
Leonardo Pisani
Onorevole Blasi, parliamo di politica regionale. La crisi politica è sufficientemente acclarata . Investe la Regione Basilicata in maniera che potremmo definire sistemica. Legata, ma non solo, alla difficoltà della maggior parte degli attuali attori politici a svolgere con autorevolezza la propria funzione.
C’è la tendenza a semplificare i giudizi sui così detti “politici” e a banalizzarne la funzione. E’ un po’ di anni che questa moda condiziona il perimetro della comunicazione politica. Difatti, è vera, anche qui da noi, un’affermazione oggettiva di carattere storico. Quasi sempre il giudizio sui politici di turno è dettato da banalizzazioni, da convenzioni.
Ciò detto, per evitare di cadere mani e piedi in un qualunquismo culturale dal quale rifuggiamo, non possiamo non soffermarci su una crisi politica che investe l’istituzione regionale più significativa della Basilicata e che determina difficoltà concrete nella vita di tutti i giorni della nostra comunità.
C’è da noi una cattiva abitudine. Confondere l’indirizzo gestionale con quello programmatico. Perché la politica è stata invasiva e pervasiva. Si è sostituita persino alla gestione amministrativa. Sia per il controllo del consenso, il così detto modello dell’assistenza – dipendenza, sia per un atteggiamento remissivo e molliccio dell’alta dirigenza, molto rannicchiata sulle proprie prerogative e sui privilegi di status.
Secondo Lei anche la parte burocratica ha la sua responsabilità?
Dott. Pisani, assolutamente sì. Questa situazione è andata man mano degenerando. Anche perché le nuove classi dirigenti non sono attrezzate ad una funzione suppletiva, a cominciare dalle mansioni amministrative. Soprattutto il presidente, Vito Bardi si aspettava una leale e proficua collaborazione. Ha dovuto constatare inerzia, pressapochismo, svogliatezza, deliberata volontà a non assumere alcuna responsabilità decisionale.

Onorevole, la sua è un’accusa pesante …
Non si tratta di responsabilità individuali, ma di atteggiamenti consolidati. In termini calcistici, definirei una “melina” il comportamento reiterato di molti dirigenti. Meglio non fare che rischiare, meglio temporeggiare che agire. Il problema è che i dirigenti e i funzionari di alto profilo sono ben retribuiti e lo sono per decidere e agire nel rispetto delle norme e dell’indirizzo politico. Tutte e due le cose non una sola!
Le pongo un’altra questione. Se, come Lei sostiene, non è vero che gli errori e la crisi sono determinati da semplice incapacità politica, non possiamo negare che, da sola, l’inesperienza, che pure è molta, è bastevole a giustificare i ritardi, le inadempienze …
Le farò degli esempi concreti che non riguardano solo questa amministrazione regionale ma anche i dieci anni precedenti: la cattiva gestione del bilancio regionale, delle poste di spesa, i ritardi nella attuazione di piani e progetti, l’assurdo immobilismo rispetto all’utilizzo delle risorse europee, la mancanza di una riforma sanitaria capace di collegarsi al territorio e ai bisogni della nostra popolazione. E potrei continuare.
Vediamo se la seguo nel ragionamento. Lei ci rimanda ad una crisi complessiva, ad un ritardo di cultura amministrativa insieme ad un gap di classe dirigente che dura da tempo. Io però voglio che mi risponda anche sulle ragioni tutte politiche dell’attuale crisi.
Va bene. Accetto la sollecitazione. Le ribatterò in maniera un po’ articolata. Mi perdonerà. Ci sono, come sempre accade in questi casi, questioni politiche irrisolte. Ne elencherò alcune.

- Il rapporto fra il presidente Bardi e Forza Italia
Bardi è stato indicato da Forza Italia, dovrebbe esserne uno dei leader, ma per sua indole, ed anche per scelta degli altri capi del partito, il presidente della Regione non è mai entrato nei meccanismi di funzionamento del Movimento fondato da Silvio Berlusconi. Il risultato è una estraneità che ha posto Forza Italia in una condizione di neutralità per non dire di contrasto rispetto alla guida regionale, quasi come se Bardi sia da solo ad accompagnare la nave in tempesta. D’altronde le continue dimissioni dell’assessore Franco Cupparo, il suo stop and go, nascono da una difficoltà di relazione proprio con e dentro il partito. Aggiungiamo anche che molti dei suoi presunti amici azzurri, parlo di Bardi, ne hanno minato l’immagine e indebolito le funzioni. Il presidente della Regione deve essere sempre coinvolto ed artefice della vita politica del partito che lo ha indicato. Questo gli restituisce forza rispetto alla funzione! Provi a guardare ai decenni trascorsi e mi dica di un presidente estraneo alla vita politica regionale e , in particolare, a quella del partito di appartenenza.
- Il rapporto fra Bardi e gli altri partiti di maggioranza
Il presidente Bardi è stato eletto nel momento di massima espansione elettorale della Lega di Salvini. Lui deve molto a questo partito. Ma non fa nulla per nascondere una certa freddezza. Nonostante la spartizione del potere sia stata molto severa e chirurgica. La Lega è fuori dalla sanità regionale, dalle attività produttive, dall’ambiente, dagli accordi sul petrolio, dalla gestione del Bilancio regionale, da quella dei fondi del Pnrr e da quella dei fondi storici, strutturali. Qualcosa non funziona e questa tensione si percepisce all’esterno. C’è poi ancora dell’altro. Parlo più in generale di scelte compiute da questa maggioranza. Una quota importante del personale apicale nominato dai partiti negli enti strumentali, fatte salve le debite e meritevoli eccezioni, non si è mostrata all’altezza della sfida in essere.
- Fratelli d’Italia, il partito emergente
Diversi osservatori hanno parlato di un avvicinamento di Bardi a Fratelli d’Italia. Non sappiamo se sia vero. Non ne siamo convinti. Osserviamo però lo spostamento di uomini eletti nella sua lista verso la destra radicale. Anche se questi movimenti ci appaiono solo tattici, privi di respiro culturale e di senso di appartenenza politica. Quasi che i partiti siano diventati dei vagoni anonimi di treni presi a caso. Comunque, quello che essenzialmente emerge è la capacità attrattiva di Fratelli d’Italia. Se pure sotto il vestito buono si nasconde una divisione fra correnti, presunti leader vecchi e nuovi che finisce per non far bene al funzionamento del massimo ente regionale. Quello che si legge è che gran parte dei dirigenti del partito della Meloni sono proiettati sui prossimi appuntamenti elettorali più che sulla gestione ordinaria di un momento straordinario che stiamo vivendo ora e che richiederebbe il massimo impegno di tutti.
- Troppi commissari alla guida dei partiti di maggioranza
Forza Italia è coordinata da un senatore assorto, lo dico con rispetto, in un importante incarico di governo nazionale. Fdi è guidata da un commissario non lucano come pure la Lega di Salvini. Le riunioni fra segretari si svolgono a Roma … Questo fatto da solo slega i territori, il governo regionale dalla capacità dei partiti di presiedere il processo politico. Non era mai successo prima nella nostra regione che, come sappiamo, è sempre stata un laboratorio politico originale, fucina di classe dirigente capace di affrontare e gestire in prima persona scelte strategiche.

Comunque anche le minoranze, sia il Pd che i Cinque Stelle, hanno seri problemi a riorganizzarsi.
Il Pd viene da una fase di perdita di voti e di identità. E’ un partito che per sua natura non riesce a vedersi lontano dai processi di governo. E’ come se si alimentasse solo con le batterie del potere. Ora è in una fase di discussione e rinnovamento generazionale. Questo è molto importante. Il declino dei Cinque Stelle mi pare abbastanza irreversibile. Il partito di Conte non è il Movimento di Grillo. Non dimentichiamo però che Matera è amministrata da loro. Non è certo poco.
Onorevole Blasi, dunque all’orizzonte non si scorge la soluzione dei problemi. Ci era parso, per un attimo, che il presidente Bardi avesse deciso di ribaltare il tavolo dei partiti, che si stesse avviando verso una scelta più autorevole, anche con un rimpasto della propria Giunta con profili esterni di alto livello. Ora tutto sembra rinviato alla primavera prossima.
Sarebbe troppo tardi. Più il Governatore parteciperà ai riti politici che lo circondano più ne uscirà con le ossa rotte. Anzi sarà compartecipe di un fallimento. Molti gli scaricheranno addosso colpe anche non sue. Come più volte le ho detto nei mesi passati di Bardi ho stima personale, ma lo vedo troppo disarmato sul piano della sintesi politica. Mi piacciono i suoi interventi in consiglio regionale. Sono carichi di umanità e di coerenza morale. Gli chiedo, se ci legge, di fare un piccolo sforzo in direzione di una chiave di lettura più politica. Dove per politica intendo relazioni chiare con la sua maggioranza, un progetto di riforme in pochi punti, un patto sociale con sindacati, impresa, sindaci e professioni. Una guida del’esecutivo più decisa, un vero e proprio cambio di passo, anche se questo dovesse costare qualche prezzo.
Si riferisce al cambio degli assessori o alla capacità di assumere le decisioni con risolutezza e nei tempi giusti?
Dott. Pisani, tutte e due le cose. Comunque, in politica il tempo non è solo un fattore ma diventa un valore in riferimento alle scelte da adottare per il bene di una comunità. E dalla elezione di Bardi ad oggi di tempo ne è già passato parecchio, speriamo solo non sia troppo tardi per quel cambiamento tanto evocato.