francesca berillo
dal salone internazionale del libro di torino
La trentunesima edizione del salone Internazionale del libro di Torino coinvolge, come ogni anno, tutti i promotori della lettura, fondando il proprio vigore sullo strumento cartaceo. Il tema “un giorno, tutto questo” lancia una moltitudine di quesiti riguardanti il futuro, nei quali protagonista è l’uomo. È proprio qui, nella più grande libreria italiana del mondo, che l’uomo si rende visibile, allo stesso modo, come grande, medio o piccolo editore. La voce delle numerose case editrici riecheggia tra i 5 padiglioni della fiera. Una piccola realtà, come quella della casa editrice di Montescaglioso (MT), si presenta al pubblico di lettori. Nata da circa un anno, Lilit Books, esalta il libro in tutte le sue forme e le sue produzioni, considerate di editoria minore, non mancano delle dovute fondamentali cure della stampa, dell’impaginazione, della qualità dei materiali e della grafica. È proprio Andrea Romagnuolo, illustratore di Lilit Books, a presentare le pubblicazioni degli scrittori emergenti Alessandro Vanni e Simone Falorni.
Vanni autore del libro “Ombra del demone” narra la vicenda di due monaci. I protagonisti, in viaggio verso Roma, si ritrovano alle prese di una misteriosa scatola che, una volta aperta, rivelerà un demone. È un racconto in cui si intrecciano i generi del fantasy e del romanzo storico, gli elementi ideati dallo scrittore combaciano perfettamente con l’epoca della riforma protestante, prendendo vita nel 1520. Il lettore viene catapultato in una dimensione oscura, dimora dell’horror, genere che lo accomuna con Simone Falorni e il suo racconto “Cronache dalle tenebre”. Falorni, nato ad Empoli, geometra di professione, si presenta qui a Torino nelle vesti dello scrittore. Autore di due raccolte di racconti precedenti, descrive la sua “nuova fatica”. Scritto in prima persona, il libro ruota intorno alle vicende di un uomo che subisce la trasformazione, diventando un vampiro. L’atmosfera decadente di una Firenze capitale di Italia fa da sfondo all’introspezione dell’animo umano, che viene sconvolto radicalmente. Ma perché tra tutte le creature mostruose che popolano l’immaginario dell’orrore, scegliere il vampiro?
“Il vampiro mi ha sempre appassionato, l’ho scelto perché è il simbolo del mutamento più appropriato per rappresentare le vicissitudini che si trova a vivere l’essere umano. Ognuno di noi cade e, toccando il fondo, è costretto a modificarsi per riemergere in superficie. L’adattamento a qualcosa di ignoto a noi è la chiave che rende possibile la trasformazione.”
La narrativa gotica ci svela che l’uomo è sempre più vicino al mostro, la parte oscura che vive in ognuno di noi. “Mi sono sentito un vampiro ogni volta che sono dovuto cambiare al momento del bisogno e ho dovuto rivoluzionare la mia esistenza, anche la scrittura è un mezzo per trasfigurare e potenziare il nostro io.” Falorni si dedica alla sfida interiore dell’uomo, quella sfida che le persone scelgono di affrontare. “Ci si appassiona al genere dell’horror perché la paura viene vista come attrazione. La paura è uno strumento per superare i propri limiti e diventare più forti, in qualche modo si tratta di esorcizzarla, sconfiggerla.”
Qui alla fiera del libro di Torino, la scrittura è il motore di ogni autore, qualunque motivo può portare a scrivere, a leggere, a cimentarsi in un mondo che crediamo di non conoscere, ma che in realtà è già nostro.
“Un giorno, tutto questo” è la grande speranza, e allo stesso tempo la grande paura, che insieme affrontiamo con la volontà di costruire un futuro comune. Come Francis Scott Fitzgerald afferma “Questa é parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni”.