Paesi e paesaggi lucani
Dott.ssa Margherita Marzario
“Ogni piccolo paese d’Italia può essere un museo” (dal film “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi). Ogni piccolo paese lucano può essere un museo a cielo aperto, nella sua semplicità e unicità, tra ruderi di castelli, fontane secolari, case abbandonate, piazze minuscole, centri medievali, portali antichi, casolari dimenticati, viuzze ripide, cantine scavate, ex-conventi, palazzi sconosciuti…
Basilicata, terra e cattedra di “paesologia” e “paesanologia”. Dai calanchi lungo il fiume Cavone al piccolo canyon del torrente Gravina a Matera, dai resti greci della Piana del Metapontino alle Piccole Dolomiti Lucane, dalle varie dighe ai laghi vulcanici di Monticchio, dal paese fantasma di Craco vecchio al castello di Melfi. California, Scozia, Irlanda, Cappadocia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Umbria…: tutto concentrato nella piccola Basilicata.
Lucanità è poeticità, drammaticità, ecletticità, artisticità, fecondità culturale, tanto che ogni paese può vantare un suo grande figlio: da Isabella Morra (Valsinni) a Padre Serafino da Salandra (Salandra); da Albino Pierro (Tursi) a Rocco Scotellaro (Tricarico), da Leonardo Sinisgalli (Montemurro) a Pasquale Festa Campanile (Melfi)…
Basilicata, terra di musicalità: dall’arpa di Viggiano (PZ) ai campanacci di S. Mauro Forte (MT), dai “cucù” (fischietti di terracotta con forme particolari) di Matera alla “cupa cupa” (strumento rudimentale) dei vari Carnevali, dall’organetto delle feste paesane alle bande musicali che superano i confini regionali, dalla cetra della Magna Grecia al flauto di canna dei contadini che non ci sono più.
“La Luna è lo specchio del tempo” (poeta persiano). La Basilicata con i suoi paesaggi lunari è lo specchio del tempo: Matera con i Sassi e la Murgia, le spiagge grigie di Maratea, i siti archeologici, i calanchi, il marmorizzato pino loricato tra i massi del Pollino, il greto dei torrenti nei periodi di secca, i terreni argillosi riarsi e spaccati dalla siccità. La Basilicata, regione senza tempo e oltre il tempo, è proprio come la Luna: rispecchia e suscita vari stati d’animo.
“Ringrazio Matera per aver inseminato in me surrealismo”: l’artista spagnolo Fernando Arrabal, tornato a Matera dopo 40 anni nel 2015. Il surrealismo, o arte del labirintismo, è inscritto non solo nei vicoli e nei meandri dei Sassi di Matera ma anche in altri posti della Basilicata: nei solchi dei calanchi, nei giacimenti metaniferi e petroliferi, nei sentieri dei boschi, nella peculiare forma del paese Rotondella e soprattutto nei labirinti di vita sacrificata, sommessa e semplice, stile di vita da sempre dei lucani. Basilicata, metafora della labirintica e surreale vita!
“Il clamore d’un passero sulle grondaie, / La luna brillante e tutto il latteo cielo, / E tutta quella famosa armonia di foglie” (il poeta irlandese William Butler Yeats). Così i paesaggi lucani, paesaggi dell’anima, che si ammirano dai paesi arroccati sui cucuzzoli che s’affacciano sulla Basentana, sui calanchi, da ogni paese del proprio cuore che rimane per sempre nel cuore, soprattutto quando lacerato dagli eventi ineluttabili della vita.
“È una notte bellissima d’estate. / Nelle alte case stanno / spalancati i balconi / del vecchio borgo / sulla vasta piazza. / In quell’ampio rettangolo deserto, / panchine di pietra, evonimi [arbusti], acacie / disegnano in simmetria / le nere ombre sulla bianca arena. / Allo zenit, la luna, e sulla torre / col quadrante alla luce l’orologio. / In questo vecchio borgo vado a zonzo / solo, come un fantasma” (il poeta spagnolo Antonio Machado in “Notte d’estate”). Così una notte d’estate nei paesi lucani semi-spopolati, così la notte dell’anima quando si sente inaridita dalle prove della vita!
“Come una indefinibile fata d’ombre / vien da lungi la sera, camminando / per l’abetaia tacita e nevosa. / Poi, contro tutte le finestre preme / le sue gelide guance e, zitta, origlia! / Si fa silenzio, allora, in ogni casa. / Siedono i vecchi, meditando. I bimbi / non si attentano ancora ai loro giochi! / Le madri stanno siccome regine. / Cade di mano alle fantesche il fuso. / La sera ascolta, trepida pei vetri: / tutti, all’interno, ascoltano la sera” (Rainer Maria Rilke, poeta di origine boema). La sera in quella tipica vita di paese che non c’è più: patrimonio culturale immateriale della Basilicata! Patrimonio inalienabile di ogni cuore nostalgico!
“Certe sere vorrei salire sui campanili della pianura, veder le grandi nuvole rosa lente sull’orizzonte come montagne intessute di raggi. […] Vorrei toccare con le mie dita l’orlo delle campane, quando cade il giorno e si leva la brezza: sentir passare nel bronzo il battito di grandi voli lontani” (la poetessa Antonia Pozzi, 1912-1938). Così la nostalgia suscitata dai paesaggi lucani, dagli orizzonti remoti, con i colori e le luci dell’impressionismo e con le emozioni dell’espressionismo nell’astrattismo e cubismo della vita!
“Quando ti viene una nostalgia, non è mancanza, è presenza, è una visita, arrivano persone, paesi, da lontano e ti tengono un poco di compagnia” (Erri De Luca in “Montedidio”). Nostalgia, dolce compagnia nei lucani che se ne vanno facendosi portatori di lucanità itinerante ed anche in quelli che restano a baluardo della lucanità radicata!
Agosto in paese: in passato si aspettava il ritorno in ferie delle famiglie numerose emigrate al Nord o all’estero che arrivavano con i bagagli di tradizioni conservate, souvenir e stecche di cioccolato; ci si sposava nel mese agostano per riunire tutti i parenti; non esistevano eventi organizzati, ma tanti momenti caratterizzati dalla semplicità e dal piacere dello stare insieme. Oggi tornano in pochi, a intermittenza, sempre meno e con maggior distacco, parlando con nuove inflessioni ostentate; si mormora delle crescenti coppie separate; nelle coppie ci si mette insieme o ci si lascia trascurando le dolenti conseguenze relazionali per i parenti; ci si lamenta della quantità e qualità degli eventi in cartellone… e poi si va ognuno nella più o meno lontana città. Il tutto con il retrogusto un po’ amaro del migliore cioccolato svizzero!
La nostalgia per il paese di nascita la si prova per il paese dell’infanzia, dei ricordi, perché il paese è diventato, poi, altro e di altri. Il cuore lucano resta sempre tale anche se non si vive più nel paese natale!
Paese: chi resta ha modo di vedere i cambiamenti in maniera graduale. Chi va via (soprattutto senza averlo scelto) quando torna e trova i cambiamenti, non ha più gli stessi punti di riferimento.
Paese, pace da cercare, pargolo da cullare, passo da segnare: nel proprio cuore, col proprio cuore. Come tutto ciò che è piccolo e personale, strettamente personale!
Ogni paese deve recuperare e valorizzare la propria peculiarità, altrimenti si avrebbe solo omologazione e appiattimento, anche emozionale.
BASILICATA. 10 lettere (come nella parola “margherita”) come 10 buone ragioni per visitare una piccola-grande regione: dalla B di bellezza dei paesaggi, diversi e tanti, alla A dell’affabilità degli abitanti.