lA strategia di Stellantis per ridurre il ruolo dello stabilimento di Melfi ed i livelli occupazionali vanno avanti con successo. Svuotare prima di tutto la fabbrica con forti incentivi per gli esodi volontari,da 80.000 a 120.000 euro.Per almeno 3000 persone e nel contempo restringere l’occupazione nelle aziende fornitrici anche attraverso il rientro in azienda di lavorazioni prima esternalizzate. l’obbiettivo e’un organico attorno a poche migliaia di lavoratori per produrre le macchine con vettori elettrici Un disegno chiaro e netto che sembra essere ignorato dalle organizzazioni sindacali ,quelle che da anni hanno sostenuto prima la gestione modello Fiat e poi Stellantis con le modalità ed i contenuti noti a tutti.Dalla servitù alla clientela. Attualmente funziona la fiera delle vanità sulla ricerca di tavoli,incontri e firme di protocolli che sono il percorso funzionale al disegno della multinazionale . L’ultimo evento consumato nella sala del Consiglio Comunale di Melfi dimostra il dilettantismo e la complicità di chi crede che con gli avvisi per 20 milioni di euro si possa arginare il disegno strategico della Stellantis supportato da una Regione che pensa che con micro sostegni e bonus possa salvare i livelli produttivi e occupazionali degli anni scorsi. Attualmente un posto di lavoro nel settore manifatturiero maturo costa attorno ai 250.000 euro.Oltre 400.000 quello innovativo. Basta fare una divisione semplice su quanti posti di lavori si potrà contare sulla posta di 20 milioni:molto pochi. In questa fase occorre fare i conti con la strategia Stellantis e le intenzioni dei molti lavoratori attratti dagli incentivi. Diciamo la verità non c’è mai stata una piattaforma Unitaria nazionale per contrastare la strategia Stellantis:pertanto disuniti su perde molto. Il resto diventerà la cronaca quotidiana di un declino,di rivendicazioni non soddisfatte,di resistenze di pochi. A meno che non si prenda atto della situazione concreta e si torni a lottare partendo dal nucleo che non non cerca l’esodo e vuole conservare il lavoro. Sara’dura.