Il centrosinistra è così incapace che nascono le sardine. Questa è l’amara verità che emerge dalle piazze di Modena e Bologna. Segnali positivi per la lotta in Emilia-Romagna. Ma cartina tornasole di una china resa evidente dai sondaggi. Il Partito democratico non basta al Paese, al Governo e allo scenario politico attuale. È l’ora di una svolta.
È difficile che un Partito nato senza idee possa rinnovarsi e mantenersi in contatto con la realtà. Si potrebbero fare decine di esempi. Uno su tutti: Zingaretti a colloquio con Bill Clinton. Forse non esiste personalità peggiore da incontrare in un momento del genere. Bill Clinton è tutto ciò che il Partito democratico americano vuole distruggere. Un Presidente legato agli interessi finanziari, capace di preparare l’arrivo di George Bush e marito ingombrante e imbarazzante di quell’Hillary che è stata capace di perdere contro Trump. E mentre l’Asinello blu mette in pista le primarie più partecipate di sempre (oltre dieci candidati e aumenteranno ancora), tutti chiamati a dimostrare una differenza rispetto a ciò che i dem sono stati negli ultimi vent’anni… Zinga incontra Bill.
Un Partito senza idee è un Partito senza voti. Lo dimostrano le elezioni degli ultimi anni, tutte perse dal Nazareno. Lo dimostrano i sondaggi degli ultimi mesi, in cui il PD è sempre più in picchiata. Lo dimostrano anche le piazze delle sardine oggi, e lo dimostravano il popolo viola ieri e i girotondi prima ancora. L’Italia progressista chiede un cambio di rotta. Lo chiede da oltre dieci anni e aspetta senza mai trovarlo.
D’altronde per rappresentare qualcuno non basta parlare. C’è sempre un ceffone a punire chi mette il cappello sui grandi movimenti di popolo senza interpretarli e senza dar loro rappresentanza. Non è un caso che il Movimento 5 stelle fece il pieno di voti nel 2013: il PD di Bersani non fu in grado di cogliere l’ultima chance che gli elettori gli avevano affidato in quelle settimane. E l’enorme pacchetto elettorale che i pentastellati avevano accumulato in quei mesi era la dimostrazione che il PD non era stato in grado di rappresentare gli indignados italiani.
In tutta Europa e in tutto il mondo il centrosinistra e la sinistra hanno compreso che devono alzare l’asticella. Non si può più rispondere ai problemi dell’oggi con le soluzioni di ieri. L’insostenibilità del capitalismo e l’emergenza climatica animano i dibattiti. Ma in Italia appaiono solo nei titoli di Repubblica e nei tweet dei più intellettuali. Invece una radicalizzazione della proposta politica è indispensabile. Serve a intercettare la fascia popolare che cerca risposte aggressive alla durezza della fase economica. Serve a intercettare i più progressisti, delusi dalla china reazionaria del Governo gialloverde e dalla timidezza dei primi passi giallorossi.
Perché esistono ancora il Jobs Act e i Decreti Sicurezza? Un interrogativo a cui bisognerà dare una risposta. Eppure è difficile riceverla da un PD senza pensiero, com’è sempre stato, come doveva essere e come purtroppo è ancora. Uscire dagli slogan è ancora chieder troppo: forse è il caso di cambiare un’intera classe dirigente? Eppure il cambio generazionale è stato fatto e ha portato buoni frutti. Il Ministro Provenzano ha speso parole importantissime e quasi radicali su molti temi, e questo è certo apprezzabile. Ma serve una leadership coraggiosa e serve qualcuno che conduca il PD, definitivamente, fuori dalla collocazione liberal in cui l’ha imprigionato Veltroni dieci anni fa. Serve un partito schiettamente socialdemocratico (oserei dire socialista?), cioè un partito che creda con tutto sé stesso nell’economia mista, nell’intervento e investimento pubblico, nell’avanzamento della giustizia sociale.
Le sardine sono un movimento che evaporerà come acqua nel deserto nel giro di pochi mesi (nella migliore delle ipotesi). L’unico caso in cui queste masse sbandate, pur piene di ideali, hanno prodotto qualcosa, è stato il Movimento 5 stelle (l’altro grande monstrum della politica italiana). A queste masse va offerta una risposta forte: e deve essere una risposta che restituisca fiducia nel collante sociale, che rimuova gli indegni e vergognosi privilegi di cui godono immeritatamente poche manciate di individui, e restituisca dignità al sistema sociale ed economico del Paese. Ai precari, dipendenti pubblici, disoccupati, giovani studenti e lavoratori, pensionati e genitori che manifestano nelle piazze per un’Italia più giusta, il PD deve offrire una casa e non un cappello. Offra un programma ambizioso, offra dei dirigenti che smettano di credere alla favoletta della buona globalizzazione e del capitalismo dolce, e rispetti la domanda di cambiamento. Che il centrosinistra non ha mai accolto, perdendo voti, consenso, e legame col mondo reale.