IL “MODELLO BASILICATA” SI E’ DEFORMATO

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PIETRO SIMONETTI

Tanti anni fa, prima che iniziasse il nuovo secolo, tre importanti ricercatore di livello internazionale studiarono lo stato ed il funzionamento delle Istituzioni Lucane. Robert Putnam,Robert Leonardi e Raffaella Nanetti,com altri collaboratori lavorarono per lungo tempo in Basilicata ed altre regioni. Il Prof.Putnam in particolare rimase colpito  dal  protagonismo di un sindacato unitario, dalla qualità delle sue proposte e dalla numerosità delle sue iniziative . L’attenzione dei ricercatori ruotava però più complessivamente intorno al ruolo che le neonate Regioni giocavano sopratutto nel Mezzogiorno e tra queste la Basilicata col suo forte grado di riconoscimento da parte della comunità regionale di riferimento. 

la prof.ssa nanetti

 Al centro delle ricerche vi erano n particolare nell’ordine,  il grado di gradimento della pubblica amministrazione la gestione della programmazione e l’ uso delle risorse, lo stato della struttura sociale e demografica. In sintesi emerse una specifica esperienza regionale  che  segnava risultati positivi e margini di ulteriori miglioramenti in un quadro di completa ristrutturazione, anche a  a seguito della chiusura della Cassa per il Mezzogiorno e dell’intervento pubblico nel comparto industria attuato con l’eliminazione dell’Iri , la privatizzazioni di Eni e di tante strutture pubbliche nel comparto bancario,delle telecomunicazioni e nel settore Agro-alimentare.

Si parlò allora di  una ottima  tenuta della struttura sociale e di buona amministrazione. La Basilicata divenne un caso di successo. In realtà dietro alcuni dati positivi socio economici ed esempi di buona amministrazione già si preparavano ad emergere alcuni elementi di criticità, a partire dalla progressiva rinuncia alla programmazione,allo spreco di risorse ed al drenaggio da parte di  gruppi pseudo imprenditoriali, specialmente del Nord, di importanti risorse destinare alla ricostruzione ed allo sviluppo poi  evidenziate e sanzionate dalla Commissione  Scalfaro o sul dopo sisma e dallo stesso rapporto del Prof Caporale. Una deviazione di percorso iniziata storicamente con gli interventi straordinari e perfezionaai con il dopo terremoto, fatta di speculazioni, truffe e vere e proprie rapine fatte con progetti industriali superati e privi di contenuti innovativi e di mercato. In questo quadro si distinsero prima  l’intervento Fiat a Melfi (che fu del tutto ignorato dalla imprenditoria locale incapace di puntare all’indotto)  e , poi,l’accordo sull’uso delle risorse petrolifere e sulle relative compensazioni, al quale accordo è mancato l’elemento fondamentale di una verticalizzazione produttiva attraverso investimenti nella chimica fine,derivata e pulita. Vicenda che dura tuttora:l’interesse prevalente sono i sub appalti per lo smaltimento dei rifiuti speciali oppure i servizi con scarsa occupazione e valore aggiunto, ma non la nascita e crescita di realtà produttive.
Mentre si ricercava e si studiava, veniva pian piano affermandosi un modello gestionale delle risorse umane e materiali in netta controtendenza con le virtuose iniziative dei decenni precedenti, che avevano visto  la realizzazione del piano irriguo e del collegato sviluppo dell’agricoltura,ideato da Decio Scardaccione uno degli strumenti più promettenti della vertenza Basilicata , per il generale miglioramento  delle condizioni di vita, di reddito e occupazione. Questa regressione gestionale inanellava i suoi trofei in negativo:  chiuso l’ Ibres,l’unico istituto di ricerca socio economico di tipo pubblico, l’ Unibas incapace di  decollare per gli elementi di chiusura interni e la sua offerta formativa carente, e via dicendo.. Ebbe così inizio l’affermazione degli intrecci tra i gestori locali e la rete delle grandi multinazionali,in particolare quelle delle risorse energetiche, delle opere infrastrutturali e delle amministrazioni centrali dello Stato che hanno assunto lentamente ma costantemente il controllo dell’uso e spartizione delle risorse in tutti i comparti, coronata ultimamente dalla espropriazione della gestione delle risorse idriche e dal sostegno alla autonomia differenziata. La gestione dei Consorzi industriali,degli Enti Sub regionali, degli interventi a pioggia senza ricadute occupazionale sono state le principali attività di governo e sottogoverno, che hanno generato gruppi di potere,cartelli elettorali e nutrimento delle criminalità organizzata e non. La Basilicata non ha mai ricevuto tante risorse finanziare come negli ultimi 20 anni.Il Bilancio publico e privato si attesta attorno a 15 miliardi all’anno,una cifra enorme equivalente ad una manovra nazionale di assestamento del bilancio annuale.  L’utilizzo improprio di queste risorse hanno sinora prodotto desertificazione demografica, aumento della povertà e mancato sviluppo. Negli ultimi due anni solo alla Stellantis di Melfi si sono persi per dimissioni volontarie incentivate,con 80.000 e120.000 euro , circa  duemila posti di lavoro.L’aumento del precariato pubblico e privato, attorno a decine di migliaia di unità, si somma all’esercito dei disoccupati storici ,senza prospettive e senza mestiere anche per il blocco dell’attività formativa. Un declino di successo che è in atto da tempo e che nutre il mercato elettorale e lo scambio dei voti e delle transumanze nella griglia degli schieramenti elettorali ad ogni livello istituzionale. Il tutto sotto gli occhi distratti e timidi  di rappresentanze sindacali e datoriali praticamente ininfluente, disunita e ripetitivita. Società senza conflitti e vertenze collettive che  hanno non hanno seguito certamente ila strada inaugurata dalla nascita della regione e che giustamente è stata  positivamente descritta dal ricercatori anglosassoni che ieri hanno ricordato contenuti,modalità e le esperienze del loro lavoro. Siamo passati dai casi di successo  al declino del successop di questi ultimi anni. Oggi viene presentato il conto dell’abbandono della programmazione, della gestione clientelare delle istituzioni, degli intrecci con l’affare, della deregolamentazione normativa e del trionfo di ristretti circoli dirigenziali nella P.A.,nella mancanza assoluta di controlli che avvengono quasi sempre ex post, a seguito di  accertamenti tardivi di reati,violazioni di norme,truffe e rapine.  Alcun studenti presenti all’evento dedicato a Romualdo Coviello hanno chiesto ai ricercatori presenti quale futuro ci aspetta e il destino delle risorse sociali lucane. E’ facile immaginare come, persistendo queste negatività e in mancanza di un coraggioso cambio di rotta, il giudizio che verrà fuori da nuove ricerche sull’effetto mancato dell’a Istituzione regionale.
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Pietro Simonetti

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