di Michele Strazza
Il 12 ottobre di 101 anni fa nasceva a Grassano Gaetano Ambrico. Laureato in Lettere e Filosofia, durante il periodo universitario aveva militato nella FUCI. Di professione insegnante, nel 1948 collaborò, come vice direttore, a “Democrazia Lucana”, organo regionale della DC. Fu eletto deputato nel 1948 per la I legislatura repubblicana (8 maggio 1948-24 giugno 1953) nelle liste della Democrazia Cristiana in rappresentanza del collegio di Matera. Fece parte della VI Commissione Permanente della Camera dei Deputati “Istruzione e belle arti”. Era stato dirigente delle Acli, l’organizzazione collaterale dei lavoratori cattolici, e tale impegno l’aveva portato vicino al gruppo della sinistra DC facente capo a Dossetti. Particolarmente sensibile alle tematiche sociali, fu l’unico deputato democristiano a non accettare la versione ufficiale, fornita alla Camera dal Sottosegretario agli Interni Marazza, al posto del Ministro Scelba assente, sulla morte di Giuseppe Novello seguita, nel dicembre del 1949 a Montescaglioso, alle occupazioni di terre e agli arresti dei carabinieri, dichiarando espressamente di non condividere certi metodi delle forze dell’ordine. Così si espresse nell’aula di Montecitorio: “Mi tocca l’ingrato compito di dichiararmi insoddisfatto della sua risposta. Non della risposta, né dell’esposizione che ella ha fatto degli avvenimenti di Montescaglioso, ma di me stesso e di tutti noi che qui siamo stati chiamati all’arduo compito di attuare con la legge i principi della Costituzione”. La dichiarazione di dissenso provocò il comportamento stizzito di De Gasperi che pare avesse esclamato con rabbia: “Ma chi è questo lombrico?”. Per questa ed altre posizioni (fu contrario all’ingresso dell’Italia nella NATO) venne isolato all’interno della DC e fatto oggetto di richiami politici formali. Componente della Commissione parlamentare sulla miseria istituita nel 1952 e presieduta dal socialdemocratico Ezio Vigorelli, indagò le problematiche del mondo contadino delle aree interne del Materano. L’inchiesta, che non condusse a sviluppi legislativi di rilievo, pose all’attenzione della Nazione i problemi di arretratezza e di miseria della Basilicata, presa a modello di quella parte dell’Italia che non aveva conosciuto i processi di modernizzazione. Ambrico si occupò dell’indagine su Grassano, tentando di individuarne le cause di diffusa povertà e i rimedi relativi. In quest’impegno espresse le sue idee di conciliazione tra istanze della classe operaia e valori cristiani, proponendo come modello da studiare il laburismo inglese che aveva realizzato un lungo cammino di emancipazione pur restando lontano dal materialismo storico. Quando il 19 febbraio 1953 alla Camera si discusse della proroga dei lavori della Commissione egli ne mise in luce la necessità. L’inchiesta abbisognava, proprio per essere organica, di “un certo ciclo di tempo per poter stabilire quella relazione necessaria tra i fenomeni quantitativi e qualitativi dell’occupazione, della disoccupazione, dell’economia e dei rapporti sociali, per poter poi trovare i mezzi adeguati e sufficienti per combattere questo male che genericamente viene definito con il nome di miseria e che estensivamente si può allargare anche alla povertà”. L’indagine, condotta con estrema diligenza “e soprattutto con una certa sollecitudine”, era estremamente interessante – come egli specificò – in quanto mirava a gettare luce su quegli aspetti particolari dei problemi sociali del Mezzogiorno che interessavano le aree su cui agiva la riforma agraria la quale, fondata su criteri oggettivi, non aveva ancora avuto la possibilità “di tener sufficientemente conto dell’aspetto umano, del gioco umano di questi problemi nello sviluppo della futura economia del Mezzogiorno”. Per Ambrico il fenomeno della miseria non era soltanto “un fenomeno da localizzarsi e da risolversi con la semplice pratica assistenziale” ma un fenomeno che interessava “l’economia e la società in tutti i suoi rapporti”. Vicino al modo di pensare di un Carlo Levi o un Rocco Scotellaro, vi era in lui la forte preoccupazione per l’impatto di una “modernità vorace” sulla civiltà contadina lucana. Era, invece, necessario rifuggire sia l’immobilismo atavico che il cambiamento senza regole, auspicando un cammino verso uno sviluppo equilibrato del territorio, in consonanza con la visione di Adriano Olivetti e con il concetto di “comunità”. Nella discussione sul disegno di legge governativo per il Risanamento dei “Sassi” di Matera (Atto Camera n. 2141) appoggiò la proposta dell’esecutivo di costruire borghi rurali nel Materano. Nonostante l’impegno Ambrico non venne apprezzato dai gruppi di potere del suo partito da cui restò sempre molto distante tanto che nelle successive elezioni del 1953 non venne più ricandidato. Dall’ottobre del 1958 al novembre del 1960 fu Sindaco di Matera. Per circa vent’anni si dedicò al mondo della scuola, ricoprendo l’incarico di Preside della Scuola Media di Grassano fino al 1987. Morì nel suo paese il 14 ottobre 2007. Studioso di storia moderna e contemporanea, pubblicò: Struttura di una comunità contadina Meridionale e metà del sec. XVIII, Giuffrè Ed., Milano 1964; Origini e sviluppo di una comunità contadina in Basilicata, in “Archivio Storico per la Calabria e la Basilicata”, anno XXXVI (1968); Contadini in Basilicata fra cultura e storia negli anni Cinquanta, in “Cultura, meridionalismo e lotte contadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Atti del VI Convegno Nazionale di storiografia lucana, ottobre 1980, Ed. Ars Grafica, Villa d’Agri (PZ) 1984. In una intervista rilasciata a Rocco De Rosa affermò che il fallimento delle lotte contadine e della stessa Riforma Agraria dovesse essere imputato equamente tra DC e PCI: “Quando sono arrivato in Parlamento mi sono portato dietro la povertà del piccolo centro in cui ero vissuto, Grassano, in provincia di Matera. Povertà vissuta. Volevo dare un contributo a risolvere il problema della miseria, che nel dopoguerra era acuta. Quando ho notato l’atteggiamento della DC, determinata a conservare il potere a tutti i costi, mi sono reso conto che l’unica strada era una forma di opposizione abbastanza netta. Concordavo con le posizioni di Dossetti, di Giordano e di altri esponenti. Volevamo una gestione positiva, affrontando i nodi veri del momento, sia della trasformazione agronomica del territorio, sia una migliore organizzazione della vita delle campagne. La DC, invece, una volta conseguito il potere, ha cercato sempre di conservarlo. E questo faceva comodo al partito comunista, intenzionato a fare l’opposizione a Sua Maestà. Le responsabilità vanno dunque equamente distribuite e sul piano concreto non si è trovata l’impostazione giusta”. Su tali argomenti già nel 1981 aveva svolto una lucida analisi al IV Convegno Nazionale di Storiografia Lucana quando aveva dato un giudizio negativo sugli effetti della riforma agraria. Essa, sotto l’incalzare degli eventi, aveva assunto, “nel presupposto dell’inconsistenza storica del mondo contadino”, veste e forma “di strumento indiscriminato di rottura nella distribuzione fondiaria e di meccanica e autoritaria trasposizione, sull’assunto incontrovertibile della piccola proprietà come struttura portante nella redistribuzione appoderata della terra, del fattore umano, prescelto a caso nell’ambito della disoccupazione bracciantile e non”. Si omise, cioè, secondo lui, di considerare che la piccola proprietà avrebbe avuto un senso soltanto se essa si fosse configurata come il risultato di una personale conquista nascente da una scelta libera in soggetti, il cui legame invece con la terra non fosse del tutto occasionale e sostanzialmente negativo, come evidentemente si era riscontrato nei soggetti prescelti. Tutto questo è stato Gaetano Ambrico, un cristiano e un politico controcorrente che merita di essere ricordato in tempi di appiattimento politico e culturale.
LA COPERTINA: GAETANO AMBRICO RICEVUTO CON LA FAMIGLIA DAL PRESIDENTE OSCAR LUIGI SCALFARO
2 commenti
Con infinito piacere oggi, attraverso la trasmissione televisiva Passato e presente , ho avutola felicità di conoscere la figura storica e umana del vostro conterraneo Gaetano Ambrico.Figura di altri tempi, adamantina e negletto ad ogni accordo di bottega . neessun persoaggio dell’attuale panorama politico, si avvicina neanche lontanamente dal suo operato .la realtà è drammatica e , oggi come ieri, il miraggio del danaro è una sirena dal canto affascinante e difficilissimo a non soccombere …….Vorrei tanto che tale personaggio potesse essere conosciuto dai giovani affinchè avessero un ideale di onestà politica in cui credere .Ma chiedo troppo . Nel mio piccolo mi adoprerò afffinche possa essere conosciuto e onorata. Buon proseguimento di programmi Renato Boscaino
Salve vorrei che ricordasse anche il sindaco di Senise francesco bulgaro per ciò che ha portato in quel di Senise. Vi ringrazio.
Luca