TRADIZIONI CHE IL TEMPO NON CAMBIA.

0

PATRIZIA BARRESE

Ogni luogo nel mondo si differenzia da un altro per la sua cultura e le peculiarità che lo contraddistinguono, realtà uniche da esibire e aspetti che silenziosamente possono risultare simili o visibilmente differenti. Tradizioni e usanze sottolineano l’anima di un popolo, usi e costumi fanno scena sul panorama geografico che racchiude le bellezze che ci circondano. Un insieme di usanze alle quali ci riferiamo ancora oggi, rappresentano l’eredità del passato, varietà di aspetti che attendono ciclicamente di farsi riscoprire. Di generazione in generazione, a testimoniare il cuore pulsante di una popolazione, la natura e le stagioni fanno da protagonisti evocando ricordi lontani e legami ancorati al passato, un fuoco che, pur sotto braci silenziose, arde per la cultura semplice e genuina di chi ha vissuto momenti e nostalgie ormai trascorsi, che riaffiorano in circostanze temporali “calendarizzate” legate ad esempio alla tradizione religiosa. 

Le società maggiormente industrializzate, orientate principalmente alla crescita economica e distratte dal consumismo, tendono a perdere il legame con la cultura popolare che nasce dalla netta separazione tra la società del passato e quella attuale, diversamente dalle realtà locali  ancora incontaminate dove si tende a preservare il patrimonio culturale e morale legato ai riti e alle feste di paese che sono ancora accettati come “tesoro trasmesso dagli avi”…quando questo non avviene, laddove un paese perde il suo contatto con le sue radici e la sua storia, comincia a decadere fino a sparire. Pier Paolo Pasolini in pochi versi esprimeva con forza di pensiero e di parola l’importanza di far vivere e amare la tradizione, affermando :”Io sono una forza del Passato, solo nella tradizione è il mio amore…mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta”. 

Per avere una diversa chiave di lettura col nuovo che avanza, il passato si riscopre nelle scene di vita quotidiana, quando si custodivano momenti a ricordo di una cultura contadina ormai inesistente, scene di vita legate ad antichi mestieri ormai scomparsi, attività agricole che richiedevano la partecipazione di persone che si avvicendavano nella vita dei campi alla stregua de “La giara “di Luigi Pirandello in cui, fra il rigore beffato del padrone e le grasse risate dei contadini, regnava il buonumore imbandito dinanzi al fuoco, il falò che ricorda quello di San Giuseppe. Quest’ultima celebrazione, dal sapore antico, da poco festeggiata nelle diverse regioni d’Italia, dall’Emilia Romagna ai diversi paesi della nostra regione, porta con sé una connotazione legata all’accoglienza e al ritrovo dopo la stagione invernale, a tutti gli effetti celebra la vigilia dell’equinozio di primavera, inaugurando la stagione che arriva e di  quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci per propiziare la fertilità e augurare ai campi la purificazione e l’abbondanza delle messi. 

Ciò che la tradizione fa emergere e caratterizzare la singolarità di un territorio, sono le feste patronali che riportano alla mente processioni, bande, cassarmonica, bancarelle, giostre e fuochi pirotecnici. Queste feste sono un importante appuntamento annuale che coniuga fede cristiana e cultura di un popolo, momenti unici in cui la sfera religiosa e quella più squisitamente folkloristica si incontrano e si fondono per regalare alla folla cittadina e ai visitatori limitrofi uno spettacolo intensamente ed emotivamente partecipato e ripercorrere anche con leggende e “miracoli” le orme degli antenati e i ricordi immortalati in antiche foto sbiadite. 

Ma a sottolineare l’importanza della tradizione è l’evento legato alla religiosità cristiana: il periodo pasquale che si avvicina. Ogni anno, in diverse regioni del meridione, fervono i preparativi che le comunità si impegnano a vivere con intensa partecipazione ad una delle feste più significative del nostro Paese. Pasqua rappresenta una delle date più importanti nel calendario delle feste e delle celebrazioni legate alla cultura di un luogo, momento di grande intensità in cui la devozione e gli aspetti religiosi di sposano alle tradizioni e alla passione popolare. Dal Piemonte alle più singolari di Puglia, Sicilia e in Basilicata, la Passione del Venerdì Santo ha ispirato riti e rituali che prevedono rievocazioni che si perdono nella notte dei tempi. Processioni coreografate e recitate, da Atella a Barile, da Maschito a Venosa e Rionero in Vulture, attirano e coinvolgono con personale singolarità anche coloro che non sono praticanti. Manifestazioni religiose che meritano di essere vissute per comprendere la passione e l’impegno espressa dalla popolazione dinanzi a questo evento di interesse turistico in cui il forte trasporto religioso si fonde con il profondo e orgoglioso senso di appartenenza che restituisce un amalgama di emozioni uniche da vivere.

Con gelosa attenzione, ogni paese conserva e tramanda i propri rituali che tra sacro e profano si manifestano con processioni pittoresche: nelle strade di città e paesi, una carrellata di figuranti sfilano in abiti d’epoca ad interpretare i personaggi coinvolti negli ultimi momenti prima della Passione di Cristo, tra lo stupore e la commozione del pubblico. Le confraternite con il gruppo di Marie nerovestite a condurre la statua dell’ Addolorata e il protagonista “Gesù”, porta in spalla una pesante croce di legno che ricorda il fardello trasportato da Cristo sul Golgota, poche ore prima di essere crocifisso. 

Questa esplosione di religiosità tradizionale si esprime accompagnata dai brani singolari delle bande presenti al corteo durante il quale s’innalza un vero e proprio discorso in note, struggente  e commovente che amplifica le emozioni della processione stessa, coinvolgendo empaticamente tutti. 

A Rionero in Vulture, il Complesso Bandistico “Giuseppe Verdi” che vanta una grande tradizione storica nel contesto musicale della regione e la giovane Banda “G.Orsomando”, nel rispettivo repertorio prodotto, apportano una presenza scenica e la vibrazione catartica delle melodie eseguite legate al momento, accomunata dalla voglia di promuovere la cultura della musica: partiture antiche e moderne, tradotte in armonico suono dagli strumenti presenti, aiutano lo spettatore a vivere con maggiore fervore questo momento sacro che si conclude con un corteo appassionato e fedele, a fare da cornice per tutta la durata della sacra rappresentazione.

Globalizzazione e consumismo contemporaneo, contribuiscono a vanificare riti e simboli che, fin dalla notte dei tempi vedono l’uomo protagonista atto ad esorcizzare le sue paure, le forze ingovernabili con la natura e naturalmente la precarietà dell’esistenza. Mantenere queste rappresentazioni locali e far emergere le tradizioni di un popolo e di un luogo risponde ancora al desiderio e alla necessità vitale dell’uomo di dare spazio alla spiritualità e alla socialità che in taluni contesti risulta assente a causa della frenetica quotidianità che azzera qualunque rapporto col passato finalizzando lo sguardo solo alla modernità spesso fredda e scevra di valori. Conservare il nostro folklore, i valori e le tradizioni locali è nostro dovere, tradere significa consegnare e tramandare ai posteri non le ceneri di momenti o avvenimenti vissuti in un passato lontano ma, mantenere viva una fiamma e un linguaggio che parli alle generazioni future non di una raccolta di vecchi proverbi ma di un mix di modernità e tradizione, che parli dell’identità di un popolo, la nostra forza e le nostre radici legnose, condivise da Gabriele D’Annunzio :”O sangue mio come i mari d’estate! La forza annoda tutte le radici: sotto la terra sta, nascosta e immensa”.

Condividi

Sull' Autore

Insegnante lucana con la passione per la scrittura. Amo la mia terra sebbene per lavoro io risieda a Milano. Scrivere e condividere la passione per la scrittura e poter divulgare anche da lontano per rendere "maggiormente visibile" il nostro paese è uno dei miei desideri. Il mio paese natio è Rionero in Vulture.

Rispondi