UN BALILLA LUCANO ALLA CONQUISTA DELL’ETIOPIA

0

di MICHELE STRAZZA

Nel pomeriggio del 2 ottobre 1935 Mussolini annuncia l’invasione dell’Etiopia senza la consegna di una formale dichiarazione di guerra. Nelle prime ore del giorno dopo tre corpi d’armata (110.000 soldati), al comando di Emilio De Bono, passano il confine eritreo. Inizia la campagna d’Etiopia che avrebbe in seguito dato vita alla sanguinosa occupazione italiana del Paese africano. Nella guerra Mussolini impiegò una quantità di risorse belliche mai raggiunta in nessuna guerra coloniale fino all’aggressione americana del popolo vietnamita. Nel gennaio del 1935, proprio in vista dell’attacco all’Etiopia, il quasi settantenne generale Emilio De Bono fu nominato Alto Commissario e comandante superiore delle truppe dell’Africa Orientale Italiana (formata dall’Eritrea e dalla Somalia italiana) nonché governatore dell’Eritrea. Il 20 febbraio a Rodolfo Graziani giunse la notizia della sua nomina a Governatore della Somalia e comandante di quelle truppe là dislocate in posizione subordinata rispetto a De Bono. All’inizio delle ostilità De Bono aveva a disposizione ben 111.000 militari nazionali, 53.000 ascari e altri militari indigeni con 35.000 quadrupedi, 4.200 mitragliatrici, 580 cannoni, 112 cari armati, 126 aerei e 3.700 automezzi. Graziani, invece, poteva contare su 24.000 soldati italiani, 29.500 ascari e altri militari indigeni con 7.900 quadrupedi, 1.600 mitragliatrici, 117 cannoni, 45 carri armati, 38 aerei e 1.850 automezzi. Agli inizi di maggio si arrivò, in Africa orientale, ad avere 330.000 soldati italiani, 87.000 ascari, 10.000 mitragliatrici, 1.100 cannoni, 250 carri armati, 90.000 quadrupedi, 14.000 automezzi, 350 aerei, oltre a 100.000 lavoratori italiani militarizzati, soprattutto operai e camionisti. Anche dalla Lucania partirono in tanti, soprattutto per ragioni economiche, perché il conflitto diede la possibilità a numerosi braccianti di avere una paga sicura da mandare a casa. Ma ci fu anche chi credette in quella funesta impresa. Come racconto nel mio libro (Le colpe nascoste. I crimini di guerra italiani in Africa, Saecula Ed., 2013), tra di essi vi furono alcuni “balilla” lucani che, nonostante la minore età, si imbarcarono sulle navi militari dirette in Africa. Uno di loro fu Saverio Coscia, fattorino presso il comitato provinciale fascista di Potenza. Egli aveva seguito fino ad Eboli il Gruppo di Battaglioni Camicie Nere al comando del generale Passeroni, riuscendo ad imbarcarsi di nascosto sul “Colombo”. E da questo piroscafo indirizzò una lettera alla famiglia nella quale manifestò tutta la sua gioia per l’imminente avventura e tutta la sua spregiudicata determinatezza a proseguire nell’impresa: Carissimi genitori; Vi faccio sapere che mi sono imbarcato sul piroscafo Colombo, non so se avete ricevuto il mio Marconigramma. Cari Genitori Se volete scrivere potete pure scrivere perché a Bordo si riceve lo stesso la posta ma con questa direzione: Al Milite Saverio Coscia Comando Batt. A.O. VI Gruppo CC.NN. III Battaglione II Compagnia (Leoni) Africa Orientale Massaua. Cari Genitori, qui si sta molto bene come tu sai e perciò se mi volessero sbarcare per farmi tornare a casa a Bordo non mi troveranno più, mi nasconderò a un posto che nessuno lo sa. Io sto molto bene di salute, vi faccio sapere che l’altro Balilla cioè Messina se pure imbarcato sul piroscafo Belvedere e mi farete il favore di avvisare la sua famiglia. Cara mamma, Tu non stare niente in pensiero perché io sto molto bene, e poi si deve servire la Patria anche da piccolo io non penso che voi ma niente affatto che mi dispiace che sono lontano da casa io mi debbo fare ammirare e perciò A NOI, o si vince o si muore, cara mamma, da Eboli vi mandai una mia fotografia. L’avete ricevuta? Scrivete a Nonna a Milano e ditegli che mi sono imbarcato Io so che loro lo sanno lo stesso perché avranno letto il giornale ma in tutti i modi fatelo sapere. Cara mamma qui a bordo ho trovato tanto di quelli amici gente di bordo e gente di Battaglioni sono tutti lo stessi mi vogliono bene. Non ho  altro da dirvi baci a tutti gli amici e parenti e salutami Gerardina e dirai a papà che vada all’Opera Balilla e che mi saluta tutti e tanto tanto il Presidente mi saluterete Concettina e tutti di famiglia. Salutatemi la famiglia Spera e tutti i miei compagni avrei tante cose da dirvi ma non posso scrivere perché proprio a questo momento è suonato l’allarme a voi vi abbraccio con tutti i miei fratelli e vi bacio. Saverio. La lettera venne riportata sul “Giornale di Lucania” del 10-11 agosto 1935. Oltre al Coscia e al Messina con il battaglione lucano vi era anche il piccolo Michele Suozzi.  
Condividi

Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

Rispondi