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LUCIO TUFANO
Naturalmente nacque a Napoli, complessa organizzazione, con la sua disorganizzazione, le sue regole, la sua mentalità e le sue abitudini di mercato vero e proprio o occasionale ed a carattere familiare, e come surrogato e succedaneo della fame e della penuria causate dalla guerra.
Quello più organizzato era costituito da commercianti a posto fisso che, dalla tradizione e da ditte anche note, possedevano prima della guerra il loro patrimonio e che la pratica della borsa nera aveva ulteriormente accresciuto, grossisti del contrabbando, miravano a consolidare le loro aziende ed i loro patrimoni.
Chi invece, con grosse valigie legate più o meno alla buona con cinghie ordinarie e spaghi per contenere tutto, affrontò i rischi del viaggio, magari anche sul tetto dei treni e rischiò di morirvi e morirono in tanti, come accadde a quelli che, il 2 marzo del 1944[1], rimasero asfissiati dal fumo della locomotiva nella galleria di Balvano, affrontò i rischi del controllo della polizia, disposti a tutto, furono ambulanti precari ed improvvisati. Con capitali irrisori, riuscivano a raddoppiarli, al ritorno, dopo aver venduto o dopo aver comprato, salvo gli imprevisti.
I grossisti lavoravano un po’ più al sicuro, con la loro rete, i loro collaboratori, dominando l’andamento del mercato e dettando prezzi e condizioni. Si trattò di commercianti conosciuti che frequentavano lo Stabile e si avvalevano di amicizie importanti per la merce che a queste procuravano.
Di solito, a differenza dei contrabbandieri sottoproletari ed improvvisati, piuttosto ordinari ed un po’ rozzi, anche ignoranti, il borsaro nero di professione era dotato di diabolica furberia; i suoi modi cortesi, i suoi sentimenti umanitari.
L’olio costava 500 lire al litro, la farina a 300, il lardo a 400 il kg., e gli impiegati che non avevano la possibilità di comprare tali derrate, spesso erano costretti, per poter vivere, a vendere anche un po’ di oro, qualche gioiello di famiglia o a far debiti; la responsabilità ricadeva sul cinismo del capo dell’organizzazione, irremovibile, anche se comprensivo e cortese.
I vari operatori?
Le persone più disparate. Abitavano nei vicoli ma anche nei palazzi. Un interclassismo del contrabbando che reclutava tutti coloro che avevano coraggio e spregiudicatezza: un esercito di grandi e piccoli speculatori.
Specie i piccoli arrivavano a Potenza, dopo aver girato per le campagne e per i paesi a fare incetta di merce alimentare, pieni di ogni ben di dio e che vendevano a caro prezzo, ivi compresi anche i borsari neri del napoletano che venivano a rifornirsi.
Si conoscevano quasi tutti, anche gli organi di polizia ne erano informati; ma il bisogno compromette tutti, perfino quelli che passano per irreprensibili.

vendita pneumatici per autocarri al mercato nero
Si trattava di operai disoccupati, modesti commercianti, portieri di palazzi e condominii, donne del popolo, le più vivaci, serve e bidelle di scuola. Per tale attività occorreva buona volontà, spirito di sacrificio ed abnegazione.
Alcuni impiegati, o operai delle categorie più alte tentarono, senza fortuna, la loro parte di borsari neri, ma constatarono che, per percorrere lunghi percorsi, sia a piedi o con mezzi di fortuna, andare in giro per i paesi e le campagne, evadendo la vigilanza dei carabinieri, dormire all’aperto, esporsi a rischi di vario genere, non era un lavoro per il quale erano vocati.
«Spesso questi commercianti ambulanti operano in pattuglie, figli che accompagnano i padri, figlie che vanno con le madri, con amici dello stesso lavoro e, sacco da montagna in spalla, una valigia per mano, percorrono le strade su cui è passata la guerra, se incontrano un mezzo vi montano su, se intravedono un treno lo prendono, altrimenti camminano a piedi[2]».
Varie erano le destinazioni, vari naturalmente gli itinerari ed i rientri, nel lagonegrese o nel melfese, da Salerno e dal Cilento, dal napoletano e pare che adottassero la stessa lingua, le stesse frasi, chiamando le banconote con diversi epiteti: carte, sacchi, dolari, paparinelle, sapevano come a Laurenzana si trovasse la farina di granturco e di grano tenero, come nei paesi del Vulture vi fosse l’olio di oliva ottimo, dove potevano reperire lardo e ventresca, sugna e patate. Parlavano in napoletano perfino quelli che invece erano lucani o potentini, ma si davano un gran da fare con un gergo spregiudicato e quasi volgare. Non era necessario uno speciale acume per riconoscerli, rumorosi, con zaini, valigie e sacchi addosso. Anche gli abitanti dei paesi li riconoscevano.
Arrivavano in paese e la voce si diffondeva nelle masserie e per le case, a chiedere farina e legumi. Quel poco che si trovava veniva a mancare di giorno in giorno. I prezzi variavano alla distanza di pochi chilometri. Un pacchetto di sigarette di 14 lire a Napoli, ne costava 25 a Salerno, 40 a Melfi, ma per quelli della borsa nera, i prezzi salivano. Giubek, Pall Mall, Camel, Virginia …, in vendita sotto l’arco del Teatro Stabile. Ne avevano colmi il dorso tra petto e camicia i giovani più spregiudicati: Stefano B., Lacentra, Bambola, Scuetta, Tatuccio, decine di ragazzi disponibili e vocati alla scuola dell’ambulandato illegale.
A Napoli, in quei giorni, le patate si vendevano ad 8 lire il chilo, in altre città erano rarissime, e costavano fino a 45-50 lire il chilo, dopo qualche giorno i prezzi salirono, per Napoli e per la nostra città la liberazione di Roma significò un aumento del costo della vita.
Centinaia di persone dedite al contrabbando riempivano i treni all’inverosimile. Il costo della vita cresceva in una spirale cui le famiglie non potevano far fronte.
Un pasto in trattoria dal Titese alla via Umberto, o da Canio nel vicoletto sotto piazza Sedile, da Triminiedd o da Satriano, al Vittoria, o al Lombardo, oppure nelle cantine i cui titolati erano i più attivi, prima della guerra, poteva costare da 50 a 70 lire, e nelle pasticcerie si vendevano dei buoni bignè alla crema a 5 lire l’uno.
[1] Luigi Quaratino. Il Quotidiano. La domenica della Lucania. 2 marzo 2008.
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[2] Domenica. Giornale del 10.12.1944.
copertina: Napoli, immagine tratta dal web: Vesuvio Live