Sarà ottobre probabilmente la data per le nuove elezioni a meno che i cinque stelle non decidano di prendere il tempo necessario per cambiare la legge elettorale. Perché questa legge sta benissimo al centro destra, e tutta la manfrina che è stata fatta sullo strappo dall’Europa ha tonificato oltre misura la Lega di Salvini che ormai è il Dominus della situazione. E’ da escludere che alle urne i due schieramenti possano andare insieme: dovrebbero discutere e decidere prima l’uscita o meno dall’Euro, e questo è un passo che non possono fare a rischio di trovarsi minoranza nel paese, esattamente come è successo per la LePen che ha spaventato i francesi costringendoli a scegliere ancoraggi più sicuri. L’elettorato imprenditoriale e delle partite iva del Nord ha digerito malissimo questa comparsata di Salvini sull’Europa e non è detto che non ci sia da quel lato qualche conto da pagare, perché le Regioni del Nord guardano all’Europa con favore e vorrebbero solo essere sgravate del peso della burocrazia e delle inefficienze italiane . Dall’altro lato, piano piano che la verità verrà fuori, i cinque stelle capiranno che non è Mattarella che li ha fregati ma Salvini che ha tirato la sceneggiata portandoli a spasso come il Pifferaio magico di Andersen fino ad annegarli. Andare al voto con questa legge significa altri cinque anni di opposizione e di costruzione di una eventuale alternativa. Insomma delle due l’una. O si riuscirà a fare una legge che premia il primo partito, oppure i cinquestelle sono obbligati a prendere in considerazione l’esigenza di organizzare un fronte alternativo al centrodestra, rimettendo su un contratto di coalizione che faccia capire agli Italiani che cosa vogliono fare per il paese. E se si va alle elezioni ad ottobre manca il tempo per fare tutto questo, per cui il rischio concreto è che da un alto c’è un esercito già organizzato e collaudato e dall’altro ci sono forze che non si parlano e che si sono dette reciprocamente tutto il peggio possibile. E’ inutile dire che il ritorno alle urne ha tolto il sorriso a Renzi, completando la sconfitta della sua strategia di far nascere un polo di centro, alternativo ai giallo verdi. Oggi come oggi è apolide, ignorato da Berlusconi , osteggiato da Salvini e inidoneo a portare una dispersa bandiera di Centrosinistra. Il Pd può rientrare nel gioco solo se si apre una pagina di dialogo tra cinque stelle e riformisti, con una sinistra completamente rinnovata negli uomini e nel programma. O, in alternaiva, può affidare a Gentiloni il compito di mantenere in piedi una forza moderata che si proponga come elemento di stabilità del Paese, consapevole dei problemi, dei vincoli e della necessità di non spaccare lo stivale tra ricchi e poveri, nord e sud. Ma deve essere una delega piena nel partito, nella coalizione e nelle Istituzioni. Sarà capace di fare un tale sacrificio il giovane fiorentino?
SOLO GENTILONI PUO’ SALVARE QUELLO CHE RESTA DEL CENTROSINISTRA
0
Condividi