“Anche quest’anno come quasi da sempre passerò le mie brevi vacanze a Maratea. Maratea è un posto della mia anima. Maratea o la odi o la ami. È una donna meravigliosa, bellissima e dispettosa, da conquistare, ma può non innamorarsi di te…
Qualcuno mi dice che non ci sia niente. E io rispondo: a Maratea c’è Maratea, non ci vuole null’altro….altrimenti andavo in vacanza a Gallipoli. A Maratea le montagne della Lucania si genuflettono di fronte al mare e il paese è sospeso in cielo, il porto incastonato in uno scoglio e le discese a mare sono lunghe per godere del panorama, dei profumi della natura, delle cicale, dei tramonti che tolgono il fiato…” Questa di Donato Ramunno, “amico-social” che non conosco ma di cui spesso leggo i post, è una delle cose più belle e più vere che siano state scritte su Maratea: c’è, in queste poche righe, amore, orgoglio, fierezza , consapevolezza di essere in un luogo unico, preservato dallo scempio edilizio, sottratto alla speculazione, lasciata alla sua bellezza naturale, di quelle che non invecchiano. Ci sono persone, si chiamino Rivetti o Sisinni, o Marotta, cui bisognerebbe dire grazie per come hanno saputo preservarla dal deterioramento che corre lungo tutto il tirreno meridionale, dalla Campania alla Calabria e che trova proprio nella costa lucana una incredibile soluzione di continuità. Ma questo stacco, questa diversità,questa unicità non possono essere fruite come cose che ci appartengono e basta, ma vanno ogni anno, ogni giorno sorretti da comportamenti ed azioni che ne aiutino il mantenimento.
C’è per esempio una concezione del centro storico che sembra ridursi alla piazzetta e a cento metri di percorso pedonale. E invece chi conosce Maratea sa che la sua vera bellezza è nascosta nei vicoli a monte ed a valle della piazza stessa. Vicoli che raccontano la storia di una cittadina sul mare ma che non è mai stata marinara, e che si difendeva dagli attacchi con la tortuosità delle sue budella, l’angustia degli spazi da attraversare, la vicinanza delle case. E un miracolo che sia rimasta così, di fronte allo scempio che in tanti altri comuni, da Sapri a Praia, è stato compiuto, sventrando, costruendo palazzi, dando la scalata edilizia alle colline fino a far apparire paesi nuovi lì dove c’erano solo boschi. E questa virtuosità di un borgo lasciato com’era, ricostruito con le sue stesse pietre, ricucito parzialmente con un consolidamento manutentivo , rimesso a nuovo con i suoi portali, i suoi stemmi, i suoi slarghi, ha bisogno di essere valorizzata al massimo, con una fruizione organizzata da parte del turista. Oggi c’è la grande opportunità di una legge che è stata fatta proprio per consentire ai Comuni ( salvo i due capoluoghi) di valorizzare a fini turistici le vocazioni, le risorse materiali ed immateriali di un luogo, con tutta una gamma di possibili interventi. Ecco , si valorizzino i vicoli, con quattro, cinque percorsi da offrire al turista, sia di quelli che alla mattina si alzano per fare le fotografie, sia di quelli che, alla sera, amano passeggiare per il centro, e che impattano contro l’impossibilità pratica di addentrarsi nei vicoli, scarsamente illuminati, poco puliti e regno di gatti randagi. Un’attenzione alla “Maratea Borgo”, dopo quella di “Maratea-Mare” significa candidare un progetto che abbellisca i percorsi dei vicoli, gli dia una segnaletica, una illuminazione adatta a valorizzare le preziosità monumentali, un allestimento floreale che sia consono al ruolo di città dei fiori, delle panchine e dei luoghi di conversazione. E naturalmente un sistema di pulizia che d’estate faccia sentire i profumi dei fiori e delle spezie naturali di cui le rocce sono gelose e faccia vedere ikl lindore delle stradine. Si, ha ragione Ramunno, per essere bella è bellissima. Ma se gli diamo un vestito che sia all’altezza di quello che indossano Viareggio, o Cortina o Bellagio o Riva del garda, o Portofino, non è mica sbagliato! rocco rosa