MARCO TEDESCO
Con vivo piacere ho preso parte come storico e critico d’arte alla bellissima iniziativa dal titolo “La Lucania di Scotellaro, forte, europea e mediterranea” organizzata dall’associazione MedinLucania che, nella persona del presidente Dino Nicolia, ringrazio vivamente per avermi voluto nella scuadra, come critico e storico dell’arte nella splendida cornice della sala Laudato Sii in Campidoglio. È come critico e storico dell’arte che dunque do il mio contribuito alla riuscita di questo evento, presentando la mostra qui allestita a cui hanno partecipato le artiste Beatrice Summa, Liliana Romanella, Anna Faraone e i ragazzi della cooperativa sociale onlus La Mimosa, presieduta da Francesco Ritrovato. Prima di entrare nel vivo della presentazione della mostra mi viene da esprimere un pensiero forse più da storico che da critico d’arte. Tra i temi presentati nel convegno ne è emerso uno dal titolo “Il ruolo del Mezzogiorno e della Lucania in un’Europa Unita e nel contesto euro mediterraneo”. In questa visione e in questo contesto, dal punto di vista storico artistico, la Lucania ha sempre svolto un ruolo molto importante, fungendo da ispirazione per molti territori circostanti grazie ad i linguaggi artisti che in essa si erano sviluppati e diffusi in Basilicata e oltre i suoi confini. Non solo: tanti artisti importanti hanno lasciato nel territorio lucano testimonianza della loro presenza lasciando straordinarie opere d’arte in molti importanti centri di esso, ma allo stesso tempo tanti importanti artisti sono nati nel territorio lucano ed hanno scelto di non operare al di fuori dei confini del loro territorio d’origine. La Lucania è stata dunque una terra in cui l’arte da sempre continua a manifestarsi attraverso le sue più svariate forme anche nei nostri giorni.
E lo fa ancora oggi attraverso le opere che vediamo oggi esposte grazie alle artiste Beatrice Summa, Anna Faraone e Liliana Romanella e le opere proposte dai ragazzi della cooperativa sociale onlus La Mimosa. Ma entriamo subito nel vivo di questa presentazione andando ad introdurre la pittrice Beatrice Summa, originaria di Villa d’Agri e formatasi a Roma dove ha frequentato la libera accademia di belle arti “rufa”, la bottega dello scultore Fernando Mario Paonessa, la bottega delle arti orafe in via della purificazione e il laboratorio orafo di Guerrini (collaboratore di Bulgari).
Qui nella capitale non è la prima volta che espone sue opere. Ha infatti partecipato a mostre collettive nella chiesa degli artisti, a palazzo margutta, chiostro del bramante, nel museo “Venanzio Crocetti”, nella galleria internazionale “Area Contesa Arte” in via Margutta. Beatrice Summa, ci presenta qui due opere pittoriche che presentano come elemento fondamentale la figura della donna, una figura che oggi spesso viene martoriata, che qui viene presentata come metafora della bellezza per eccellenza: la bellezza della natura stessa, come possiamo notare attraverso la figura di questa donna vestita con elemento che sembrano piume che guarda verso l’osservatore mostrandogli uno sguardo fiero come se quasi stesse per dirgli TU UOMO MI FAI DEL MALE MA IO COME UNA FENICE RINASCO SEMPRE PIU’ BELLA, FORTE E FIERA DI QUELLA CHE SONO, un messaggio forte questo che beatrice summa vuole trasmettere. Diversamente avviene nell’altra figura femminile che beatrice propone. Qui siamo davanti ad una donna alla quale è stata tolta la maschera e si mostra per quello che realmente è: una bellezza pura a cui fa da sfondo un vortice di colori che vanno dal rosso al giallo. In queste due opere questi colori prevalgono. Rosso: colore simbolo dell’amore vero sia della passione più carnale o delle emozioni e dei sentimenti più impulsivi, quali rabbia e vergogna. In generale, è associato a molti elementi concreti, come al sangue – fonte di vita – e al fuoco, che rimanda ancora una volta agli impulsi vitali; Giallo, è il colore della tonalità del sole, della luce e dell’estate, che tendono a mostrarsi “a sprazzi” durante l’arco della giornata o dell’anno. In generale, è la tonalità della giovinezza e della leggerezza e per questo è in grado di agire molto positivamente sulla mente, infondendo un’istantanea felicità.
L’altra artista partecipante è Anna Faraone originaria di Picerno, pittrice anche lei, vincitrice di numerosi premi tra cui la prima edizione “Opere pittoriche, camera di commercio, potenza 2002”. Anna Faraone si presenta anche essa qui oggi con due opere: una donna che rappresenta allegoricamente la Basilicata i cui capelli vanno a formare il paesaggio dei calanchi e con un omaggio ad una figura che rientra tra le personalità più iconiche della Lucania: Rocco Scotellaro e ce lo presenta sia come scrittore, politico, saggista e poeta, e sia come contadino girato di spalle che guarda verso uno stormo di uccelli in volo, intento a camminare in un paesaggio sul cui sfondo si riconosce un panorama montuoso lucano sul quale si scorge in lontananza un piccolo centro lucano mentre sul lato destro del dipinto compaiono di ruderi di un vecchio edificio. Viene in mente, guardando questo dipinto la poesia Lucania, scritta da Rocco Scotellaro nel 1940 la quale recita testualmente “M’accompagna lo zirlio dei grilli e il suono del campano al collo d’un’inquieta capretta. Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento e la, nell’ombra delle nubi sperduto, giace in frantumi un paesetto lucano”. Sembra di vedere questa stessa atmosfera pastorale serena che traspare in questi versi di Rocco Scotellaro anche nel dipinto proposto da Anna Faraone, nel quale possiamo interpretare la figura girata di spalle come un uomo qualsiasi che guarda alle sue origini con accanto dei ruderi sui quali compare la torre del castello di Tricarico, paese di cui Rocco Scotellaro è stato anche sindaco. Perche in ognuno di noi c’è un po’ di Rocco Scotellaro.
Stessa ambientazione che sembra apparire anche nelle opere “Lucania” e “Primavera”, dell’artista Liliana Romanella, nel cui percorso artistico, ed in particolar modo Viggiano, sua terra d’origine e i suoi luoghi caratteristici, hanno da sempre provocato in lei un’attrazione magnetica. Alla base delle due opere citate, vi sono radici, elementi che si trovano in natura, sulle quali vengono applicati dei fili di ferro che si intrecciano tra di loro, dando origine a figure di paesaggio (nell’opera Lucania) o rami fioriti (nell’opera Primavera).
Possiamo dunque definire il senso di questa mostra interpretandolo come un omaggio alla Basilicata ed in particolar modo il ritorno alle origini dei lucani che non hanno mai tagliato il legame con la loro terra di origine. A questo proposito, in questo contesto si inserisce l’opera proposta dai ragazzi della cooperativa sociale “La Mimosa” che abbiamo intitolato, citando il titolo della colonna sonora del film “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo, “Basilicata is on my mind”, nella quale delle strisce blue si congiungono al centro andando a formare la Basilicata nel cui centro vi è raffigurato un lupo che ulula alla luna. Il lupo ha una forte valenza simbolica: simbolo della regione e simbolo di forza perche bisogna ricordare che la Basilicata ha avuto sempre la forza di ribellarsi e in questo senso ha svolto un ruolo fondamentale nel periodo del Brigantaggio. Nella figura del lupo sono dunque racchiusi anche i più famosi briganti a cui questa regione ha dati i Natali, tra cui Carmine Crocco, Giuseppe Caruso detto Zi Beppe e Nicola Summa detto Ninco Nanco. Uomini che attraverso le loro rivoluzioni hanno contribuito alla stesura delle pagine della storia lucana.
Cosi come anche hanno scritto alcune di queste pagine i grandi artisti che hanno operato in Basilicata lasciandovi straordinari capolavori tra cui lo scultore Giacomo Colombo o a cui la Basilicata ha dato i natali tra cui Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa e i fratelli Antonio e Costantino Stabile ed oggi i ragazzi della cooperativa sociale “La Mimosa”, le artiste Beatrice Summa, Anna Faraone, Liliana Romanella e tanti altri pittori e scultori che ancora oggi operano; in campo musicale Gesualdo da Venosa e, in tempi più recenti, Pino Mango il quale ha sempre voluto continuare a vivere nella sua terra di origine, Lagonegro non interrompendo mai con questa cittadina la straordinaria storia d’amore che egli aveva con i suoi luoghi di origine. Cosi come ha scritto dunque importanti pagine della storia lucana lo stesso Rocco Scotellaro con le sue poesie.
Tutto questo per sottolineare ancora una volta che la Basilicata è una terra in cui l’arte non ha mai smesso di nascere e di manifestarsi in tutte le sue forme, continuando a scrivere nuove pagine rivoluzionarie della sua storia artistica. Perche in fondo un po’ di Rocco Scotellaro è in ognuno di noi.