
LUCIO TUFANO
cronache di inizio novecento
Parte prima, seconda e terza con pianoforte e mandolino, fioretto e sciabola e una dovizia di signorine per la popolare ricreatio (il Ricreatorio popolare), le piume al vento, il passo leggero, la voce flebile, i cori della fanteria, le toccate, le sonate, le serenate, l’adagio grazioso, l’andante allegro: le signore e le signorine, si ritrovano in platea, nelle arie musicali e nei fasci di pietose rose rosse.
Bernoccoli, sussulti di spavento, strattoni, spine bianche a dispetto per le ragazze da marito. Sassaiole dall’alto per chi, dalla via Meridionale o da Portasalsa, se ne va alla Stazione o per chi, al picchio del battente, ha sostituito il veloce e moderno trillo del campanello elettrico. I primi lampioni sono i palloni, i luna park dei vicoli spenti, appesi sul viale alberato. Le case dipinte sono il lenzuolo bianco dove saltellano e disegnano, i loro giochi e il loro mondo, gli adolescenti scalzi che si fanno grandi negli usci dei sottani: i ragazzacci, i teppisti per i quali si vorrebbe accrescere il numero delle guardie e che, con le loro ribalderie, mettono a serio repentaglio la vita di chi passa per alcune vie. La via del Popolo è la palestra per le loro prodezze.
Sono già due mesi che il teatro è chiuso nonostante l’illuminazione elettrica, essendovi sul tappeto due proposte: spettacolo di varietà o operette?
L’operetta, la fiaba europea, rallegra il pubblico dei palchi. Sbirciano alla cattura impertinente di sguardi femminili, mimetizzati dal vezzo del ventaglio merlettato, dalle code di volpi argentate, dalle teste di gatto soriano.
Frou-frou del bal tabarin strugge i gentiluomini che aspirano nervosi dal bocchino lunghe boccate di potere. I baffetti ritti, le arcate sollevate del sopracciglio, nel tentativo di darsi un contegno sprezzante, ammaliante, da ganimede e da scettico blu. Le note squillano melodiose tra le pareti nell’aria sudata di fiori e di colonia.
Luci della ribalta e voci femminili. L’operetta deliziosa e leggera coinvolge tutti gli spettatori, i giovani sognatori, dai colli duri, le farfalle, le giacche attillate, i calzoni stretti fino alle scarpine. Fischiettano e credono di fischiare il motivetto, nell’occhio mobile della civetta.