BASILICATA PETROLIFERA!

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PATRIZIA BARRESE

La Basilicata galleggia sul giacimento petrolifero più grande dell’Europa continentale. Da uno sguardo al passato, furono tante le tappe che portarono all’estrazione dalla Val d’Agri, da sempre legata al petrolio, l’area lucana che non manca di ricordarne la presenza fiammante, nei magnifici ruscelli venati dalle iridescenze degli idrocarburi, e il profumo tra gli alberi, che non è d’erba bagnata.  Già nel XV secolo le popolazioni lucane assistevano al manifestarsi di lingue di fuoco “le fiaccole” che sui monti dell’Appennino segnavano il bruciare del metano. La presenza di fuoriuscite superficiali di petrolio e gas portò l’Agip nel 1933 ad ottenere il permesso di ricerca, eseguendo studi geologici di dettaglio per rinvenire alla presenza di idrocarburi, con l’ausilio dei primi rilievi sismici a rifrazione sperimentati in Italia. Fu durante la seconda guerra mondiale, che i prodotti petroliferi dell’Alta Val d’Agri furono largamente utilizzati per fronteggiare alle sanzioni che impedivano allo Stato italiano di fruire di importazioni dall’estero. 

Dagli anni ‘80, si conseguirono successi economici che incoraggiarono lo sfruttamento degli idrocarburi sino ad oggi, presenti nei 116 pozzi della regione, che è l’epicentro della produzione petrolifera nazionale, basti pensare che il solo Centro Oli Val d’Agri, attivo h24, ha una capacità di trattamento giornaliero pari a circa 150.000 barili di petrolio. I dati sulla produzione continuano ad essere positivi e in linea con le previsioni, tuttavia per ciò che attiene gli aspetti ambientali e sociali, le perplessità sono molte e ci si domanda: dalla sottoscrizione dell’accordo tra le compagnie petrolifere e la Regione, sono stati attuati, anche parzialmente, i punti dell’accordo di estrazione relativi ai progetti di sviluppo sostenibile, il monitoraggio ambientale, la costituzione di un osservatorio ambientale, la costituzione di un’agenzia regionale per lo sviluppo?

Vista la tipologia delle sostanze immesse sul suolo, nell’aria, nell’acqua e alla luce dei prodotti agricoli e zootecnici esposti agli inquinanti, non c’è da meravigliarsi se i cittadini si “autotutelino” dai numerosi potenziali effetti collaterali derivanti dalle attività estrattive pensando agli sforamenti oltre i limiti di legge, di alcuni parametri di qualità dell’aria, in particolare anidride solforosa – percepibile come uno sgradevole odore di uova marce – monossido di carbonio e particolato fine. Le associazioni ambientaliste vengono in genere tacciate di avere una visione critica della situazione, ma dal punto di vista ambientale importanti risultati, relativi agli inquinanti principalmente legati all’industria petrolifera della Val d’Agri, sono stati sostenuti dalla comunità scientifica tra cui spicca la Prof.ssa Albina Colella, Docente Ordinario di Geologia all’Università della Basilicata e la Dott.ssa Maria Rita D’Orsogna, dell’Università Statale della California.

Rischi per la salute della popolazione sono tanti, per questo occorrerebbe un monitoraggio costante delle condizioni ambientali, alla luce dell’incidenza dei tumori rilevati nella regione, superiore persino alle regioni del Nord dove è presente il maggior numero di industrie. Tuttavia i paradossi si fanno spazio… perché se a Potenza, capoluogo lucano, va il titolo di Città italiana dei giovani 2024 perchè “sanno sognare insieme” e la Basilicata è la regione del petrolio, le parole dell’arcivescovo Salvatore Ligorio riecheggiano contrastanti:” Le peculiarità di una piccola regione del Sud, ricca di petrolio, afflitta da denatalità e da una fuga massiccia di giovani, molti dei quali laureati”.  Certo è che il sistema economico lucano non sembra aver ricevuto la spinta necessaria dall’attività petrolifera così come la promozione dell’immagine della Basilicata. 

Gli obiettivi prefissati con l’utilizzo delle royalties provenienti dall’attività estrattiva sono stati totalmente o anche parzialmente raggiunti? Che l’intera civiltà sia costruita sulla riesumazione dei depositi del Carbonifero è certo, ma non si può certamente confermare che la ripartizione dei fondi sia stata stanziata migliorando la qualità della vita, realizzando nuove infrastrutture per garantire a livello di viabilità i collegamenti essenziali e l’accessibilità della regione, riqualificato i centri urbani e valorizzato le risorse presenti sull’intero territorio. E non si tratta di interventi di “restyling”, quanto di un miglioramento delle condizioni socio economiche delle popolazioni, perché se i giovani emigrano nelle diverse regioni d’Italia, per non fare più ritorno in sede, è dovuto ad un concreto declino occupazionale.

La Basilicata nel contesto nazionale si colloca come un attrattore turistico/culturale capace di richiamare e accogliere turisti con attrattive diversificate? Spesso è un turismo di prossimità che interessa i visitatori di regioni confinanti perché l’assenza di una rete ferroviaria e aereoportuale, quest’ultima assente nella regione, non consente di agevolare i collegamenti con le realtà geografiche distanti. Per raggiungere Matera, che emerge come polo di attrazione, ci si muove solo se automuniti, ma non si incentivano le conoscenze di altre realtà territoriali interne della regione, quali musei o castelli a carattere etnografico e antropologico, spesso chiusi al pubblico. Siti di interesse naturalistico di inestimabile valore e panorami mozzafiato, quali i Laghi di Monticchio, rimangono dimenticati per diversi mesi all’anno per poi risvegliarsi nella pausa estiva con i seguenti commenti dei visitatori: ”Bello il posto, si può passeggiare intorno al lago in relax, certo mancano gli esercizi ricettivi, la possibilità di fare un giro in barca, puoi forse noleggiare un pedalò ossidato, non puoi scegliere il posto dove bere un caffè e anche la cura del verde lascia a desiderare”.

Il Volo dell’Angelo, l’attrattore che attraverso un filo d’acciaio, unisce Castelmezzano e Pietrapertosa tra le Dolomiti lucane, dopo l’impatto adrenalinico c’è chi sostiene: ”Esperienza sopravvalutata, per 2 minuti il biglietto è eccessivo, la disorganizzazione è tanta, la strada è impervia e bisogna recarsi sul posto con il serbatoio pieno, perché mancano i distributori in zona. Lucani, brava gente, fanno tenerezza ma, ancora non conoscono il mondo”. 

Evidentemente bisogna ancora investire dal punto di vista turistico e non soltanto riguardo allo sfruttamento degli idrocarburi, la Basilicata possiede un vasto patrimonio di cultura immateriale – sagre, feste, rievocazioni storiche – che andrebbe supportata economicamente, coinvolgendo le piccole realtà locali, consentendo di valorizzare le tradizioni esistenti, incentivando la conoscenza delle numerose ricchezze paesaggistiche e le opportunità culturali talvolta sconosciute  e non adeguatamente gestite. Il neo Presidente della regione, Vito Bardi, sostiene “Questa Regione ha bisogno di cura, di colmare i deficit infrastrutturali per incrementare ulteriormente lo sviluppo imprenditoriale. Infrastrutture che devono riguardare anche il fronte del turismo così da poter rispondere alle richieste dei tanti che vengono a visitare la nostra Regione”…confidiamo che questo pensiero si concretizzi  perché questa, non è la storia della Basilicata intrisa di crudeltà, non vuole rappresentare i volti scalfiti dalle rughe, neppure è l’osservazione dei meccanismi locali che mortificano i talenti costretti a recarsi altrove in cerca di fortuna. Siamo in attesa di un riscatto che auspichiamo non tardi ad arrivare perché la Basilicata esiste e non è il concetto di Dio raccontato dal regista Rocco Papaleo: vieni nella regione e rimani affascinato dalla malinconia che permea questi luoghi pieni di fuligginosa magia che viene dalle viscere della natura! 

 

 

 

 

 

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Sull' Autore

Insegnante lucana con la passione per la scrittura. Amo la mia terra sebbene per lavoro io risieda a Milano. Scrivere e condividere la passione per la scrittura e poter divulgare anche da lontano per rendere "maggiormente visibile" il nostro paese è uno dei miei desideri. Il mio paese natio è Rionero in Vulture.

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