PERCORSI D’ARTE SACRA: BERNALDA

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IOLANDA CARELLA E SALVATORE SEBASTE

carella sebaste

Si chiamò Camarda,centro d’origine greca. Risale certamente all’età di Metaponto, “anzi la sua esistenza era funzionale alla Città magnogreca che intratteneva rapporti di vario genere con le popolazioni dell’interno lucano e pugliese”.

Sorgeva nell’antico sito tra la Chiesa di San Donato (fig. 1) e la Madonna degli Angeli, ,zona in cui si rinvennero un discreto numero di tombe d’età greca.

bernalda-1-s-donatoLa Chiesa di San Donato, da molti anni chiusa al culto, conserva il Carro trionfale in cartapesta di San Bernardino, realizzato negli anni Cinquanta del XX secolo da Luigi Morano, cartapestaio di Montescaglioso. Accanto alla chiesa si nota l’antica Croce del convento dei Francescani Conventuali, che i monaci posero accanto alla porta feudale di Bernalda e che successivamente è stata diverse volte spbernalda-5-chiesa-madreostata con l’avanzamento dell’insediamento urbano. La Chiesa della Madonna degli Angeli (restaurata varie volte) custodisce (fig. 3) un Crocifisso, tutto tondo in ferro battuto, realizzato dall’artista Salvatore Sebaste nel 1965.

Camarda fu feudo normanno e svevo. Nel 1090 Guaimario, un normanno discendente da Roberto il Guiscardo, fu il signore di Camarda e nel 1278 fu feudo di Riccardo di Camarda. Tra il 1300 e il 1450 il feudo fu tenuto da Pietro Tempesta e Bertrando del Balzo. Camarda distrutta dal terremoto del 1378, fu ripopolata nel 1470 dal conte Pirro del Balzo di Montescaglioso; nel 1497 fu distaccata dal territorio di Montescaglioso e data in feudo a Berardino De Bernaudo, segretario del re Federico II d’Aragona in compenso dei servigi prestati agli aragonesi. Nel 1501 Camarda fu rasa al suolo dall’esercito francese ed il feudatario decise di spostare e ricostruire il sito della sua città a circa due chilometri più a Sud, sullo sperone del colle che domina la valle del Basento, intorno alla torre normanna che fu incorporata  nel nuovo Castello che egli fece erigere. Berardino De Bernaudo volle dare al nuovo centro abitato (che sarà signoria feudale di casa Bernaudo fino al 1632) il suo nome, (ma risulta che solo alla fine del Cinquecento Camarda è affiancata da Bernauda,poi Bernalda) e scelse come patrono san Bernardino da Siena.
L’impianto urbanistico del nuovo insediamento urbano fu realizzato su disegno del suo primo feudatario, esperto intenditore delle raffinatezze rinascimentali, poiché aveva avuto intense frequentazioni con la Signoria medicea di Firenze, con la corte di Francia e di Spagna e con lo Stato Pontificio. Sette strade parallele e lunghe, intersecate da otto vie più strette e perpendicolari, consentivano ampia esposizione solare e riducevano la forza dei venti di maestrale. L’abitato fu cinto di mura ed ancora oggi n’è visibile qualche piccolo frammento.
Sul finire del Settecento Bernalda si estese dalla piazza dell’antica porta Maggiore al convento di Sant’Antonio, edificato nel 1614 dai Francescani Minori Riformati e nell’Ottocento l’edificazione urbana raggiunse il Convento dei Frati Francescani Conventuali, costruito nel 1601. (La navata dell’antica chiesa è ora la Sala Incontro, luogo di riunioni ed attività culturali).
Numerosi bernaldesi cospirarono per l’Unità d’Italia e combatterono nelle battaglie del Volturno e della Bezzecca. Dopo l’Unità d’Italia e la fine del brigantaggio molti abitanti emigrarono per le Americhe.

Nel 1933 il territorio si arricchì della frazione di Metaponto, appartenuta in precedenza ai comuni di Montescaglioso e di Pisticci e nel 1978 si conclusero le controversie per il territorio tra Bernalda e Montescaglioso, iniziate nel 1520.
Di fronte al Castello (che ospitò nel 1735 Carlo III di Borbone, il quale dette a Bernalda il titolo di città e nel 1799 il cardinale Ruffo), fu edificata tra il 1510 il 1532, sui resti di un edificio sacro forse risalente all’epoca della costruzione delle torri normanne, la Chiesa Madre, dedicata a San Bernardino da Siena. All’inizio la chiesa fu ad una navata con la facciata a capanna semplice di stile romanico, con il tetto di legno e il campanile basso e merlato. Nei secoli la costruzione (fig. 5)subì varie trasformazioni: furono aggiunte le altre due navate con i relativi spioventi e l’altare maggiore sorse al posto del coro. L’altare maggiore, in tutta la sua ampiezza, nascose per tanto tempo un dipinto raffigurante San Bernardino con due santi, affrescato sulla parete retrostante, che risale probabilmente all’antica costruzione della chiesa. L’affresco ben presto sarà portato alla luce, essendo in atto lavori di restauro da parte della Soprintendenza ai Beni culturali di Basilicata.
Dell’antica chiesa sono rimasti due dipinti ad olio del XVII secolo raffiguranti Figure di Santi, ma il pessimo stato di conservazione rende impossibile la lettura critica dei dipinti.
L’interno conserva un pregevole pulpito in legno intagliato e dorato e un organo di nove registi del XVIII-XIX secolo; l’acquasantiera (1607), di un modello formale largamente diffuso nel Rinascimento, con vasca circolare sostenuta da un fusto percorso da solchi ed anelli rigonfi, poggiante sulla base che presenta uno stemma con motivi floreali; un fonte battesimale del XVI-XVII secolo in pietra scolpita e legno con vasca circolare decorata a rilievo da arcatelle e da un festone di foglie, sorretta da un fusto adorno di motivi vegetali; due opere del pittore bernaldese Cosimo Sampietro del XX secolo: il Battesimo di Cristo, tempera su tavola e Santa Lucia, olio su tela; la scultura di San Giuseppe (1773) in legno dipinto, di un ignoto artista napoletano. Il santo tiene fra le braccia il Bambino che allarga le braccia in atto benedicente. In quest’opera si notano alcuni elementi, come il movimento del panneggio e i tratti dei volti, che si rifanno alla migliore tradizione artigianale settecentesca.
Da notare ancora la statua in cartapesta raffigurante Cristo portacroce, datata 1882, di bottega leccese, il gruppo statuario della Pietà, in legno scolpito e dipinto di produzione settecentesca napoletana; il gruppo statuario raffigurante Sant’Anna con la Madonna, opera in cartapesta, di provenienza leccese, databile alla fine dell’Ottocento e la statua di San Bernardino in cui si riscontrano caratteri comuni alla statuaria lignea settecentesca.
Fanno parte del tesoro della chiesa alcuni oggetti sacri in argento del XVI-XVII-XVIII secolo, realizzati da ignoti argentieri napoletani,tra cui il reliquiario del patrono, dono dell’illustre concittadino Matteo Parisi, archiatra pontificio e medico personale dei papi Innocenzo X e Alessandro VII. bernalda-6-bernardino

All’esterno della chiesa, nella Piazza San Bernardino, si può ammirare la scultura bronzea del santo protettore (fig. 6) realizzata dallo scultore Giuseppe Morelli nel XX secolo. La figura del santo predicatore si decanta in morbide curve allentate,in un fluire continuo di volumi tersi e puri, su cui scorre la luce,creando effetti di un delicato pittoricismo.
In Corso Italia, in pieno centro storico, è ubicata nel settecentesco Palazzo Ferri (fig. 7) la Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna Bernalda-Metaponto, ove sono custodite opere d’artisti lucani e non lucani che con la loro presenza hanno contribuito alla crescita culturale della regione.

bernalda-7-pinacotecaDa notare le opere dei pittori bernaldesi (Cosimo Sampietro, Amedeo D’Elia, Bernardino Marsicano e Salvatore Sebaste) e dei pittori venuti a lavorare a Bernalda (Ernesto Treccani, Tono Zancanaro, Beuys, Nino Fortunato, Corrado Lorenzo, Silvio Craia).
Girando per il centro storico, tagliato in due dall’antico Corso Italia, si osservano case ad un piano che s’alternano a vari palazzotti,tra cui la casa baronale del Palazzo D’Ammicco, in Via Magenta.

Le case con volte a botte o a crociera sono ricoperte di tegole di cotto e abbellite da  balconi in ferro battuto di stile spagnolo, realizzati da artigiani locali risalenti al XVIII secolo. Queste ringhiere rivelano eleganza nella forma e qualità eccellente nella decorazione incisa e sbalzata col fuoco. Si nota ancora qualche fumaiolo in stile orientale chebernalda-9-chiesa-del-carmine ricorda i minareti mussulmani a testimonianza di dominazioni, di scambi commerciali e culturali con questi popoli.
In Corso Italia, quasi di fronte all’orologio situato sull’antico Municipio, si trova (fig. 9) la Chiesa del Carmine, costruita nel XVI secolo. Aveva un solo altare ed era gestita da sacerdoti e da una confraternita di laici nel Seicento e Settecento. Ricostruita nel 1870 si arricchì di cinque altari e del campanile a due piani.
Nell’interno si può ammirare, a sinistra, in una nicchia, il gruppo statuario (fig. 10) del XVII-XVIII secolo raffigurante Cristo Crocifisso e S. bernalda-10-cristo-crocifisso-e-s-matteoMatteo, forse di Altobello Persio. Il Cristo, in legno scolpito e dipinto, inchiodato sulla croce con il capo reclinato presenta larghe ferite sanguinanti. Alla sua destra vi è l’evangelista, scolpito in pietra, con barba e capelli fluenti che ha tra le mani un libro e una penna, affiancato da un angelo che regge il calamaio. Le due figure si diversificano sia per il materiale in cui sono state realizzate sia per l’impostazione stilistica.
Da notare un’acquasantiera del XIX secolo in pietra, la cui vasca è caratterizzata da ampie baccellature e poggia su una base a forma di mano e la scultura lignea (fig. 11) della Madonna col Bambino (1863),
di probabile provenienza campana. La Madonna indossa una veste rosa e un manto azzurro e sorregge il Bambino, che allarga le braccia nell’atto di benedire e tiene nella mano sinistra un piccolo globo sormontato da una croce.
A destra, in una nicchia, c’è la statua lignea  dell’Immacolata Concezione (1860, ma questa data potrebbe riferirsi ad un successivo restauro). La Madonna, in abiti riccamente panneggiati e decorati, si erge al di sopra di una nuvola circondata da cherubini, giunge le mani in preghiera e poggia il piede sinistro sulla testa di un serpente. Il capriccioso gioco delle pieghe in cui si risolve il modellato della figura, l’esuberanza della decorazione delle vesti, si riallacciano alla tradizione artistica settecentesca di tono più ricercato. Ancora a destra c’è il gruppo statuario in legno scolpito e dipinto rappresentante l’Annunciazione (1884). La Vergine, intenta a pregare è affiancata dall’arcangelo Gabriele che le annuncia l’incarnazione di Cristo.
In sacrestia si trova il confessionale intagliato in legno, il cui abitacolo è circondato da una cornice mistilinea decorata da dentelli, sottili motivi floreali e volute laterali.

bernalda-13-s-roccoSempre nel centro storico vi è (fig. 13) la Chiesa di San Rocco, a navata unica, che fu costruita nel 1540 fuori le mura cittadine. L’esterno si presenta semplice nelle linee, proprie dello stile rococò, con campanile a vela che n’esalta la monumentalità. L’interno custodisce una statua lignea del XVII secolo rappresentante San Rocco.
In Piazza Plebiscito è ubicata (fig. 14) la Chiesa di Sant’Antonio,

edificata nel 1615-1616 accanto al monastero dei Frati Minori Riformati. (Il convento di Sant’Antonio è oggi sede del Municipio e l’antico chiostro, che mostra i resti delle volte affrescate da scene della vita di San Francesco, è centro di mostre artistiche, concerti ed incontri culturali). La chiesa ha due navate in timido stile barocco. Nella seconda metà del Settecento fu aggiunto lo spazio per il coro, il campanile e gli altari. Nell’abside della navata maggiore domina in bernalda-15-pentecosteuna ricca  cornice una grande tela ad olio del pittore bernaldese Cosimo Sampietro, raffigurante (fig. 15) la Pentecoste (1929). Sulle teste degli apostoli e della Madonna, raccolti in preghiera, si notano lingue di fuoco, mentre in cielo s’impone una colomba bianca avvolta in un fascio di luce divina. Dello stessa  artista si trovano in questa chiesa le tele: Dio Padre Benedicente, il Sacro Cuore di Gesù e il Purgatorio. La navata principale è arricchita da alcune sculture lignee dipinte, il cui movimento danzato, il delicato gioco del panneggio, la ricercatezza della rifinitura rimandano alla migliore tradizione della statuaria lignea settecentesca napoletana.

IMMACOLATA CONCEZIONE

IMMACOLATA CONCEZIONE

Le più significative risultano: San Francesco (il santo indossa un saio marrone e sostiene un Crocifisso); Cristo alla colonna, (Cristo è appoggiato alla colonna con le mani legate, i fianchi cinti da un drappo bianco e il corpo ricoperto di ferite sanguinanti); l’Immacolata Concezione (fig. 16), (la Madonna, in atto di preghiera con gli occhi rivolti al cielo, si erge sopra una nuvola circondata da cherubini e poggia il piede sinistro sulla testa del serpente); San Vito (il santo regge con la mano sinistra la palma del martirio e porta la destra al petto sollevando al cielo lo sguardo supplicante. Ai suoi piedi sono accucciati due piccoli cani); San Giuseppe (il santo è avvolto in un mantello ampiamente drappeggiato, sorregge con il braccio sinistro il Bambino Gesù e si appoggia con il destro ad un bastone);bernalda-17-s-michele San Michele (fig.17), (il santo indossa una corazza riccamente decorata, un corto gonnellino e un manto appena posato sulle spalle. Solleva il braccio destro stringendo una spada nell’atto di uccidere il drago che è sotto ai suoi piedi. Ha il capo coperto da un elmo piumato).
Nella navata laterale, il grande Crocifisso, in legno scolpito e dipinto da ignoto artigiano meridionale, forse proviene dal Convento dei Frati Conventuali. È inserito tra due colonne con capitelli corinzi che poggiano su basi modanate e sostengono una cornice mistilinea con baccellature, grani di rosario e motivi floreali. In nicchie sono ubicate le sculture lignee, sempre di bottega napoletana del XVIII secolo: San Pasquale, Sant’Antonio, San Francesco dbernalda-18-palazzo-graziadeii Paola.
Lungo il Corso Umberto si snodano diversi palazzi di stile liberty, come il Palazzo Appio, il Palazzo Margherita e il Palazzo Graziadei (fig. 18).
Nel quartiere nuovo, nella seconda metà degli anni Settanta del XX secolo, è stata costruita (fig. 19) la Chiesa dei Santi Medici. Il progettista si è ispirato alle tende del deserto, inserendo la costruzione nell’ambientbernalda-19-s-medicie circostante. L’edificio ha pianta asimmetrica; le finestre, il portone e l’ampia apertura con la decorazione in argilla sono disposti con criterio rigorosissimo rispondente a certi precisi rapporti geometrici. Nulla è stato lasciato al caso: tutto risponde ad un esatto ordine logico.

Nell’interno sulle canne dell’organo si evidenzia (fig. 20) una Madonna in argilla e smalto ceramicato bianco, del XX secolo, proveniente da una bottega artigianale di Grottaglie. La figura della giovane Madonna ha le braccia aperte, nell’atto di abbracciare tutti i fedeli, proprio come fa una madre con i suoi figli. L’artista è andato alla ricerca di una forma in divenire al di là d’ogni particolare, umano o naturale, in una sorta di fusione tra l’universo e l’uomo, tra la memoria e la fantasia.
La chiesa custodisce il gruppo statuario in cartapesta, raffigurante i Santi Medici, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia (1875), di proprietà della famiglia Di Palma. L’impostazione strutturale delle statue e il trattamento d’alcuni particolari consentono di accostare l’opera alla più ricercata produzione leccese di statue in cartapesta dell’Ottocento.
Il santo a destra regge una pisside e la palma del martirio, quello a sinistra solleva la mano destra benedicente e con l’altra regge un libro e la palma del martirio.
Da notare ancora Il Crocifisso ligneo (sec. XX) dell’artista bernaldese Gaetano Russo e la statua, in legno scolpito e dipinto, di bottega napoletana, raffigurante San Donato. Il santo, in abiti vescovili, solleva la mano destra benedicente e regge, con la sinistra, un libro su cui c’è una mezzaluna. La soluzione del problema plastico, rimanda la datazione dell’opera al XVXVI secolo, coincidendo con l’epoca cui s’ascrive la costruzione della chiesetta di San Donato nella quale era originariamente collocata.
All’ingresso del paese, nella zona PIP, girando per la Basentana si nota su una collinetta verde  la scultura di San Francesco, ricavata da un tronco di ulivo di ottocento anni,con alcune parti in acciaio. L’opera è stata realizzata nel 1999 dall’artista Giuseppe Filardi.

Nella cappella della masseria di San Salvatore si trovano un’acquasantiera del XVIII secolo, di fattura artigianale e l’olio su tela di Cristo benedicente, dipinto nel 1908 dal pittore Cosimo Sampietro.
Percorrendo la Basentana verso Metaponto, a sette chilometri, sulla sinistra c’è la Cappella di San Biagio, ove si possono notare i resti di un santuario arcaico del VII-VI secolo a. C.

BIBLIOGRAFIA

Filippo Ambrosano, Istoria Civica di Bernalda 1798, Trascrizione, introduzione e note di Angelo Tataranno, Matera, Tip. Antezza, 1997.
Dino D’Angella, Storia di Camarda e di Bernalda, Pisticci, Tip. IMD Lucana, 1983.
Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore, 1981.

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Sull' Autore

SALVATORE SEBASTE Salvatore Sebaste (Novoli di Lecce 1939), pittore, scultore e incisore. Consegue la maturità artistica all’Istituto d’Arte di Lecce e al Magistero di Belle Arti di Firenze. Si perfeziona, poi, nelle tecniche incisorie presso lo studio calcografico di Mario Leoni, a Bologna. Vive a Bernalda (MT), in Corso Umberto, 51. Sito internet ed e mail: www.salvatoresebaste.com e info@salvatoresebaste.com Svolge un’intensa attività pittorica, grafica e scultorea negli studi di Bernalda (MT), Bologna e Milano. A Bernalda, dal 1966, il suo laboratorio calcografico è punto d’incontro e di animazione culturale di artisti contemporanei. In questo studio ha stampato, nel 1980, otto acqueforti di Joseph Beuys, le uniche realizzate dall’artista tedesco. Dal 1975 al 1977 è stato Presidente del circolo culturale “La Scaletta” di Matera, dove ha fondato, con altri amici artisti, la “Scuola libera di grafica”. Nel 1992 ha esposto i suoi libri d’arte a “The Museum of Modern Art” di New York ed è inserito nel catalogo “The artist and the book in twentieth - century Italy”, a cura di Ralph Jentsch (Ed. Allemandi, Torino). Nel 1994 ha partecipato alla mostra del libro d’arte al Museo Guggenheim di Venezia ed è presente nel catalogo de “I libri d’artista italiani del Novecento” (Ed. Allemandi, Torino). Dal 1956 ad oggi ha realizzato numerose e importanti rassegne personali e collettive in Italia e all’estero. Sue opere di pittura, scultura e grafica sono collocate in edifici pubblici, chiese, musei e piazze. La sua documentazione artistica si trova negli archivi storici: Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Biblioteca Nazionale RAI di Roma, Galleria per l’Arte Italiana del Novecento a Firenze, Kunsthistorisches Institut a Firenze, Dipartimento delle Arti Visive dell’Università degli Studi di Bologna, Museo Comunale d’Arte Moderna e dell’Informazione a Senigallia (Ancona), Fondazione Re Rebaudengo a Guarene (Cuneo), Centro culturale polivalente a Bagnacavallo (Ravenna), Schweizerische Gesellschaft der freund von kunstauktionen di Max Bollag a Zurigo, Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 “G. Bargellini” di Pieve di Cento, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, Libreria Bocca di Milano. Negli anni ’90 suoi “scritti d’arte” sono stati pubblicati su “Basilicata Regione Informazioni Risorsa Cultura” del Consiglio Regionale di Basilicata e sul settimanale “Cronache lucane”. “I percorsi d’Arte” dei 131 paesi della Basilicata e I Profili d’artisti lucani sono inseriti sul sito Internet: http://www.basilicatanet.it Su You tube si trovano documenti-video. Nel 1982 ha pubblicato la prima monografia: “Necessaria Poiesi”, a cura di Franco Vitelli. Ed. Centro Studio “Il Subbio”. Matera, Nel 1998, per l’edizione “Novaluna” Associazione Culturale Internazionale di Brescia, ha pubblicato “Pensieri in movimento”, diario di appunti e riflessioni critiche su e intorno all’arte. Nel 1998 fa fondato la Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea Bernalda-Metaponto, di cui è stato Direttore. Nel 1999 ha pubblicato la monografia di pittura “Sebaste”, per l’edizione “Pinacoteca Comunale d’Arte Moderna Bernalda-Metaponto”. Il percorso artistico (oltre quarant’anni d’intenso lavoro) è stato elaborato da Rino Cardone. La prefazione è di Claudio Spadoni. Dal 2005 è socio vitalizio della “Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente” di Milano. Nel 2006 pubblica la monografia di grafica ”Salvatore Sebaste - Grafica”, a cura del Consiglio Regionale di Basilicata. Il percorso artistico è stato ricostruito da Elisabetta Pozzetti. La prefazione è di Paolo Bellini. Nel 2007 pubblica la monografia di “Scultura” a cura di Loretta Fabrizi e Anoall Lejcard. Edizioni la “Spiga d’Oro” di Metaponto. Nel 2010, in occasione della mostra antologica presso il Castello Carlo V di Lecce, pubblica la monografia “Il Demone della forma” a cura di Mariadelaide Cuozzo dell’Università di Basilicata, edizione la ”Spiga d’Oro” Metaponto. Dal 2007 ha esposto in importanti Musei Archeologici con opere di scultura e pittura d’ispirazione alla Magna Grecia: 2007 “Metabos”. Evento di sculture. Catalogo con testo di Antonio De Siena. A cura de “La Spiga d’oro”. Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. 2011 “Antichi segni nuovi percorsi”. A cura di Salvatore Bianco, Antonio De Siena e Maria Torelli. Museo Archeologico Nazionale di Policoro. 2012 “I Profumi della Magna Grecia”. A cura di Antonio Giambersio e Maria Torelli. Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu di Potenza. 2013 “L’Ebbrezza di Dioniso”. A cura di Francesco Perillo e Antonio De Siena. Museo Archeologico Nazionale di Melfi. 2014 -“I Profumi della Magna Grecia”. A cura di Antonio Giambersio e MariaTorelli. Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” di Matera. -“L’Ebbrezza di Dioniso”. A cura Antonio De Siena. Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. ------------------------------------------------------------ JOLANDA CARELLA Jolanda Carella nasce a Bernalda in una famiglia d’insegnanti elementari, tra le quali va ricordata la zia Ascensa Lafratta, donna molto rigorosa nel fare il proprio dovere e sempre pronta a dedicarsi agli altri. La giovane Jolanda riceve in famiglia un’educazione culturale di ampio respiro, in una casa fornita di libri e dove si discute frequentemente di temi sociali. Sviluppa, quindi, una personalità forte e autonoma, originale e dinamica rispetto ai canoni tradizionali della femminilità dell’epoca, specialmente nell’Italia meridionale. La spiccata spiritualità e la sensibilità per le problematiche sociali furono inoltre influenzate dalla frequentazione di alcune associazioni presenti sul territorio. Docente per quarant’anni nella Scuola Elementare, ove ha ricoperto incarichi di fiducia: vicaria del Capo d’istituto, segretaria del Consiglio di Circolo, coordinatrice delle insegnanti di classi parallele, è apprezzata e amata ancora oggi dai suoi alunni e colleghi. Come docente approfondisce meglio alcuni argomenti delle attività curriculari e, con il coinvolgimento di genitori ed esperti, pubblica: “Se avessi la bacchetta magica”, “Uomini di pace”, “Bernalda”, il mio paese”. Nel 1960 conosce l’artista Salvatore Sebaste e nel 1965 lo sposa. S’inserisce, quindi, nel campo delle arti figurative: studia, viaggia col marito per l’Europa, visita musei, conosce critici d’arte, scrittori e poeti. Collabora con l’artista da cinquant’anni nella realizzazione di vari eventi culturali espositivi; cura i molteplici cataloghi e libri d’arte di Salvatore Sebaste e di altri artisti lucani. Nel 1961 diventa socia del Circolo culturale “La Scaletta” di Matera, collaborando alle varie iniziative. Nel 1963, con Salvatore Sebaste, fonda l’Associazione Culturale “La Spiga d’Oro”, (di cui è presidente) che diventa poi casa editrice, con sede a Metaponto. Negli anni ’90 collabora col marito a: “Scritti d’arte” (pubblicati su “Basilicata Regione Informazioni Risorsa Cultura” del Consiglio Regionale di Basilicata e sul settimanale “Cronache lucane”), “I percorsi d’Arte” dei 131 paesi della Basilicata e i “Profili d’artisti lucani”. Nel 2001 è eletta vice presidente dell’associazione culturale “Novaluna” di Brescia e di Metaponto. La sua casa è frequentata ancora oggi da personaggi del mondo culturale regionale e nazionale. Nel 2003 costituisce a Bernalda una sezione della F.I.D.A.P.A., federazione (opera in tutto il mondo) che valorizza le donne che operano nel campo delle Arti, delle Professioni e degli Affari. Per tre volte eletta presidente, sempre nel C.P.S., ha organizzando concerti, convegni in particolare sulla medicina e sull’archeologia. In collaborazione con le socie ha pubblicato: “Ricette Pittate”, “il Santuario extraurbano di San Biagio alla Venella” e “L’universo femminile tra incanto e disincanto”.

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