È INIZIATO IL DOPO CAIATA

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Giovanni Benedetto

Sembrava una decisione annunciata cui ci aveva abituato da tempo il Presidente ma sempre rimandata e anche questa volta le intenzioni di lasciare sembravano promesse o minacce al vento.

Tutti facevano finta di non credere per non ricadere in quelle situazioni d’inizio estate di un passato non lontano in cui il destino del Potenza era sempre appeso ad un filo.
Nella conferenza stampa di ieri mattina è arrivata la conferma del suo disimpegno da Presidente e da qualsiasi incarico dirigenziale e cosi la doccia fredda si è abbattuta su coloro che non volevano crederci o speravano in un dietro front all’ultimo momento.
Il presidente si ripresenta davanti alle telecamere con Iovine, il socio di sempre, e prima di rispondere alle domande ha voluto ringraziare uno ad uno tutti i suoi compagni di viaggio.
Ha tracciato brevemente il bilancio della sua gestione sportiva ed economica, ha ricordato i momenti  più esaltanti e quelli meno ma sempre alla guida di una società con i conti a posto e regolarmente certificati dagli organi federali.
Si è chiuso un ciclo di cinque anni dove a Potenza è ritornato l’entusiasmo, i tifosi e le famiglie sono ritornati alla stadio a sventolare le bandiere e riscoprire il senso di appartenenza mentre la città si  è svegliata da un torpore  che solo la scossa del calcio ha potuto scuotere e cosi il Potenza e’ ritornato ad essere l’argomento al centro delle discussioni tra gli amici.
Portare in giro il nome del Potenza a Bari, Avellino, Catanzaro, Reggio e Palermo non è stata poca cosa dal momento che in quegli stadi il nome  del Potenza calcio l’avevano dimenticato da tempo.
Il presidente ha messo su in pochi mesi una società e quindi una squadra, seguita già dalle prime battute da una massa di tifosi, che a testa alta ha affrontato senza timore reverenziale le  quotate avversarie guidando il campionato fino dalle prime giornate.
Eravamo dei dilettanti: una squadra abituata a saltare dall’eccellenza alla serie D e con qualche puntata in C2.
Una società allo sbando che negli ultimi tempi non aveva nemmeno un numero civico dove firmare i contratti s’ incontravano nei bar o nelle stazioni di servizio e alcuni calciatori si arranciavano nei fatiscenti locali del Viviani per consumare un pasto.
Caiata ha preso una società inesistente e le ha dato una forma, un’identità, un organigramma e una dignità, insomma ha dato impulso ad una sorta di rinascita del calcio potentino.

Una decisione che se avesse usato la sola razionalità non l’avrebbe mai sfiorata.
Ha prevalso la mentalità dell’imprenditore, del visionario,la voglia di sfida di dipanare una matassa  ingarbugliata mettendosi in gioco e per regalare alla sua città un sogno.
Cinque anni di non solo calcio, ma di tante iniziative sociali che hanno coinvolto scuole, giovani e tante associazioni, il colore rossoblù è diventato il colore preferito dei bambini e ragazzi.
L’ultima iniziativa dei cento comuni è stato l’esempio tipico di avvicinare i tanti campanili della provincia sotto l’unica bandiera rossoblu.
Anche l’associazione Potenza 1919 è stato frutto della politica di coinvolgimento di alcuni tifosi storici e aggregarli in un gruppo di appassionati per esprimere un pungolo e un sostegno per sviluppare il settore giovanile e porgere una spalla alla società.
Col disimpegno del “costruttore”  è rimasto un vuoto che non sappiamo come e da chi sarà occupato.
Possiamo trarre pero’ alcuni spunti  dall’esperienza che ci ha lasciato, per esempio la consapevolezza che certe imprese, certi sogni che sembravano impossibili alle nostre latitudini, adesso tutto è fattibile anche in una piazza provinciale come la nostra.
I potentini  erano rassegnati a vedere il calcio ad anni alterni e affidarsi al faccendiere di turno che con la logica del profitto racimolava o a volte lasciava quel poco e scappava.
Al di là dei successi e risultati conseguiti durante la gestione Caiata egli ha tracciato la strada per gestire una società  di calcio e la consapevolezza che nulla è precluso e anche a Potenza si può fare calcio professionistico purché le istituzioni ci credano in questo sport e investano in infrastrutture.
E in secondo luogo gli imprenditori che operano sul territorio lucano, settore energetico in primis, devono essere parte attiva per sostenere la squadra del capoluogo di regione devolvendo una minima quota del loro fatturato per investire nel sociale perché  il calcio produce divertimento ma può essere anche una spinta allo sviluppo per tutte le attività produttive ed economiche del posto.

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Sull' Autore

Mi sono occupato per 40 anni prima in Rai e poi in Rai way dell' esercizio degli impianti alta frequenza della Rai in Basilicata. Per vent'anni in qualità di quadro tecnico sono stato responsabile del reparto di manutenzione degli impianti alta frequenza: ripetitori, trasmettitori tv e mf, ponti radio e tutti gli impianti tecnologici connessi. Ho presieduto tutta la fase della swich-off analogico- digitale della rete di diffusiva della Basilicata. Nel 90 per tre mesi come tecnico della Rai Basilicata ho lavorato al centro , ibc, di Saxa Rubra, per inoltrare i segnali televisivi e radiofonici provenienti dai dodici stadi accreditati ai mondiali 90, attraverso i ponti radio e i satelliti in tutto il mondo. Fuori dal mondo produttivo, mi sento un cittadino libero e curioso, che osserva con attenzione la realtà che mi circonda. Attento al comportamento della politica e delle istituzioni e alle decisioni che esse assumono e che incidono sul nostro destino , sensibile ai fenomeni e ai cambiamenti che attengono la nostra società: comprese le virtù e le miserie che essa esprime; sempre raffrontando il presente col passato per schiarire meglio la visione del futuro.

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