Con questa puntata della nostra serie di articoli sul Dottorato di Ricerca del Dipartimento di Scienze Umane (DISU) dell’Università degli Studi della Basilicata, “trattiamo nuovamente di un dottorato cosiddetta industriale. Cioè a dire di una di quelle borse di studio – dice la professoressa Maria Chiara Monaco dell’UNIBAS- nate a valle del Piano Nazionale Industriale 4.0 che, in Lucania, hanno goduto per anni di finanziamenti regionali.
Spesso alla realizzazione di un unico progetto di dottorato concorrono proficuamente Enti diversi. In tal senso, la ricerca che la dottoressa Anna Rita Lucciardi sta conducendo presso l’UNIBAS, costituisce un esempio paradigmatico. Il lavoro, portato avanti da due Atenei (UNIBAS e Università del Salento), gode di una doppia tutela, la mia e quella della collega Grazia Semeraro dell’UniSalento, alla quale va il mio più sentito grazie. Inoltre i materiali che la dottoranda sta prendendo in esame sono perlopiù conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) e il loro studio è stato possibile grazie alla disponibilità della Direttrice, dr. Eva Degl’Innocenti, che ringrazio molto. Non basta, perché nel progetto sono stati coinvolti anche i colleghi della Sorbona, una proficua collaborazione dunque… “
Su quali temi e obiettivi di ricerca è fondato il suo progetto di dottorato?
Il progetto di ricerca in Archeologia Classica -racconta Anna Rita Lucciardi che a partire dall’anno accademico. 2018/2019 (XXXIV Ciclo) sto svolgendo presso l’UNIBAS,è incentrato sullo studio degli impianti artigianali di Taranto e in particolare dell’area dell’Ospedale Civile SS. Annunziata. Qui, grazie a numerosi scavi effettuati nel secolo passato,si localizzano uno o più centri di produzione di ceramica e di terrecotte datati tra il VI ed il II secolo a.C. Il progetto si basa principalmente sull’analisi dei materiali archeologici conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Colgo l’occasione per ringraziarne la Direttrice e i Funzionari per l’autorizzazione concessami. Si tratta nella fattispecie di uno “scavo” nei magazzini del Museo, che sto conducendo ormai da tre anni, tra numerosissime cassette in cui sono depositati i reperti recuperati dagli scavi perlopiù inediti e mai studiati.
Gli studi precedenti sugli impianti produttivi si sono basati a lungo sull’analisi quantitativa dei prodotti finiti. Laddove la presenza di determinati materiali rinvenuti in un punto era elevata se ne è spesso ipotizzata la produzione sul posto. Ipotesi rischiosa, dal momento che i manufatti erano ampiamente commerciati. La metodologia del mio lavoro segue un approccio opposto e non parte dall’analisi dei prodotti finiti, ma dallo studio degli indicatori di produzione rinvenuti perlopiù in depositi e scarichi all’interno di pozzi. Per “indicatori di produzione” si intendono tutti i reperti legati alle varie operazioni tecniche: gli utensili e gli attrezzi da lavoro degli artigiani(stampi, sostegni per vasi in fornace, mortai e pestelli, gli scarti e i manufatti con difetti di lavorazione, i prodotti semilavorati (come i pani di argilla dai quali si ottenevano i vasi. Essi sono gli elementi guida nello studio delle aree artigianali in quanto resti espliciti delle attività produttive svolte.
L’obiettivo della mia ricerca è dunque quello di definire le diverse produzioni attive nell’area indagata, la destinazione d’uso dei materiali prodotti e l’organizzazione interna degli spazi adibiti alla lavorazione. Questi ultimi, nonostante siano stati individuati i resti di alcune fornaci,di non facile ricostruzione.
Uno studio dunque impegnativo e importante, che suppongo abbia ricadute positive anche per la nostra regione…
Sì certo. Nella nostra regione c’era un’intensa circolazione di manufatti, anche di produzione tarantina. Per questo l’analisi degli impianti artigianali di Taranto costituisce un valido strumento di confronto per la comprensione di realtà produttive della Lucania antica, in particolare del Ceramico di Metaponto. In proposito,sempre all’interno del Dottorato, ho da poco concluso un periodo di ricerca di tre mesi svolto presso il Museo Archeologico Provinciale di Potenza (sotto il tutoraggio del professor Duplouy dell’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne) durante il quale ho studiato alcuni indicatori di produzione meta pontini in vista di un riallestimento funzionale della vetrina ad essi dedicata. Le mie conoscenze sui reperti di Taranto mi hanno sicuramente agevolato in questa attività e viceversa i nuovi dati acquisiti hanno aggiunto dei tasselli fondamentali per il prosieguo della ricerca di Dottorato.
Che cosa rappresenta per lei questa ricerca a livello personale?
Aldilà dell’importanza della ricerca a livello scientifico, il Dottorato rappresenta un percorso essenziale per la mia formazione professionale,sia per l’acquisizione di nuove conoscenze che in relazione ad esperienze più concretamente lavorative, garantendo un confronto sempre attivo con colleghi italiani e stranieri che si occupano di tematiche affini. In linea con le attività aggiuntive previste dal Dottorato Industriale, sto inoltre svolgendo un tirocinio presso l’azienda Effenove s.r.l.s. di Potenza focalizzato sull’utilizzo delle nuove tecnologie applicate ai Beni Culturali. Questo periodo di ricerca costituisce dunque un momento fondamentale, sicuramente il più importante e proficuo per la mia formazione,che porrà le basi per ulteriori e stimolanti ricerche future.