Maritaggio: venticinque lire, dai quindici anni in su, alle fanciulle povere di condotta illibata, orfane, figlie di genitori ignoti. Il parroco di volta in volta lo attesta. La congregazione di carità, con le mani dell’avvocato De Bonis, elargisce. Per l’ospedale, l’ospizio, l’asilo e il ricovero delle orfanelle, il Parlamento vota la tombola telegrafica nazionale.
Lyda Borelli si appresta al suo primo film muto Ma l’amor mio non muore; Lina Cavalieri, divorziata da un principe russo, da un miliardario americano e da un tenore francese, approda al Covent Garden di Londra.
Al circolo Lucano, nei giri di valzer, nella quadriglia, nella polka, nella mazurka, musette, mignon, madrilene, nel divino boston, angiers, avant e dret, si affoga l’anno trascorso e si brinda a quello nuovo.
Si accendono le luci nel palazzo che fiancheggia la cattedrale. Raffiche di tramontana, enormi cumuli di neve ne gelano i muri. All’altezza delle finestre, conficcati nelle orride bocche di pietra, gli anelli di ferro a trattenere i cavalli del fattore, e i coloni venuti dallo sperduto latifondo per l’omaggio delle derrate e dei frutti per il canone. L’arco di S. Gerardo fa da bocca di accesso al piazzale antistante la sede della curia, accanto a cui sta il secentesco palazzo Scafarelli. Per salirvi bisogna aggrapparsi alle ringhiere, fare tappa su quattro pianerottoli. Strette di mano, invitati, garofani, nipotini, risate, voci, odoroso spumeggiare signore, ufficiali in alta uniforme, baciamani, fruscio di vestiti, sguardi austeri di antenati, squarci di paesaggi lucani, piante, fiori, merletti, gioielli, bianco di sposa, spanne mai percorse di terra sono dentro lo stemma di famiglia.
Si sposa Amelia Scafarelli. Sulla soglia della cattedrale, l’avvocato Simeone Difonzo di S. Eramo in Colle, sposo. Grossi solitari con pendenti, diademi, collane, brillanti, spole, perle, bracciali in zaffiri, orologio d’oro, pendenti in rubini, coppe in cristallo, d’argento, servizi téte a téte, lacci, ventagli in oro, tartarughe con monogramma in argento, coppa di bronzo Impero, portafiori in maiolica, binocolo in diaspro, anfore, ricami, un matrimonio in oro ed argento, brillanti. Una fiaba antica raccontata per i vicoli vicini, per le carrozze che portavano la posta a Napoli, per le manciate di soldi, i confetti su cui si scaraventano a mucchio i ragazzi, mocciose presenze di una folgorante giornata, per Totonno, cocchiere di notizie e di leggende, alla sinistra del mento un ciuffo di peli come un baffo bianco.
Il Lucano 24 febbraio 1908
Gioie domestiche. La marchesa Cesare Donnaperna ha avuto la felicità di dare alla luce il florido maschietto, Alberto, che sarà l’erede di uno dei più stimati ed artistocratici cognomi che vanti la Lucania. In questa nostra terra, ove le tradizioni di antica cortesia e di incontaminato lignaggio vanno scomparendo pel sopravvivere della gente uova non è indegno di gioia sincera l’evento che perpetua un cognome illustre.
Il Lucano 27 settembre 1908
Si desiderava tanto un corso di spettacoli o di rappresentazioni al Comunale ed il pubblico non è mancato alla prima recita della Compagnia italiana, diretta da Luigi Cigoli. Nel repertorio della Compagnia sono forti lavori drammatici e la produzione artistica moderna e contemporanea vi trova posto larghissimo. 1 nomi di Sardou e di Sudermann, di Giacosa, di Rovetta, di D’Annunzio, di Roberto Bracco, di Morello, di Sabatino Lopez: i titoli delle pochades più piccanti, sono sicuro indice del buon gusto e dell’intelligenza artistica del direttore-proprietario. La sera di giovedì: Madame Sans Gène. La prima attrice sig. Eugenia Cigoli, vivacissima, ha dato tutto il colorito, il necessario movimento di scena, e una seducente interpretazione al carattere di Caterina: ha riscosso molti applausi. Il direttore Luigi Cigoli (Napoleone), La Gina Benferrati (S. M. Carolina), l’attore Armando Cittadini (Lefevre), il brillante Carlo Cigoli, contribuiscono efficacemente e furono applauditi.
Questa sera: I disonesti di Rovetta. Fra breve,una delle novità che più si sono affermate nella recente produzione teatrale: Bufere di Sabatino Lopez.