IOLANDA CARELLA & SALVATORE SEBASTE
Castelgrande
È denominata nelle carte antiche in forme latinizzate: Castrum Grandis, Castrum de Grandis, Castrum Grandinis, o anche Castellogrande, Castellograndino, Castello di Grandine. Per il Racioppi il termine grande è in opposizione al piccolo castello del prossimo monte, che ancora è detto La Guardiola. In diverse aree del territorio sono stati rinvenuti reperti archeologici dell’età del bronzo e, in località Montenuovo, resti di mura megalitiche risalenti al V-IV secolo a.C..
Sorse intorno all’anno 1000, quando gli abitanti dei casali S. Eustachio, S. Fortunato,Sant’Angelo, S. Cataldo, Macieri, Montenuovo e Guardiole si rifugiarono nei pressi del castello, difeso dagli armigeri. Ivi si sentirono sicuri e costruirono le loro abitazioni. Il primo documento è del 1278: la terra di Castrum de Grandis è feudo di Pietro Annibaldo di Roma.
Appartenne successivamente ai Pipino, ai Sanseverino, a Carlo Ruffo di Montalto e poi a Giorgio d’Alemagna. Nel 1496 passò ai Carafa di Stigliano. Alla morte dell’ultimo duca Carafa , senza eredi, il feudo, venduto all’asta, fu acquistato dalla famiglia D’Anna di Laviano che lo tenne sino all’eversione della feudalità.
La vena ribelle sembra essere stata parte integrante dei Castelgrandesi: numerosi gli eroi morti nelle insurrezioni, tra cui Matteo Cristiano (impiccato a Napoli nel 1653) cui nel 1913 il Comune dedicò una lapide commemorativa sulla sua casa natale e la piazza antistante. Nel 1799 è da ricordare Antonio Cecina, capopolo rivoluzionario della corrente progressista. Dopo i moti del 1848 Guglielmo Gasparrini sfuggì al carcere grazie alla protezione del fratello del re, Luigi conte d’Aquila, che lo nominò botanico della sua casa.
La Chiesa di S. Vito (fig. 1), patrono del paese, è nella zona omonima. Restaurata e ricostruita con volta a capriata dopo il terremoto del 1980, evidenzia le parti rimaste dell’antica costruzione: il portale in pietra, la parete destra, la facciata e l’abside. Custodisce la scultura in legno e cartapesta di S. Vito del Settecento.
Di fronte c’è (fig. 2) una fontana in pietra dell’Ottocento. Sul Colle del Toppo è l’imponente Osservatorio astronomico di Castelgrande, con cupola mobile, progettato da tecnici del Sud, tra cui l’architetto Roberto Lo Iudice e l’ingegner Enrico Cianci. Il rango del telescopio, con una specchio principale del diametro di 154 cm, è stato per anni tra i primi in Italia per capacità di raccolta della luce ed è unico in Italia per l’elevato contenuto tecnologico ( risalente agli anni della sua realizzazione), del disegno complessivo e di alcuni componenti,
Sulla strada che scende dall’osservatorio si nota (fig. 3) una bella scultura litica realizzata da Gerardo di Muro, artigiano di Castelgrande. Dello stesso artista, in Municipio, si può ammirare una scultura in pietra dipinta.
In località Campestre si trova ancora l’Osservatorio Annibale de Gasperis, a livello amatoriale, per astrofili.
La facciata della Chiesa di Cristo Re (1994) evidenzia (fig. 4) un bel pontone realizzato da Aniello Bologna, artigiano di Castelgrande. Suddiviso in riquadri riproduce scene bibliche, i quattroevangelisti e simboli eucaristici.
Nell’antiporta a sinistra c’è una grande tela dipinta ad olio Scene del terremoto (1981), realizzata dall’artista Fontanesi, volontario venuto da Reggio Emilia nel dopo terremoto. L’interno, a navata unica,mostra momentaneamente statue provenienti dalla chiesa parrocchiale terremotata, tra cui (fig. 5) l’Immacolata ,scultura lignea del Settecento e S. Vito di cartapesta della famosa ditta Guacci di Lecce. Il confessionale di legno intagliato del 1895 è opera dell’artigiano Gaetano De Nicola.
In Via Luigi La Vista si può ammirare (fig. 6) il secentesco Portale Loglisci adornato da due leoni, da due angeli e dallo stemma di famiglia.
Alla fine della Strada S.Giovanni c’è la Piazzetta Potito De Sanctis, ove si nota (fig. 7) la torre dell’orologio e il palazzo del vecchio Municipio.
Salendo per la Strada Orazio Flacco si giunge alla Cattedrale. La Chiesa Madre di S. Maria Assunta (fig. 8), in stile romanico, fu costruita nel 1631, forse su un’antica cappella come risulta dall’incisione sul pavimento “Sepolcro della famiglia Carusi eretto il 20 agosto 1491”. Rimaneggiata dai vari terremoti, e oggetto di restaurodopo il sisma del 1980, mostra la facciata rifatta nel 1939, una scalinata in pietra e una grande edicola con due colonne. Il suo interno è a tre navate. Fanno parte del patrimonio artistico statue lignee del Settecento, tra cui quella di S. Sebastiano, di notevole pregio.

9 PORTALE
L’opera fu commissionata come ex voto dalla cittadinanza allo scultore napoletano del Seicento, Pietro Caraso.
Il dipinto su tela Presentazione del Bambino a Ss. Gioacchino e Anna, attribuito recentemente a Michele Regolia (pitt. doc. 1664-1679) e non più a Giuseppe Marullo da Orte (1637-1685ca), è stato portato a restauro presso la Soprintendenza ai Beni artistici e culturali.
Particolarmente interessante è il Palazzo Cianci del Seicento, che evidenzia un portale in stile barocco con rilevante fregio (fig. 90) e una torretta difensiva.
Del Castello angioino,risalente all’XI secolo e situato sulla sommità del paese,si possono ammirare gli ultimi ruderi con una porta d’ingresso.
L’antica cinta muraria che partiva dal castello, comprendeva cinque porte, di cui ne restano tre: (fig. 10) Porta San Giovanni (in Via S. Giovanni che mostra ancora anti

11 VARC DE LE PORT
chi vicoli che salgono ai rioni alti e scendono ai luoghi bassi e che un tempo erano densamente popolati), (fig. 11) Varcde le port, Passaggio della porta (in Via Luigi La Vista) e Porta Sant’Andrea (vicino al Municipio).
Da Porta S. Giovanni si arriva, poco fuori dell’abitato, (fig. 12) al Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, costruita intorno al Duecento, rifatta nel Cinquecento, ampliata nel 1614. E’ a pianta centrale a croce greca con i bracci terminanti in absidi. Le tele dipinte ad olio del Seicento e del Settecento e il pregevole altare ligneo sono andati in restauro a Matera, presso la Sovrintendenza ai Beni Artistici di Basilicata. Il prezioso altorilievo raffigurante la Madonna di Costantinopoli, forse del Seicento, è custodito in altro luogo a Castelgrande. All’ingresso del paese c’è una Croce in pietra del 1617 (fig. 13.
Bibliografia
- Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore, 2001.
- A. L. Larotonda e R. Palese, Potenza una provincia di cento comuni, Milano, Arti Grafiche
Motta, 1999.