SAN MICHELE ARCANGELO A PIGNOLA: IL FASCINO DI UN’ANTICA DEVOZIONE

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ANGELA MARIA GUMA

La devozione popolare verso San Michele Arcangelo è molto sentita in Basilicata ed in modo particolare a Pignola dove è praticata con due pellegrinaggi annuali che si tengono verso la piccola chiesa dedicata al Santo dove i fedeli si raccolgono sia l’8 maggio che il 29 settembre proprio nei giorni dedicati al Santo.  La Chiesa è situata nella zona dell’agro di Pignola denominata Sant’Angelo. L’origine del culto è antichissima. L’epoca di introduzione è incerta perché alcuni la fanno risalire ai monaci basiliani sfuggiti alle persecuzioni, altri invece la fanno risalire al IX sec. e ne attribuiscono  l’introduzione del culto ai Longobardi. In entrambi i casi comunque è probabile che il culto si sia diffuso soppiantando o sostituendosi ai culti pagani preesistenti legati verosimilmente al valore salvifico dell’acqua. Infatti, la struttura di cui ancora sono evidenti dei resti faceva parte di un antico Convento dei Cappuccini costruito verso il 1535, a circa 4 Km dall’abitato, in una profonda gola tra i monti San Bernardino e Ciglio, in una località circondata da boschi e nelle vicinanze di una copiosa sorgente “U’ Roff ‘ un tempo ritenuta miracolosa per le febbri. Prima dei Cappuccini si presume che l’area fosse stata sotto il protettorato dei Benedettini “pacitani”, proprietari sia della chiesa della Madonna degli Angeli a Pantano che di quella intitolata a San Giacomo Maggiore. Solo quando l’area fu abbandonata subentrarono i francescani.  La chiesa, ad unica navata è l’ultima testimonianza del convento di cui sono ancora visibili i ruderi. In essa si conserva una statua dell’Arcangelo, copia di un originale trafugato che risaliva all’anno mille. Verso la fine del 500 il convento rimase disabitato e abbandonato fino a quando nel 1607 venne affidato agli Osservanti che lo abitaronoprobabilmente fino alla soppressione avvenuta a causa delle leggi murattiane. Sotto la chiesa è presente una grotta la cui presenza può essere associata alle cripte intitolate a S. Michele Arcangelo molto diffuse in Basilicata. A Pignola ci troviamo una grotta naturale il cui culto aveva probabilmente come modello il più antico santuario dell’Europa occidentale dedicato a S. Michele, fondato in una grande grotta naturale sul Monte Gargano (100 km a nord di Bari in Puglia) ove l’Arcangelo appare più volte sul finire del secolo V. Il santuario del Monte Gargano  è stato in Italia, con Roma, una delle più importanti mete dei pellegrinaggi medievali. Da questo luogo il culto dell’Arcangelo, importato da Costantinopoli si è diffuso in Italia e nell’Europa occidentale. In Basilicata sono stati finora rintracciati 10 siti rupestri dedicati a S. Michele costituiti da grotte naturali nelle quali sono edificati altari e cappelle con la statua o l’immagine dipinta dell’Arcangelo.   Il santuario più importante della Basilicata è quello del Monte Vulture (per dimensione il secondo dopo il Gargano). Le grotte micaeliche presentano tutte caratteristiche comuni dal momento che sono sempre collocate al fianco roccioso di qualche monte, in una posizione dominante, spesso difficilmente raggiungibili e nei pressi di una fonte d’acqua. Le grotte sono quasi tutte ubicate nel versante occidentale, lungo importanti vie romane o diramazioni delle stesse. Della specifica funzione di tali grotte, data l’esiguità delle notizie documentate, si possono elaborare diverse interpretazioni. Per alcune di esse come Maratea e Pignola, si è avanzata l’ipotesi che fossero sede di antichi rifugiati dalle persecuzioni anticristiane durante i primi secoli di diffusione del cristianesimo. Tra questi ultimi si annovera la presenza dei Cartaginesi Saturnino e Genuario le cui reliquie sono conservate a Pignola e a Marsico Nuovo. Hanno un fondamento le ipotesi che indicano in S. Angelo di Pignola l’originario luogo di conservazione del braccio di San Saturnino. Alcuni studiosi locali hanno ipotizzato un legame tra questi antichi rifugiati e i martiri uccisi a Fossa Cupa. D’altro canto sono varie le leggende che hanno circondato di un alone misterioso sia il convento che la sottostante grotta. Nel 1574 , racconta padre Mariano da Calitri, cadde molta neve, ma tanta di quella neve da togliere ogni comunicazione con il paese per molti giorni. Il frate laico fu impedito di raggiungere il paese a raccogliere le elemosine ed in convento non vi erano che pochi legumi ed un po’ di pane. I frati non si persero d’animo e pregarono ai piedi dell’altare. Si sentì suonare il campanello della portineria e il portinaio corse ad aprire. Una giumenta stava carica davanti alla porta ma non si vedeva il padrone e nemmeno le orme dell’animale sulla neve. Accorsero altri frati e scaricarono l’animale dei cibi di cui era carico, e l’animale d’incanto sparì. La presenza del miracolo non servì a trattenere i cappuccini in quel luogo, dato che, per sfuggire alle molestie dei malviventi, i monaci nel 1595 abbandonarono il convento per stabilirsi in una nuova costruzione alle porte del paese. A Pignola il culto e la devozione sono ancora fortemente presenti.

         

Fig. 3 La statua e il quadro raffiguranti il Santo guerriero                        Fig. 4 Località Monte Sant’Angelo e la chiesetta tra i boschi  

Quest’anno, in particolare, il legame che i Pignolesi hanno con il Santo si è concretizzato nella realizzazione di una lodevole iniziativa promossa dal Comitato Festa  Maria Santissima degli Angeli dal titolo esemplificativo “Sentieri d’autunno. Salutando l’estate, dalla grotta al Paschiere” svoltasi dal 29 Settembre all’ 1 Ottobre. Una tre giorni caratterizzata da riti religiosi, stand enogastronomici e concerti spirituali questi ultimi in collaborazione con Chorus Inside Basilicata. Un plauso a questi giovani che, animati da un sentita devozione nei confronti del Santo Guerriero hanno dimostrato di aver ben compreso come per la crescita di una comunità è importante partire dalla valorizzazione delle proprie tradizioni,  proprio perché in esse si riscopre la propria identità. 

IN COPERTINA Fig. 1: La grotta        Fig. 2 La Chiesa con la grotta sottostante

Principali riferimenti Bibliografici:

Vincenzo Ferretti, Prima che la memoria diventi cenere, Cultura e Tradizioni Popolari a Pignola, Il Portale  2022.

Luigi Telesca, Culto ed insediamenti micaelici in Basilicata, in Teologia Viatorum (3), 1998.

 

 

 

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