IOLANDA CARELLA E SALVATORE SEBASTE
San Giorgio Lucano
Nel territorio circostante, nelle località di Sodano, San Brancato e Campo Le Rose, ci sono quattro zone archeologiche con molte necropoli risalenti alla Magna Grecia.
Il primo nucleo abitativo, situato sulla collina, secondo alcuni fu fondato nel XVI secolo ad opera di un gruppo di profughi albanesi che, fuggendo dalla loro patria per le persecuzioni mussulmane si rifugiarono su questo territorio. Lo storico Benito Carlomagno smentisce tale ipotesi, asserendo che gli Albanesi avrebbero chiamato Minullo la località in cui presero stanza e da dove proseguirono alla volta dell’attuale sede di Casalnuono, dopo essere stati scacciati dal Signore di Noia. La borgata appartenne in quel periodo allo stato di Noia (l’odierna Noepoli) e si chiamò S. Giorgio.
La fondazione ufficiale del paese risale all’8 marzo 1607 quando il principe di Noia, Fabrizio Pignatelli, concesse la terra di S. Giorgio secondo i patti e le condizioni contemplati negli articoli del contratto ad alcuni coloni provenienti da Trebisacce, da Viggianello e da Castelsaraceno. Divenne, quindi, uno dei centri sorti per il processo di colonizzazione agricola voluta dal principe Pignatelli e raggiunse un notevole sviluppo agricolo. I Pignatelli dominarono S. Giorgio per due secoli fino all’abolizione della feudalità. Nel 1810 acquistò la sua autonomia.
Col decreto regio del 1863, al nome S. Giorgio fu aggiunto l’appellativo Lucano, forse per distinguerlo da tanti altri paesi omonimi.
Durante il brigantaggio nessun cittadino sangiorgese fece parte di bande di briganti, ma la minaccia di questi li spinse a chiudere le entrate del paese con due porte: una all’ingresso della Crocicella e l’altra all’ingresso del Casale.
Il nucleo originario del paese si sviluppò sulla sommità del colle, intorno (fig. 1) all’antica Chiesa Madre di San Francesco d’Assisi, edificata nella seconda metà del XVII secolo. L’impianto dell’edificio è a pianta ottagonale. Su uno dei lati maggiori è situato l’altare. Ai lati da una parte c’è la sacrestia e dall’altra il presbiterio e il coro.

2) tabernacolo
Da ammirare è il Tabernacolo (fig. 2), del XVIII secolo, con la porticina cesellata in oro. I vari restauri hanno alterato la primitiva decorazione ed affreschi. Solo alla cupola del presbiterio s’intravede l’affresco della Fuga in Egitto. Attualmente è in restauro.
Nel centro storico, in cui spiccano antiche gradinate, si possono ammirare (fig. 3) numerosi vicoli stretti d’impianto difensivo e molte residenze nobiliari del Seicento, Settecento ed Ottocento come: Palazzo La Canna, Palazzo Carlomagno, Palazzo Zito e Palazzo Ripa . Interessanti sono (fig. 4) i balconi in ferro battuto, come quello del Palazzo Ripa, che fanno tornare alla memoria le botteghe artigianali, sparse nel paese in quel periodo storico. Piacevoli sono pure i portali in pietra lavorata, come quello (fig. 6) del Palazzo Silvestri con lo stemma della casa gentilizia, ove si riscontra una struttura rigorosamente accentrata che si articola nello spazio in modo pittoresco e dinamico.
All’inizio del centro storico, in Piazza Umberto Io, c’è il Monumento ai Caduti, realizzato nel XX secolo.
La Nuova Chiesa Madre dedicata a San Francesco d’Assisi fu inaugurata nel 1962. È una testimonianza di razionalismo architettonico, applicato ad un edificio di piccole dimensioni. I vari elementi sono organizzati in un contesto apparentemente semplice, ma minutamente studiato, equilibrato secondo una logica ben precisa di rapporti ambientali.
La chiesa conserva gelosamente la magnifica scultura lignea della Madonna delle Grazie, realizzata nella prima metà dell’Ottocento da un artista di scuola napoletana, proveniente dalla cappella della Madonna delle Grazie. La Madonna indossa un vestito stellato e un mantello azzurro, allatta al seno seminudo il Bambino e rivela un espressionismo popolaresco. L’ignoto artista che l’ha scolpita ha saputo conferirle vivacità di colore e un accentuato movimento di forme. C’è da osservare ancora la scultura in legno policromo di San Rocco, eseguita da un buon artista napoletano, attivo nella seconda metà del Settecento. In questa statua si può notare il gioco dei colori che diventa purezza di linee in una composta eleganza formale.
Sull’altare spicca un Crocifisso in ceramica d’ottima fattura, realizzato in una bottega artigianale di Matera nel XX secolo. L’opera mostra, nella semplicità delle linee, un’inconsueta raffinatezza plastica e un’insolita forza espressiva. Sulle pareti laterali sono sistemate le stazioni della Via Crucis, realizzate in ceramica dallo stesso artista. A destra dell’altare c’è un fonte battesimale di forma cilindrica in ceramica. Le figure, dalle linee guizzanti e dalle tinte smaglianti, raffigurano il Battesimo di Gesù. L’artista che ha eseguito l’opera è certamente uno degli interpreti più maturi e brillanti della ceramica artistica della regione.
Percorrendo una strada selciata, nella parte bassa di San Giorgio, si raggiunge la Cappella della Madonna delle Grazie, che fu edificata nel 1770, fuori del centro abitato nel luogo che domina la valle del Sarmento. Conserva nell’interno un altare barocco, in pietra decorata di raffinata fattura e al soffitto qualche dipinto ad affresco.
Nel bosco Pantano sorge il Santuario della Madonna del Pantano (ammesso tra i santuari giubilari del 2000). Fu edificato intorno al 1650 su una grotta preesistente, dove la tradizione vuole che un cacciatore di Noia, attratto da una luce celestiale, abbia trovato l’Icona della Vergine. Nel 1750 il santuario fu ampliato ed arricchito di dipinti. Negli anni Sessanta del XX secolo fu costruita una foresteria, utilizzata ad incontri religiosi per giovani ed adulti. Fu restaurato nel 1962.
La chiesa conservava la bellissima scultura lignea policroma della Vergine, realizzata verso la metà del Settecento da un artista di scuola iconografica religiosa napoletana. Il 5 ottobre 1984 il gruppo scultoreo fu rubato e successivamente sostituito con una copia realizzata, da un’antica fotografia, dall’artista Vincenzo Mussner di Ortisei.
L’altare principale , in pietra decorata, è inserito in una cappella molto raffinata ed elegante, di stile barocco. In alto si nota la statua in cartapesta di San Giuseppe del XX secolo. Ai lati dell’altare, recentemente, scrostando le decorazioni barocche sono venuti alla luce gli affreschi non ancora ben restaurati, dei primi anni del Seicento, che raffigurano la Natività e (fig. 18) l’Adorazione dei Magi. A destra e a sinistra dell’altare principale vi sono due cappelle con decorazioni barocche ed altari in pietra. Dalla cappelletta di destra si accede ad una grotta.
Sulle pendici della collina, il paesaggio è caratterizzato dalle grotte: ogni famiglia sangiorgese possiede la sua cavità, scavata nella roccia sedimentaria, in cui conserva il vino e i prodotti alimentari.
Bibliografia
- Benito Carlomagno, Giorgio Lucano Storia – ambiente – folklore, Matera, Montemurro, 1962.
- Vincenzo Carlomagno, Sul Pollino La Montagna cara al dio Apollo, Castrovillari (CS), Prometeo, 1996.