Non drammatizzare e non minimizzare. L’episodio di Lagonegro non può essere ascritto preventivamente ad una categoria: può darsi che sia delinquenza comune, come può darsi che sia una deriva del clima politico che da tempo riguarda la città di Lagonegro. Già è capitato che un episodio analogo contro un altro consigliere, in quel di Matera, ha avuto la sua verità investigativa e c’è da augurarsi che con la stessa velocità anche stavolta si possa dare un nome ed un cognome ad un atto esecrabile e comunque delinquenziale. La solidarietà è d’obbligo e la condanna dell’atto è giusto e bene ha fatto chi ha voluto chiarire che una cosa è la contrapposizione dialettica, altra cosa è la rivalità, altra cosa è l’odio. Ma proprio questa gradazione non sempre la si comprende e capita spesso, sempre più spesso, che il linguaggio della dialettica si vesta di parole violenti, di giudizi personali, di allusioni, di mezze frasi buttate qua e là che sanno tanto di diffamazione. E questa lotta esacerbata, tirata al limite della querela un giorno sì ed uno pure,finisce col creare un clima pesante, nel quale c’è chi lavora non per spegnere le fiamme ma per alimentarle. E’ già stato detto in maniera chiara ed in occasioni solenni che il primo passo per quelli che ambiscono a creare spazi per delinquere è mettere gli uni contro gli altri, alimentare le tensioni e creare le condizioni per seminare violenza. Questo tentativo di farsi largo nei nostri territori è avvertito soprattutto nelle zone di confine, nella parte metapontina, nel nord della regione tra il melfese ed il foggiano e nel lagonegrese. Il contrasto a queste infiltrazioni c’è ed è forte, ma non sarebbe male se anche la politica ed i media facessero la loro parte, nella misura in cui si danno delle regole di correttezza, che poi significa in soldoni, abbassare i toni, trattare con rispetto gli avversari, usare un vocabolario più consono e più adeguato a chi, per funzione , deve dare l’esempio . Rocco Rosa
ABBASSIAMO I TONI, PER FAVORE
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