Dopo che il Governo ha fatto sparire in silenzio il centro di Centro di Alta Tecnologia Ambiente ed Energia dal novero dei bandi destinati alle Regioni del Mezzogiorno, evidentemente per farne materia per pochi grandi Enti nazionali , il Governo regionale ha messo sul tavolo della cabina di regia un nuovo progetto che affina la ricerca sul tema della biodiversità . E’ di ieri la delibera approvata dalla Giunta ,su proposta dell’assessore Rosa, che candida al bando nazionale per il Pnrr il progetto di un centro specializzato in Bio-diversità. Come è noto il Governo ha previsto in tutto cinque centri nazionali specializzati nella ricerca tecnologica e pecisamente in questi ambiti Il piano finanzierà, con un importo di 1,6 miliardi di euro, l’istituzione di 5 Centri nazionali specializzati nella ricerca tecnologica.
I centri specializzati affronteranno i seguenti ambiti:
- Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni
- Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech)
- Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA
- Mobilità sostenibile
- Bio-diversità
Ogni centro selezionato riceverà un finanziamento compreso tra i 200 e i 400 milioni di euro. Con tale importo, il centro dovrà occuparsi della creazione e/o del rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca, della realizzazione e sviluppo di programmi e attività di ricerca, di favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico come le start-up.
Il centro proposto dalla Basilicata è in linea, secondo la delibera di Giunta con l’azione fin qui svolta per la decarbonizzazione attraverso lo sviluppo delle potenzialità connesse a fonti energetiche alternative , a cominciare da quella forestale e dall’utilizzazione delle biomasse. Proprio l’’elevato potenziale ecologico regionale fornito dalla copertura forestale dei territori montani e dalla disponibilità della biomassa presente negli alvei fluviali e nei canali del sistema delle bonifiche e per l’irrigazione consente al territorio regionale di presentare tutte le condizioni ottimali per lo sviluppo di alta tecnologia che sfrutti in maniera sostenibile le risorse di cui siamo ricchi , dall’acqua al petrolio, dai parchi all’agricoltura, senza disperdere l’identità unica del “Paesaggio Lucano” in termini di biodiversità, coniugando la ricerca scientifica con la ricerca applicata nel territorio della regione Basilicata.
Come funzionerà questo centro? In un lungo contatto con i centri di ricerca, l’Università, l’Alsia, l’Egrib, la Sel il Cnr, l’Asi , e altri stakeholders istituzionali e imprenditoriali, si è messo a punto la dimensione organizzativa del Centro proposto . Il modello dovrebbe essere così strutturato :
- Una cabina di regia (istituita presso la Direzione Generale dell’Ambiente, del Territorio e dell’Energia) con compiti di coordinamento delle attività e rapporti istituzionali;
- Una struttura operativa (costituita da un rappresentante dei Centri di ricerca, Università, Imprese, Direzioni Generali regionali, Enti sub-regionali) con compiti di predisposizione della proposta di candidatura e coordinamento delle attività dei tavoli tematici;
- Quattro tavoli tematici (Economia Circolare, Fonti rinnovabili, Idrogeno, Tutela del Territorio) costituito dagli stakeholders istituzionali, sociali e imprenditoriali per l’analisi, studio e l’elaborazione di proposte alternative per promuovere l’innovazione e la diffusione delle tecnologie, a rafforzare le competenze, favorendo la transizione verso una economia basata sulla conoscenza al fine di apportare elementi innovativi e competitivi per la predisposizione della proposta di candidatura.
SCHEDA BIOMASSE ( REDAZIONALE)
La biomassa è una fonte di energia molto versatile, perché da essa si ricavano elettricità, calore e persino combustibile. Bucce di arance, letame, legno: in molti rifiuti organici come pure negli scarti di segheria si cela della preziosa energia. Si tratta della cosiddetta energia da biomassa, considerata rinnovabile, a impatto neutro sul CO2 e, in Svizzera, sostenibile a tutti gli effetti. La biomassa, infatti, diventa fonte di energia solo dopo essere stata alimento, foraggio o materiale da costruzione. Produrre energia dalla biomassa, dunque, significa sfruttare razionalmente fino in fondo i rifiuti organici e le materie prime locali, come ad esempio il legno. Al contempo, permette di creare posti di lavoro in loco e di accrescere il valore aggiunto del territorio.
Si distingue tra biomassa secca, legnosa e biomassa umida, poco legnosa. Rientrano nella prima categoria il legname proveniente da boschi e da campi, i resti di legname e i rifiuti organici solidi provenienti da industria, artigianato ed economie domestiche. Alla seconda categoria sono attribuiti, ad esempio, concimi di fattoria (liquami e letame), residui dei raccolti agricoli e rifiuti biogeni dell’industria alimentare, della gastronomia e delle economie domestiche.
Esistono diverse modalità di conversione energetica delle biomasse. La scelta è dettata principalmente dal tipo e dalla composizione della biomassa e dall’energia finale che si desidera ottenere. Ad esempio, la biomassa lignocellulosica e secca (legnosa) è trasformata mediante processi termici o termochimici (combustione, gassificazione), mentre per la biomassa poco legnosa e umida si opta perlopiù per processi di conversione biochimica (fermentazione).
Nel 2018 il 23 per cento del consumo finale di energia a livello nazionale è stato coperto dalle fonti rinnovabili, rappresentate per un quarto circa da biomassa. In Svizzera la biomassa è la seconda fonte di energia rinnovabile maggiormente utilizzata dopo l’energia idroelettrica.