Il procuratore della Repubblica del Tribunale di Potenza, Curcio, nel suo discorso sulla legalità tenuto al Consiglio regionale della Basilicata, ha dato voce alle preoccupazioni di quanti vedono nella recente riforma degli appalti ampi varchi per la corruzione e per l’infiltrazione di soggetti delinquenziali. “Per quanto concerne la riforma del Codice degli appalti, occorre affermare – ha detto testualmente-che la discrezionalità ampia e totale è pericolosissima. Le amministrazioni possono però dotarsi di regole da rispettare”. Ecco, quel ”possono” rappresenta il confine tra buona e cattiva amministrazione, tra politica di servizio e politica di potere, tra Ente Pubblico trasparente ed Ente pubblico sottomesso alle logiche della spartizione. Facciamo chiarezza. Chi ha un minimo di esperienza burocratica capisce che la nuova regolamentazione rappresenta una forte tentazione per chi voglia usare discrezionalità negli affidamenti sia diretti che a procedura negoziata: Per quelli diretti, fino a 150 mila euro, c’è solo l’obbligo della documentata esperienza, Per quelli fino ad un milione di euro, la procedura negoziata fra cinque imprese, per quelli fino alla soglia comunitaria ( 5.382.000) la procedura negoziata tra dieci imprese. Nessuna regola di cautela ma solo un teorico ricorso al principio di rotazione, che peraltro è accompagnato da una serie di eccezioni. Con un così ampio ricorso alle mani libere da parte degli amministratori è evidente che il pericolo di abuso di discrezionalità è reale nel senso che ci sono tutte le condizioni perché si possano impunemente agevolare determinati imprenditori negli affidamenti diretti oppure avvantaggiare 5 o dieci imprese che fanno cartello nelle rispettive fasce di gara. Di fronte ad una legislazione così sfacciatamente permissiva, è evidente che la preoccupazione cresce e con essa avanza la richiesta alle Amministrazioni locali di dotarsi almeno di regolamenti che possano garantire ed attuare la trasparenza degli appalti, cioè delle regole applicative che ad un tempo conseguano gli obiettivi di velocizzazione degli appalti ma anche di rispetto della legalità. Ed ecco che viene a proposito l’appello del Procuratore Curcio a dotarsi di regole da rispettare, le stesse che questo giornale ha proposto mesi fa:
- Istituzione , per fasce di importo di gara, dell’Albo delle imprese fornitrici, con l’obbligo di scorrerlo negli affidamenti diretti e in quelli fino alle soglie comunitarie
- Istituzione dell’albo dei progettisti, con l’obbligo di rotazione degli incarichi
- Istituzione dell’albo dei collaudatori, con l’obbligo di sorteggio degli incarichi. Nessun collaudatore può essere nominato tra quelli che hanno preso parte alla progettazione dei lavori.
- Rotazione biennale , per fasce di importo gare, dei dirigenti preposti all’espletamento delle gare
C’è da augurarsi che , è il caso di dirlo, ci sia una gara tra sindaci e amministratori locali e di aziende pubbliche a dotarsi di queste regole. C’è da augurarsi che i consiglieri di maggioranza e di minoranza dei partiti si trovino uniti nel fissare queste regole. C’è da augurarsi che la prossima campagna elettorale accenda i fari sulle amministrazioni che si sono messe in regola e su quelle che non lo hanno fatto. Chi fa finta di ignorare queste richieste di ordine civico e morale, si accinge a qualificarsi tra quelli che considerano il potere non un servizio ma un diritto di discrezionalità sottratto illecitamente al volere dei citatdini. Rocco Rosa