BY ANTONELLA LALLO
La sostenibilità dei sistemi sanitari è diventata oggi una sfida globale a causa di vari fattori: l’invecchiamento della popolazione, il crescente costo farmacologico e la costante domanda da parte di cittadini e pazienti di servizi e prestazioni. Tuttavia, il concetto di sostenibilità non deve essere ricondotto solo a cause finanziarie, perché nonostante le disponibilità di risorse non si riesce a fermare una forbice che anziché ridurre la distanza fra costi e servizi, l’aumenta. le difficoltà permangono. Le questioni principali da risolvere sono: l’estrema variabilità nell’utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie non giustificati clinicamente, eccesso di medicalizzazione, l’incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione. La Fondazione Gimbe, si è messa a verificare tutto ciò che crea disturbo alla sostenibilità del nostro Ssn: continui stati di inappropiatezza dell’approccio sanitario, molta inadeguatezza tra le categorie professionali e sfrenato consumismo. In Italia la percentuale del Pil per la spesa sanitaria è inferiore alla media e tra i paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica, ma solo perché si è cominciato gradatamente a scaricare sui cittadini alcuni costi, oppure ad abbassare in molti casi la qualità dell’assistenza. Nei fatti il definanziamento della Sanità pubblica si sta pericolosamente avvicinando a una soglia che oltre a compromettere la qualità dell’assistenza, riduce anche l’aspettativa di vita. Se da un lato la politica investe sempre meno nel Ssn si continuano a sprecare risorse in un buco nero dove c’c’è di tutto: dai troppi apicali (tanti generali e pochi soldati) che si confondono e si sovrappongono nelle strutture universitarie e in quelle ospedaliere, al costo della corruzione , dalla complessità amministrativa, agli sprechi negli acquisti. Le stime della Fondazione Gimbe sulle risorse disponibili per la sanità sino al 2025 indicano che indipendentemente dalla quota del finanziamento pubblico la sostenibilità del Ssn è legata ad una profonda, incisiva lotta alle inefficienze. Questo comporta una nuova responsabilità politica e una nuova cultura: basta con gli uomini di fiducia, largo alla capacità, alla bravura e soprattutto ad un modo affatto amichevole di giudicare i risultati. La priorità è qui si assumano i manager, si assumano i medici, ma gli si faccia ogni anno barba e capelli per vedere se e come hanno risposto al loro rapporto di lavoro. Senza di questo, non c’è discorso che tenga.
