Da un anno vado scrivendo che i cinque stelle non dovevano far niente per arrivare al successo. Gli era bastato seminare il tema della casta, dei tagli ai privilegi, della commistione tra affari privati e affari pubblici per aspettare tranquilli la crescita e la maturazione del consenso. Che è puntualmente arrivato, spinto dal vento forte di una comunicazione aggressiva, violenta che ha sostituito i forconi con le fake news e con gli insulti. Il vento sta cessando e la gente si sta accorgendo che una cosa è stare fuori dai cancelli , altra cosa è stare nel palazzo. Ora, si può capire che, per un accordo con una forza di segno opposto, ci possono essere accomodamenti e mediazioni ma non si capisce perchè da parte di Di Maio e compagni si sia praticamente messo da parte quello che era il messaggio più forte e più chiaro e cioè la lotta ai privilegi, al clientelismo, alla corruzione. Nei venti punti si stenta a trovare la componente morale dell’identità penta stellata, non fosse che per la classica insistenza sui vitalizi; che è niente, assolutamente niente rispetto alla degenerazione del sistema politico, dove affari, appalti, arricchimenti i, conflitti di interesse,concorsi truccati,assunzioni clientelari hanno sconfitto la legalità ed il merito ed hanno soffocato, uccidendola, la fiducia nelle istituzioni. O pensano veramente di aver vinto sulla base del reddito di cittadinanza, quasi che la loro platea elettorale facesse la ressa davanti ai forni per una panella di pane? La mia età dovrebbe esentarmi dal provare meraviglia rispetto alla doppia faccia dei partiti. Quella pulita di chi predica e quella sgranata di chi opera. Ma , francamente, dopo dieci anni di vaffa, di sberleffi, di insulti, di occupazione , di liberazione del Paese dagli occupanti abusivi, vederli lì a trattare, da posizione di debolezza, con chi in politica è passato dalla secessione ai diamanti all’estero, sputando nel frattempo sul Sud e sui giovani meridionali mi sembra una allucinazione . Che diventa incubo quando, a declinare i temi che sono al centro del dibattito non ne vedo uno di quelli che hanno portato i cinque stelle ad essere il primo partito italiano. Io ero tra quelli che pensavo al Paese e alla necessità di sostenere, da parte del Pd, il tentativo di un movimento che , in nome di quei principi e quei valori, aveva ricevuto un grande consenso per un governo di cambiamento. Pensando che, avendo il Pd, sbagliato proprio su questo versante della non trasparenza, dovesse avere l’umiltà di fare fare agli altri quello che lui non ha potuto o voluto fare. A vedere le cose dalla velocità, dall’approssimazione e dalla fretta con cui i cinquestelle hanno messo da parte proprio il cartello della loro identità contestataria, ho l’impressione di essermi sbagliato e di aver ancora una volta preso fischi per fiaschi. Se il principio si vede dal mattino, c’è da aspettarsi una mala giornata. Rocco Rosa
FINITA NEL CESTINO, AL PIRELLONE, LA MORALIZZAZIONE DEL PAESE
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