RAFFIGURAZIONI DI SAN MICHELE ARCANGELO NEL TERRITORIO DI LAGONEGRO

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Marco Tedescodi Marco Tedesco

Negli ultimi giorni di settembre, la chiesa fa memoria dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Nella cittadina lucana di Lagonegro esistono ben quattro raffigurazioni legate all’iconografia di San Michele Arcangelo, il cui colto a lago negro doveva essere molto sentito tanto che il santo principe delle celesti schiere viene raffigurato nello stemma cinquecentesco cittadino di Lagonegro, posto al di sopra dell’antica porta di accesso al centro storico lagonegrese, lungo la strada che conduce alla chiesa di San Nicola al Castello, in cui il santo è raffigurato scolpito secondo i canoni dell’iconografia mica elica tradizionale ossia nell’atto di sconfiggere il drago.

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 Tale raffigurazione cinquecentesca potrebbe essere simbolicamente essere la lettura della stessa scultura intesa come la liberazione di Lagonegro dal potere feudale dei Carafa ad opera di Paolo Marsicano il quale riuscì a liberare la città il cui nome, che fino a quel momento era chiamata dapprima Nerulum, poi Lacumnigrum, Lago Niro e Lakar Nerulo in epoca longobarda, si tramutò in Lago Libero. L’epoca longobarda ci riguarda più da vicino in quanto secondo Giuseppe Greco (si veda il testo di Giuseppe Greco dal titolo Nerulum, edito da Gagliardi Editore, Lagonegro, 2020) proprio con i Longobardi si attestò il culto micaelico a Lagonegro. Una testimonianza più antica dello stessa cittadino riguardo al culto di San Michele nel territorio lagonegrese è l’affresco rupestre risalente al XIV o secolo raffigurante San Michele Arcangelo, riportato alla luce di recente dall’Associazione Culturale “A Castagna r’a Critica” di Lagonegro.

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Il santo è qui raffigurato in posizione frontale con lo sguardo rivolto verso l’osservatore ed impugna la bilancia pesa anime, altro elemento iconografico attribuito all’arcangelo Michele, il quale è qui raffigurato attraverso l’utilizzo di canoni pittorici che fanno pensare ad un’artista molto vicino agli ambienti napoletani dell’epoca, influenzati da una cultura pittorica di stampo toscano. Basti pensare che a Napoli in quegli anni vi era presente alla corte di re Roberto d’Angiò, il senese Simone Martini il quale realizzò per il sovrano nel 1317 il San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò, oggi conservato nel museo napoletano di Capodimonte. Avendo in mente tale dipinto, si può ipotizzare che l’anonimo maestro autore del San Michele di Lagonegro potrebbe aver preso ispirazione proprio dallo stile di Simone Martini nella raffigurazione del volto di San Michele. Straordinaria testimonianza di come si sia diffuso il linguaggio pittorico trecentesco toscano in gran parte dei territori del sud Italia. Ci spostiamo ora al 1666, in cui a lago negro compare un’altra splendida raffigurazione di San Michele Arcangelo. Si tratta della Sant’Anna in gloria tra i Ss. Michele e Gioacchino e i Ss. Francesco di Sales, di Paola, d’Assisi e Saverio. Il dipinto, eseguito su commissione del vescono Francesco Falabella dal pittore Francesco Gaetano, seguace dei maggiori maestri della pittura seicentesca tra cui Mattia Preti e Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa, nel 1666 per la chiesa di Sant’Anna di Lagonegro, presenta una composizione in due registri.

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In quello inferiore abbiamo i quattro san Francesco riconoscibili dai loro attributi iconografici: il giglio per San Francesco  Saverio, la mitra e il pastorale per San Francesco di Sales, le stimmate per San Francesco d’Assisi e il bastone e il mantello per San Francesco di Paola, i quali hanno lo sguardo rivolto verso l’alto ed appaiono in preghiera come rapiti dalle figure dei Santi Anna , Gioacchino e Michele Arcangelo del registro superiore della composizione. Nel registro superiore troviamo al centro Sant’Anna con la Vergine bambina in gloria con sulle loro teste la colomba dello Spirito Santo e ai lati San Gioacchino, suo sposo e San Michele Arcangelo, entrambi seduti su nuvole a forma di trono, sorretto da due putti, il cui schienale è formato da una luce divina che cade dall’alto insieme con la colomba dello Spirito Santo, posta in corrispondenza della testa della Vergine bambina, prefigurazione delle parole che le rivolgerà in età giovanile l’arcangelo Gabriele nell’episodio dell’Annunciazione “lo Spirito di Dio scenderà su di Te”. L’elemento della luce alle spalle dei santi, insieme alla divisione della composizione in due registri fa pensare al Gaetano come un seguace anche del Pietrafesa in quanto questi aspetti accomunano l’opera qui presa in esame di Francesco Gaetano a molte opere del Pietrafesa tra cui la Madonna dei Mali della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Il San Michele presentato da Francesco Gaetano, colpisce per il verismo della muscolatura e per la presenza di attributi come l’elmo oltre la spada a simboleggiare il fatto che egli sia a capo delle celesti schiere e indossa una armatura a frange dorate sulla quale in corrispondenza della spalla appare quasi una testa di leone, simbolo della forza e della potenza di Dio contro il male. L’elemento dell’armatura compare anche nel frammento di statua di San Michele proveniente dalla contrada lagonegrese detta Dragonara, in cui sorgeva una cappella dedicata al santo. Il frammento ritrovato nella chiesa del purgatorio di Lagonegro è di incerta datazione, ma in esso è possibile notare il dinamismo del movimento del corpo della statua visibile nel piegare la gamba quasi come per comunicare il trionfo del bene sul male. Questo breve viaggio nelle raffigurazioni di San Michele Arcangelo nel territorio di Lagonegro, è solo una delle tante finestre sull’arte lucana che si apre ai nostri occhi mostrandoci storie straordinarie di eventi accaduti e di straordinari artisti che continuano ancora oggi a mostrarsi ai nostri occhi con fierezza attraverso opere altrettanto meravigliose che ci raccontano una storia dell’arte ancora del tutto sconosciuta e per questo affascinante. 

FOTO COPERTINA:

Anonimo-maestro-Frammenti-di-statua-raffigurante-San-Michele-Arcangelo-incerta-datazione-ritrovamento-avvenuto-nella-chiesa-del-purgatorio-di-Lagonegro-foto-di-Milena-Falabella-1.jpg
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