile al proprio, che attraverso l’identificazione degli Etruschi con i Pelasgi, mentre sempre più si radicava nelle famiglie aristocratiche etrusche la ricerca di origine e genealogie greche. Sul versante etrusco, la presenza dell’Emporia greca di ascendenza euboica e greco-coloniale nelle nascenti città dell’Etruria meridionale si estende gradualmente, nel corso dell’VIII sec.a.C., dai più antichi scali posti sulla foce e sul corso del Tevere ai centri costieri di Caere, Tarquinia e Vulci, che resteranno per tutta l’età arcaica i principali filtri della cultura greca in direzione del resto del paese; il processo comunque continua nel corso del successivo VII sec. a.C. e finirà per interessare il resto dell’Etruria marittima, implicando solo una sostituzione nell’ultimo quarto di secolo, dei protagonisti dello scambio, degli Euboici con i Greci della Ionia. Il meccanismo dello scambio dei manufatti e delle mercanzie viene tuttavia da subito affiancato dalla diffusione di cultura, di stili di vita ed in particolare di tecnologia di origine greca, diffusione che rapidamente ellenizzerà le classi dominanti etrusche: in questo caso per l’età arcaica il contributo magnogreco allo sviluppo tecnologico e culturale dell’Etruria è certamente immenso.      Con l’età classica, il contributo della grecità occidentale allo sviluppo della cultura e dell’arte degli Etruschi diviene di identificazione più complessa, di natura indiziaria e perciò assai meno certa: pur nella peculiarità “nazionale” di talune tradizioni espressive, l’Etruria, ormai inserita a pieno titolo nella circolazione delle idee e delle esperienze formali che scaturiscono dai grandi centri  di elaborazione culturale ellenici, può considerarsi una provincia dalla vastissima grecità periferica, nella quale il mondo coloniale greco rappresenta uno dei principali luoghi di ricezione e di trasmissione. In questo senso il ruolo della Magna Grecia e della Sicilia appare quello dell’intermediario, la cui fisionomia in confronto con quella avuta nel corso dell’epoca arcaica, risulta difficilmente definibile, quanto addirittura alla Magna Grecia non si sono assegnati a torto funzioni e stimoli che essa non ebbe (Come matrice di forme architettoniche). Comunque, il ruolo di intermediazione della Magna Grecia ci fu e continuò ad avere importanza assai grande, come possono documentarci aspetti assai peculiari dell’ideologia religiosa.         

Condividi

Sull' Autore

Rispondi