L’avvio del Progetto PNRR ‘Turismo delle radici, una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19’ non è soltanto utile, ma necessario e anche dovuto. Dovuto a quanti sono andati via, per motivi spesso legati alla ricerca di opportunità, ma quasi sempre con il dolore del distacco. Necessario per cercare di costruire, rinsaldando legami invisibili ma fortissimi, nuove opportunità di sviluppo per porzioni di Italia che soffrono l’abbandono e lo spopolamento. Utile per creare nuovi modi di promuovere l’Italia nel mondo, e per creare opportunità di sviluppo come ci dice il PNRR”.
È quanto ha dichiarato oggi a Roma il presidente della Ragione Basilicata Vito Bardi, nel corso della presentazione del Progetto che si è tenuta presso la Sala Conferenze Internazionali.
“Il turismo delle radici – ha detto Bardi – ha un significato e un valore quanto mai attuale. La Basilicata è una regione che soffre un’emigrazione che stiamo cercando di combattere in tanti modi. I nostri lucani nel mondo sono persone laboriose e rispettose, si affermano e promuovono attraverso il loro lavoro educato e silenzioso, i nostri valori, la nostra cultura. Dal venosino Orazio – primo lucano illustre affermatosi fuori dei confini regionali – a FF Coppola, passando per Rocco Petrone, coordinatore del programma Apollo della NASA – ha osservato Bardi – i lucani sono affermati nel mondo tenendo sempre vivo il legame con le proprie radici. La terra mi tiene, scriveva a proposito delle sue radici il poeta Rocco Scotellaro, di cui quest’anno celebreremo il centenario dalla nascita. Noi lucani, in questo tema, ci siamo portati avanti. Per una volta il Sud non resta indietro. Lo scorso novembre, a Matera, – ha annunciato il presidente della Regione Basilicata – abbiamo realizzato la prima borsa del turismo delle origini e delle radici. ENIT e Ministero degli Affari Esteri, hanno lavorato insieme a noi per questo primo grande evento dedicato all’incontro tra domanda e offerta in questo settore che aspettava solo di essere riconosciuto e valorizzato. 50 buyer da tutto il mondo, 200 operatori da tutta Italia, in due giorni di incontri e confronto, che ripeteremo il 20 e 21 novembre prossimi e al quale siete tutti invitati. Quest’anno – ha concluso Bardi – avremo come tema conduttore il turismo delle radici come strumento per la rigenerazione dei borghi. Noi sui borghi abbiamo investito tantissimo, non solo con le risorse PNRR ma anche con ingenti risorse aggiuntive introdotte dalla Regione Basilicata. Per queste condivise opportunità rinsaldiamo la collaborazione con il Ministero degli Esteri e con il Ministero del Turismo”.
la scheda
Turismo delle Radici
Il “Turismo delle Radici” in cifre
- Il “Turismo delle Radici” è un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate strategie di comunicazione, che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore (alloggi, eno-gastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che, vale la pena ricordarlo, sono stimati in un bacino di utenza che sfiora gli 80 milioni di persone.
- Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).
- Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).
Le opportunità offerte dal “Turismo delle Radici”
- Risposta alla sfida digitale: Il Turismo delle Radici sfrutta canali innovativi, poichè la diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. Inoltre, gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa possono utilizzare i social network per informare il turista delle radici.
- Ecosostenibilità: il turismo delle radici lascia indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente da un lato la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali (su tutti, quelli eno-gastronomici). Il turista delle radici è «ambasciatore» dei territori che custodiscono la sua storia familiare (solitamente i piccoli borghi).
- Incentivo all’occupazione giovanile: l’operatore turistico specializzato in viaggi delle radici è una figura nuova: per garantire un’offerta turistica di livello, un importante obiettivo è quello di promuovere la formazione di operatori del turismo delle radici, in coordinamento con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. In tal modo viene stimolata l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da progressivo spopolamento, che sono quelle di predilezione per il turista delle radici.
Il ruolo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina
La Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha riconosciuto il potenziale offerto da questo segmento del Turismo e, il 29 maggio del 2018, ha organizzato insieme ad ENIT e alle associazioni RAIZ ITALIANA e ASMEF (Associazione Mezzogiorno Futuro) il primo tavolo tecnico di coordinamento sul Turismo delle Radici, tenutosi presso la Farnesina, con la finalità di creare una rete di attori pubblici e privati interessati alla realizzazione e promozione di un’offerta turistica a livello nazionale. Dagli incontri che si sono ripetuti poi nel 2019, nel 2020 e nel 2021 sono nati una serie di progetti sostenuti dalla Farnesina quali:
- una collana di guide turistiche dal titolo: “Guida alle radici italiane. Un viaggio sulle tracce dei tuoi antenati”. Il primo volume prodotto dall’Associazione Raiz Italiana, è stato pubblicato in italiano-inglese, italiano-spagnolo, italiano-portoghese e italiano-francese (scaricabili in calce) ed include quattro regioni: Puglia, Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna. Successivamente, è stato presentato in Argentina, Uruguay, Brasile, Colombia e Paraguay in un tour istituzionale organizzato con il sostegno del MAECI e la collaborazione delle Ambasciate italiane, ENIT e le regioni coinvolte nel progetto. L’Associazione è a lavoro per il secondo volume, sempre sostenuto dalla DGIT del MAECI, che sarà pubblicato a entro luglio 2021 ed includerà le regioni Calabria, Sicilia, Molise, e Lombardia.
- Una ricerca quali-quantitativa dal titolo “Scoprirsi Italiani: i viaggi delle radici in Italia” dell’Osservatorio delle radici italiane nato in seno all’Associazione AsSud. L’indagine, attraverso un questionario tradotto in cinque lingue, interviste in profondità e focus group, vuole investigare sul senso delle radici, sulla domanda turistica dei discendenti italiani residenti nei cinque continenti e sulle loro aspettative di viaggio con lo scopo di fornire degli stumenti utili ad istituzioni ed operatori per la creazione di un adeguato prodotto turistico.
- Uno studio-ricerca sulle caratteristiche del turista delle radici con riferimento specifico alla comunita’ italiana in Argentina, in particolare quella di origini calabrese, condotto dall’Universita’ della Calabria in collaborazione con le Università di Tirino e Mar Del Plata.
- Un master formativo di primo livello dal titolo “Esperto in organizzazione e gestione del turismo delle radici” istituito su proposta del Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Università della Calabria e con il sostegno della Farnesina, che ha come obiettivo quello di formare figure professionali capaci di partecipare alla pianificazione ed organizzazione di un’offerta turistica rivolta a tale tipologia di viaggiatori.
Oltre a questi progetti di ricerca, formazione, individuazione e promozione dei principali attrattori turistici, ve ne sono molti altri proposti dai componenti del tavolo tecnico e sostenuti dalla DGIT del MAECI che potrebbero contribuire a generare la domanda turistica e rispondere alle esigenze e aspettative dei nostri connazionali.
L’importanza della memoria: “Gli italiani all’estero, i diari raccontano”
Correlata al Turismo delle Radici è la valorizzazione del ruolo della memoria. Le storie di emigrazione, sacrificio e successo degli avi sono un fermo punto di riferimento per gli italo-discendenti nei cinque continenti. Proprio per questo, la Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Politiche Migratorie della Farnesina ha finanziato il progetto “Italiani all’estero, i diari raccontano”, una selezione delle parti più significative delle testimonianze raccolte nel fondo catalogato con il soggetto “emigrazione” presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR). Si tratta di una selezione di un 200 storie di vita scelte tra più di mille presenti nel fondo, dalle quali sono state estrapolate e digitalizzate alcune pagine scelte tra le decine, a volte centinaia totali disponibili. In questo modo ogni pagina si è trasformata in un racconto, pubblicato nel sito https://www.idiariraccontano.org/. I criteri seguiti per la scelta delle testimonianze da pubblicare riguardano l’interesse storico delle singole traiettorie umane raccontate nei documenti. Oltre all’interesse di presentare punti di vista diversi sui grandi avvenimenti storici, questo progetto si è posto l’obiettivo di raccontare il vissuto comune a tutte le esperienze migratorie, che costituiscono il nucleo principale della selezione documentale insieme ai racconti di viaggio o di lavoro temporaneo all’estero. Questo progetto rappresenta una ricca fonte di consultazione per i turisti delle radici, che potranno usufruirne anche prima di intraprendere il loro viaggio in Italia.
Perché il “Turismo delle Radici” è un’idea su cui puntare
- È capace di coinvolgere le nostre comunità all’estero ed i Com. It. Es., nell’individuazione delle strategie migliori per creare un’offerta turistica appropriata;
- Può potenziare la rete dei musei dell’emigrazione italiana, favorendo la sistematizzazione delle attività dedicate all’approfondimento della storia locale, della lingua e della cultura italiana;
- Favorisce la digitalizzazione degli archivi delle anagrafi italiane, aumentando la domanda di documenti genealogici e relativi alla storia familiare;
- Crea degli itinerari standard a cui abbinare esperienze personalizzate (ad esempio degustazioni di prodotti tipici o possibilità di svolgere attività artigianali o ancora di partecipare a sagre e feste locali), che potrebbero in futuro essere inseriti in una APP, sulla falsa riga della “Guida alle radici italiane”, che permetta al viaggiatore delle radici di studiare e documentarsi sul proprio itinerario ancor prima di raggiungere la propria destinazione;
- Promuove esperienze di working holidays in Italia per i nostri connazionali all’estero: il turismo delle radici consente di ripartire da esperienze autentiche a contatto con il territorio, da proporre ai giovani oriundi italiani, esperienze che sostengono il lavoro artigianale e le filiere produttive di cui a livello globale abbiamo riscoperto l’importanza soprattutto per via della crisi socio-sanitaria in atto.