potenza e l’amgot
LUCIO TUFANO
Altri motori si odono, altri rumori. È la poderosa, massiccia marcia delle artigliere semoventi, degli Scherman, delle Jeep, delle autoblindo, dell’abbondanza che mette fine all’angustia dei giorni terribili. Dallo sgomento si passa allo entusiasmo per l’arrivo delle truppe alleate. Si grida ai liberatori. Dalle tolde dei carri i soldati in kaki lanciano sigarette, cioccolate, gomme americano. Hello! give me cigarettes, give me chocolats …
Chesterfield, Carnei, Navigut, Virginia, Lucky Strike sono messaggi di speranza, scoperta, segno di civiltà diverse, magica sensazione di ricchezza.
Addio Spiniedd, fraschetta di granturco, povero residuo di trinciato custodito nel pezzettino di carta, addio Indigena, Nazionale, Serraglio, addio Milit e Moresca. Ora c’è il tabacco straniero, il tabacco che viene dall’oceano lontano, tabacco amico, già sentito, forse già provato per via dei nostri emigrati, zii e cugini d’America, che ora riportano il nostro dialetto semplice, le banali parole che pronunciarono il giorno in cui se ne andarono.
Sigarette che hanno il profumo della cioccolata, scatole di metallo quadrate o piatte, tondi barattoli di rame, stecche colorate racchiuse nel cellofane. Il tabacco ci fa ricominciare. Si fa amicizia con i nuovi venuti. L’impatto è anche alimentare con gusti e sapori nuovi: wurstel, cornedbeef, milk in polvere o condensato. Tutti si danno da fare. I giovani più attivi trovano lavoro presso le concentrazioni di truppe che si stabiliscono in città. Molte donne e ragazze legano con i soldati canadesi e con tutti quelli che arrivano: inglesi, scozzesi, neozelandesi, australiani, americani, marocchini, bianchi e neri. Di notte, col coprifuoco, si odono schiamazzi.
Maculata ha raccolto sotto il letto pile di barattoli e pacchi di cioccolata. Continua ciò che ha già fatto con i tedeschi. Sostiene urti militari; grande idrovora che ingerisce migliaia di incontri, interi reparti e corpi d’armata.
Nella sua squallida stamberga accoglie gli esponenti di cinque continenti, anche quelli che, in più di due o tre, si sono rivolti alle donne del centro senza essere ricevuti.
Guide improvvisate, scontate, collaudate propongono una senorita in cambio di qualche pacchetto di sigarette.
Si organizzano le bande dei ragazzi che intraprendono attività più lucrose, come quella dei giardinetti, con l’assalto ai camions e alle jeep per trafugarvi materiale e gomme.
C’è mancato poco che non smontassero un intero carro armato. Bambolo, Seguccio, Tatuccio, la Seccia e Scuetta, il banconista che si improvvisa cieco per ottenere considerazione dalle autorità, Minguccio, riempiono di fatti avventurosi i tempi nuovi.
Lo scenario si rianima. Un articolato sistema di guadagno ha i suoi protagonisti: zucchero, margarina, sigarette, riempiono il contrabbando, la farina di piselli, piccante di pepe e di droghe e i bianchi filoni di pane americano. Si giunge, da parte dei ragazzi più intraprendenti ed audaci, a barattare qualche black o a lasciare in mutande qualche canadese ubriaco, d’onde il detto scherzoso: tu vuò accatta?
Si improvvisano i ritrovi per il ballo degli ufficiali U. S. Army e per i militari. Le Orchestre riportano da oltre Atlantico le melodie dell’amore. Si suona Star dust, Stormy weda, il Jazz e si balla l’irrequieto buchi-buchi, la sfrenata baldoria della libertà.
Harem da lire trenta[1]
Nugoli, fiocchi, pettinesse e scialli rossi, chiappe in minigonna, braccia e slip, rosso per labbra e guance in cipra: harem da lire trenta. Metafore bistrate degli occhietti, degli occhioni, bacioni a pizzicotto, blocchetti di carezze, le impertinenti dimore dell’amore. V’è molto in comune con le ballerine, la rosa, le cosce, le gonnelline.
Un dinamico curatore ingaggia non più di tre o quattro signorine. Giovanni Ficusecco tiene quello di sotto e la signora Carla quello di sopra, centocinquanta metri di rotabile. Sorsero nel 1919, addio mia bella signora con qualche decorazione in tutta la nazione.
Il dottore giunge in carrozzella per la visita delle undici. Le signorine temono di contrarre il talco borato, il permanganato, il defatigante esercizio, il gioco assiduo, il tatto burocratico, l’olfatto. L’incontro si svolge con tutti, alti, nani, vecchi, grossi e belli, attempatelli … Le nuove arrivate, cipria e belletto, devono recarsi alla questura, per una firma sulla natura. Chi entra ha suonato, chi fuma è seduto, nel salotto violetto. L’accesso al piano superiore si svolge in punta di piedi; otto lire per una marchetta, quindici lire per la doppia che si segnala dalla camera oscura.
La nottata non è consentita e neppure il capriccio.
È vietato l’ingresso ai minori, ai bastoni. La bolognese fa rinascere l’arnese, torna il tornese, si contraffanno le generalità. Harem di provincia, le favorite, le traviate, le camelie. Agli altri è proibito l’ingresso. Le tariffe vanno da otto lire a dieci lire e, nel ’44, a venti lire. Le yeep americane sostano per ore.
Il provocante viene dal davanti, dal mazzo delle chiavi, dal passo zoccolato sulle scale: andiamo cocchetti?, le cosce fredde e la pancina gonfia. Il bagno di bidét con la saponetta di coty, premendo, scrutando, scartocciando. l civili vanno a tutte l’ore, l militari in comitive, le ragazze sono locomotive e s’affezionano soltanto a chi loro sospira che l’amava tanto.
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«Saetta» organizza un ballo per gli ufficiali dell’Amgot.
Ha promesso agli inglesi che avrebbe fatto partecipare tutta l’aristocrazia della città. Fa truccare le puttane dei vicoli e fa loro indossare vestiti eleganti. Inizia la festa al suono dell’orchestra, si balla e si cena. Nel mezzo della serata le luci si spengono. Quando si riaccendono, le posate e le stoviglie sono sparite dai tavoli; il passaggio furtivo del grande Arsenio ha prodotto un tale vuoto da lasciare perplessi tutti gli astanti, i nipoti di Morgan famoso ladrone dei mari.
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[1] Da “Dal Regale teatro di campagna”. L. Tufano, ed. Il Bagatto – Roma, 1986.
[2] Ibidem.
