ANNI ’60, I GIOVANI DELLA TAVERNA ORAZIANA

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LUCIO TUFANO

 

La città di Potenza diventa centro dialettico di giovani intellettuali alla ricerca di motivi originali nella cultura letteraria e nell’arte pittorica.

Il gruppo formato da pittori come Ninì Ranaldi, Rocco Falciano, Pepè Pedota, Gerardo Corrado e da scrittori come Lucio Tufano, Vito Riviello, Peppino Giannotta, Felice Scardaccione, Carmelo Cuscino, Bernardo Panella, si incontrano spesso per elaborare idee e progetti in locali pubblici come il “Gran Caffè”, trattorie come “La Taverna Oraziana”, “Peppe Riviezzi” a san Michele, ed infine nella “Nuova Libreria” di via Pretoria, gestita dallo stesso Vito Riviello, alla quale fanno capo e riferimento Carlo Levi, Sinisgalli, Michele Parrella, politici come Pietro Valenza, Nino Calice, Ignazio Petrone ed altri, politici ed intellettuali. Il gruppo, nel corso di quegli anni, diede di vita al “Nuova Pretoria” un importante circolo culturale.

Mi pare opportuno qui riportare una nota del 7.02.1966, del pittore Gerardo Corrado, riguardante gli anni ’60, la cui lettura dà una notevole ed utile rappresentazione dell’autentico talento di cui furono dotati i protagonisti dello “Sconfittoriale” (ed. Caliceditore 2010).

         «È un atto dovuto riconoscere alla “Nuova libreria” e al suo conduttore Vito Riviello il lavoro svolto di proposta e lettura di tutta quanta la poesia moderna e contemporanea, da Baudelaire a Verlaine e Rimbaud ai simbolisti che seguiranno dopo il ’70 da Lorca agli autori dell’area ispano-americana  da Majakovskij a Esenin, Ungaretti capostipite degli ermetici a Sinisgalli.

GIUSEPPE PEDOTA

Autore di “Città tra paesi”, il suo primo fortunato volumetto di poesie Vito Riviello sarà per tutti gli anni sessanta il polo aggregante di tutte le giovani energie in movimento sul territorio costituendo un caso particolare a livello della provincia meridionale di giovane organizzatore culturale inteso all’impegno d’ispirazione gobettiana e gramsciana di costituire una società intellettuale capace non solo di rinnovare i codici estetici di fare poesia e arte ma anche d’interferire nei processi sociali al passaggio da una società rurale e contadina alla borghesia cittadina.

Sarà proprio immergendosi in questo difficile passaggio dalla società contadina alla piccola borghesia urbana che “La nuova libreria” riuscirà ad aggregare intorno a sé numerosi intellettuali presenti sul territorio tutti impegnati sui temi dello sviluppo ma differenziati circa le modalità con cui esso dovrebbe svolgersi.

VITO RIVIELLO

Mentre, infatti, lo stesso Riviello vive le figure del cambiamento con ironia e sarcasmo, cogliendo la società contadina nel momento in cui s’affaccia per la prima volta sul proscenio cittadino a recitare l’avvenuta trasformazione, o trasfigurazione, dei suoi riti arcaici in rituali del consumo e della merce (vedi, ad es., “Pre-maman”, il poemetto in prosa scritto da lui e Beatrice Viggiani sui rituali consumistici che precedono il parto e preparano la giovane donna all’evento), il pittore Gerardo Corrado oppone a tale dissolvimento dell’identità nell’ironico e nel grottesco, nel comico universale quale sarà la dimensione ultima della poesia del poeta potentino, il richiamo al passato non come nostalgia e fuga dal presente, non come la convocazione d’una assemblea dei morti che in Albino Pierro serve a vivificare il banale quotidiano della sua presenza sotterranea, ma come memoria attiva, circolare, capace di conservare la presenza del soggetto proprio nel villaggio delle comunicazioni di massa, che tendono ad omologare l’uomo individuale nel concetto unico della mercé.

Così, per una rapida carrellata dei diversi contributi venuti dagli intellettuali raccolti intorno a “La nuova libreria”, non è da tacere la prima ricerca figurativa di Rocco Falciano, tesa a rappresentare, nel contesto d’una mutata realtà sociale che vede vincente su tutti un modello culturale piccolo borghese, quel che rimane del “popolo” dei vicoli, del ceto artigianale, con i suoi diversi registri linguistici anche sul piano della pura gestualità, d’impronta “plebea” e istintivamente antiborghese (ma anche, in certo modo, anticlericale!).

Altrettanto importante, sempre sul piano del rapporto inconciliabile tra “èthos” ed “èthnos”, è il contributo dato al gruppo da Lucio Tufano e Felice Scardaccione, entrambi scrittori sulla città e nei quali la deformazione di figure e cose travalica spesso nella rappresentazione a sfondo ironico-satirico.

Nel primo, autore di un importante libro su Potenza tra cronaca giornalistica e prosa d’arte “Dal Regale teatro di campagna”, un diario lungo un secolo scritto come entità medianica da chi ha vissuto, visto ed incontrato la città lungo il percorso di quegli anni e di quei giorni, l’ironia e la commedia sociale, a volte dagli umori plebei e dall’irruenza plautina, scaturisca dal peso insostenibile della finzione storica e culturale che la piccola borghesia cittadina è costretta a recitare sul proscenio anzidetto, dovendo corrispondere di volta in volta alla retorica patriottica e nazionalista, agli ideali del socialismo messianico e da osteria, agli imperativi categorici del fascismo ginnico e salutista, in “Semicronache del teatro littorio”, che chiama le schiere d’impiegati ministeriali, inclinate al “poltronismo” e in qualche caso individuale alla nostalgia di tipo “crepuscolare” e alla Guido Gozzano, a vivere pericolosamente, secondo il motto degli Arditi nella guerra del ’15-’18 che “è meglio vivere un giorno da leone che cento da pecora”.

Nel secondo, autore di “Città di provincia” poi travasato in “Tananai”, dall’impasto gaddiano, la comicità nasce dall’incredibile mascherata a cui da luogo la stessa piccola borghesia cittadina al passaggio dalla monarchia alla repubblica, ciascuno prendendo i colori politici del tempo, tutti percependo la democrazia come l’occasione unica offerta dalla Storia per prendere “partito” e ingrossare la propria “roba”  anche in senso strettamente verghiano!).

antonio lotierzo

Si potrebbe parlare a lungo di altre linee di ricerca poetica e artistica, tutte confluenti nel crogiuolo de “La nuova libreria”, e citare per esse i poeti Giuseppe Giannotta, Antonio Lotierzo, Bernardo Panella ; basti qui ricordare che esse collaborarono ciascuna a quel laboratorio sperimentale della forma poetica e artistica che fu appunto la libreria di Vito Riviello a Potenza, corrispondendo in ciò alla generale sperimentazione che avveniva nella società civile della regione tra forme aperte della comunicazione, ricche di contenuti e molteplici relazioni, o ricaduta nella vecchia autarchia, intrisa di familismo e chiusa al sociale.

 

Il venir meno delle ragioni ideali che avevano ispirato il dibattito a Potenza nel dopoguerra, la crisi d’identità degli strati marginali contadini e artigianali e il loro allontanamento dal centro storico anche dietro lo scempio edilizio e urbanistico degli anni ’50 e ’60, lo svuotarsi dei paesi in conseguenza dell’imponente fenomeno emigratorio, già annunciato, d’altronde, dal profetico ed epocale libro “L’esodo”, ideato da F. Scardaccione e scritto a più mani, furono le ragioni che decisero il gruppo degli intellettuali de “La nuova libreria” a sciogliersi ed emigrare, ciascuno di essi convinto di aver posto alla città una sfida impossibile: inserire degli elementi di coscienza critica nelle politiche orizzontali del consenso e del potere, in una società di piccola e media borghesia che, pur avendo toccato la soglia di un benessere individuale allineato agli indici nazionali, non ha saputo sviluppare un livello superiore di autonomia e creatività». Gerardo Corrado.

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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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