I 100 ANNI DEL LEGGENDARIO ROCKY MARCIANO

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Leonardo Pisani

Leonardo Pisani

DI LEONARDO PISANI

Cento anni, ma non li dimostra, la sua leggenda ancora vive tra gli appassionati, tra gli italiani di America, tra chi seguì le sue imprese, tra chi ammira il suo monumento a Ripa Taetina, ridente paese d’Abruzzo nel chietino, da dove partì la sua famiglia paterna per tentare la fortuna alle Americhe, di certo non lo hanno dimentico. Un mito che non è mai morto, nonostante “L’invincibile”  ci lasciò 54 anni fa, era il 31 agosto 1969 mentre tornava con un aereo privato a Brockton per festeggiare il suo 46 compleanno, il veicolo precipitò per il maltempo nello Iowa e nonostante avesse lasciato il titolo dei pesi massimi da invitto, nel 1955 ossia ben 68 anni fa.  Ma la sua  leggenda vive ancora. Rocky Marciano, l’invitto massimo e  Rocky L’indistruttibile campione. Come cantava Guccini: gli eroi son tutti giovane e belli, eppure la  storia di Rocky Marciano, anzi di Rocco Francis Marchegiano poteva essere uguale a quella di tanti italo-americani di prima generazione con genitori che parlavano a stento l’inglese; si parlava italiano anzi dialetto in casa, cucina rigorosamente italiana e tanta povertà. Il papà era Quirino  Marchegiano, figlio di Rocco Francesco  arrivato negli State da Ripa Taetina, un piccolo paese in provincia di Chieti; a Brockton nel Massachusetts, la mamma Pasqualina Picciuto, era emigrata  da San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento. Il primo figlio fu proprio lui Rocco Francis nato il 1 settembre 1923; un pargolo fragile e che rischiò di morire a poco più di un anno: casa fredda, pochi soldi ed il piccolo Rocco contrasse la polmonite rischiò addirittura la morte. Nella prima infanzia nulla di eclatante; tipica famiglia italo-americana ; nascono altri sei figli : le tre femmine Alice, Concetta ed Elizabeth e i due maschi Louis e Peter. Rocco è un ragazzo come tanti altri; va a scuola senza grandi profitti; ama il baseball e sogna di sfuggire alla povertà diventando un campione. Ci proverà ma inutilmente. Ironia della sorte: i Chicago Cubs  lo scartano perché non aveva  forza di lancio nel braccio destro. Lasciata la scuola Brockton High School dove giocava sia a baseball che a football iniziò la trafila del ragazzo italiano a cerca di mille lavori: trasportatore di ghiaccio; sterratore , giardiniere, operaio in una ditta di gas, fattorino calzolaio come il padre in fabbrica e tanti altri. Cresceva robusto ; 179 e pieno di muscoli, forte come un toro ma il desiderio rimaneva sempre e soltanto il baseball; vita tranquilla, lavoro e i pochi soldi guadagnati per fare la normale vita di un ragazzo di un quartiere periferico. La boxe non era nei suoi pensieri; ammirava certo Joe Louis il campione dei massimi ma Rocco non pensava che la noble art sarebbe stato il suo destino. Anzi non lo pensava nessuno. La boxe arriva per caso in Europa, dove Marchegiano fa il soldato nella U.S. Army in Gran Bretagna , è il 1923 Rocco ormai ha 20 anni; già vecchio per imparare la boxe ma l’italo abruzzese è caparbio; poi la boxe gli permetteva di evitare i lavori di routine spesso anche degradanti: ovviamente spesso riservati ai non veri yankee. C’è una leggenda ma forse verosimile sulla nascita  del pugile Marchegiano: deriso da un alleato australiano  in un pub  di Cardiff il giovane italiano stese un enorme soldato australiano. Da lì il passo ai guantoni fu breve. Combatte, vince, perde ma non esalta a parte la sua aggressività. Piccolo e leggero per essere un peso massimo; lento, goffo e poco adatto alla boxe dei dilettanti. Finita la guerra proverà a fare il pugile; un giorno  va a trovare l’ex commilitone Joe Sarelli, a Chicago. Il padre di Sarelli, è nell’ambiente della boxe . Lo porta per tre giorni in palestra poi lo chiama e gli  dice: ‘Rocky, perché non  ne ritorni a casa e dimentichi di essere un pugile? . Sei troppo  piccolo per essere un peso massimo. Credimi non ce la  farai mai.  ” Rocky invece continua, lo spettro te la povertà lo assale e non lo lascerà neanche quando diverrà ricco e famoso. Era noto per chiedere i pagamenti in contanti e non in assegni che chiamava carta straccia…  Continuò a fare qualche incontro con il  “Rocky Mack” – si dice per nascondere il tutto alla madre –  poi  diventa professionista il 17 marzo 1947, con un ko terzo turno di Lee Epperson.  Stava perdendo poi un destro, un solo destro al diaframma ed è ko. Poi il mistero. Marciano torna   dilettanti e combatte  sotto il suo vero nome. Il 1 ° marzo 1948, al New York Golden Gloves Torneo dei Campioni, Marciano perde da Coley Wallace in quella che sarebbe stata l’ultima sua sconfitta in  carriera pugilistica. Da dilettante con un record di 9-4 o, con 7 ko. Ritorna professionista e cerca un manager, Chiama Al Weill, che in precedenza aveva gestito Lou Ambers, Joey Archibald e Marty Servo; il vecchio manager accetta e lo porta dal famoso allenatore Charley Goldman per valutarlo. A prima impressione una catastrofe. Goldman racconterà che l’italiano era lento, senza tecnica, non sapeva parare, era lento e goffo ma capisce le potenzialità. Rocky non ha paura di nessuno; attacca sempre e sembra indistruttibile  potrebbe passare sotto una sega elettrica senza ferirsi. Poi fa male e tanto  male. Goldman disse che nello sparring contro il massimo Wade Chancey, Rocco le stava prendendo quando un largo destro colpì l’americano. Goldman disse che sembrava gli avesse staccato la testa. Cambiano cognome perché quasi impronunciabile e scelgono Marciano. Rocky Marciano. E compiono il miracolo; adattano uno stile pugilistico al fisico di Rocco; combatte quasi accovacciato a volte; colpi in serie da ogni angolazione, sempre avanti. Sembra fatto di acciaio ; ma nessuno nel mondo della boxe crede in questo ragazzo di 25 anni; ha iniziato troppo tardi a boxare. Invece infila 16 incontri vinti per ko, un record che rimarrà per oltre 50 anni nei massimi. Scala le classifiche ed affronta i più forti .  Nel marzo del 50 affronta la star del Madison Roland La Starza, Marciano vince con  fatica con verdetto non unanime, sembra che qualcosa si sia rotto nella furia italiana. Nel luglio del 51 affronta il pretendente al titolo mondiale Rex Laine, fortissimo pugile dato favorito per 9-5 ma finirà ko a 35 secondi della seta ripresa. Poi Rocco affronta il suo mito giovanile, il grande Joe Louis ritornato a combattere per pagare il fisco. Non è più il campione di una volta ma ancora batte i pugili da classifica mondiale. Louis è leggermente favorito; la sua borsa di 132 mila dollari; quella di Rocky di 44 mila dollari. Joe va ko alla ottava  ripresa. Joe Louis lascerà per sempre la boxe. Un incontro che ebbe anche eco in Italia,e d il commento fu di un giovane italoamericano che avrebbe fatto la storia della tv nel Bel paese: Mike Buongiorno. Dopo l’incontro Marciano scoppierà a piangere: aveva messo ko il suo idolo.  Anni dopo quando Louis ebbe enormi difficoltà finanziarie e di salute, Rocco lo aiuterà e molto.  In Italia fu  trasmesso l’incontro in differita, il commentatore un giovane americano che farà parlare di sé: Mike Bongiorno. Un anno dopo arriva la semifinale mondiale. Allo Yankee Stadium, del Bronx di  New York Marciano  il 28 luglio stende alla seconda ripresa Harry Matthews. Sarà l’italiano a sfidare il vecchio ma terribile campione Jersey Joe Walcott . L’incontro si svolge nel “Città dei Pugili” a Philadelphia, in Pennsylvania. 23 settembre 1952, Marciano leggermente favorito ma l’incontro è difficile. Walcott è un peso massimo completo: veloce, tecnico, sa picchiare, ed è straordinariamente mobile. Tutto in salita; al primo round Marciano va al tappeto per la prima volta in carriera. 4 secondi si rialza ma l’incontro lo fa il vecchio Jersey; vince quasi tutti i round, è in vantaggio quando al 13 round parte il  “Suzie Q” il famoso destro di Marciano. La faccia di Walcott sembra un quadro di Bosch; assume forme grottesche e va al tappeto privo di sensi. Marciano è il campione del Mondo dei Massimi.

L’anno dopo liquiderà la rivincita in soli 2 minuti  e 35 secondi. Il resto è storia anzi leggenda quando il 21 settembre 1955  allo Yankee Stadium di New York Marciano affronta  il favoloso campione dei mediomassimi Archie  Moore ammutolì i 61 574 spettatori dello Yankee Stadium quando alla seconda ripresa mise al tappeto Marciano; la  roccia italoamericana si rialzo dopo due secondi; perse il round ma poi iniziò a mettere sotto pressione Moore; nonostante la sua abile difesa andò al tappeto  due volte nella sesta, una volta nella ottava e poi definitivamente alla 9 ripresa; ad 1 . e 19 secondi  colpito dal terribile  “Suzy-Q” di Rocky, il suo terrificante destro. Quel 49 rimase da allora un mito nella storia dei pesi massimi; un record imbattibile miraggio di tutti i detentori del titolo; un traguardo che rimase infranto  lo stesso giorno, 21 settembre 1985 dopo trenta anni un campione mondiale dei massimi stava per eguagliare il record di imbattibilità di Marciano; Larry Holmes era a quota 48; se ne parlò molto del possibile superamento di quel record. Ci furono polemiche con Peter, fratello di Marciano. I pronostici erano tutti per il campione, si davano poche speranze anzi nulla allo sfidante che poi ironia del caso era il campione mondiale dei mediomassimi Mike Spinks. Ma tra lo stupore generale lo spilungone del Missouri esorcizzò definitivamente la maledizione dei mediomassimi battendo Holmes. Le 49 vittorie rimasero un mito inattaccabile. Lo sono ancora.  Marciano lasciò  la boxe da invitto; 49 incontri con 43 ko; nessuno ha tolto il suo record di imbattibilità nei pesi massimi. Marciano rimarrà nei cuori di tutti gli italiani sia d’America che del Bel Paese, un bagno di folla lo aspettò al suo arrivo a Roma, e poi a Ripa Taetina per visitare il paese di origine .

Un altro grande  ricordo di Rocky Marciano parte dalle opinioni dei grandi, in quetsa una miscellanea. Questa volta, siano essi la migliore testimonianza.
Iniziamo con il padre di Ring of Magazine Nat Flaisher :”È impressionante il suo pugno di ferro, guardando i suoi match potrei credere di essere tornato indietro negli anni d’oro di questo sport” 
Jack Kearns: Questo ragazzo italo-americano colpisce più forte di Dempsey e Louis!
Red Smith: Tanti ne ho visti, pochi fanno svenire gli avversari come Rocky.
McCallum: Rocky era come Dempsey e come Jack avrebbe colpito duro. Jack spaventava gli avversari, ma Rocky non si sarebbe spaventato contro Jack! 
Gene Tunney: Oh, sarebbe stata una guerra a viso aperto tra Jack Dempsey e Marciano, la vittoria poteva arrivare per entrambi.
Goldman: Rocky non andava mai indietro, colpiva e basta, era impossibile da intimorire, insensibile al dolore. Dopo il match contro Charles lo guardai negli occhi pensando tutto anche che fosse un alieno!
Durant: Marciano aveva un macigno al posto della mano, puoi danzare e essere veloce ma quando ti arriva sulla testa una pietra c’è poco da fare!
Myler: Non è colpa di Rocky se la sua epoca non ha dato i grandi fighter del trentennio precedente. Voi credete che per Jeffries, Johnson, Dempsey, Tunney, Louis, sarebbe stata una passeggiata? Uno con quel pugno avrebbe messo Ko qualsiasi campione!
Al Weill: Forza unica, coraggio da leone, pugno da ko, ingredienti per fare un campione assoluto.
Odd: Marciano era in perenne attacco, dimenava i pugni come pochi e colpiva come nessuno era capace.
Joe Louis: sembrava avesse il ferro al posto delle mani” 

Jack Dempsey: “A me bastava un round per vincere, a Rocky basta un pugno”.

Muhammad Alì: “Era possente… poteva incassare un pugno e continuare ad avanzare come nulla fosse…colpire le braccia dell’avversario in modo che non potessero sostenerlo per difendersi..”

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