Ha raccolto molte reazioni positive il post pubblicato sabato su queste pagine che annuncia l’avvio del lungo cammino per la candidatura del ponte Musmeci di Potenza a Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Il post ha avuto moltissime condivisioni sui social network, arrivando così anche molto lontano, rispetto all’area del capoluogo e alle sue immediate vicinanze, e ha raccolto adesioni insospettabili, architetti e ingegneri di altre parti d’Italia, semplici cittadini, associazioni. Abbiamo così avuto la conferma di qualcosa che fino ad ora avevamo soltanto immaginato: la città è pronta, la cittá non aspetta altro che di essere coinvolta in un progetto di questa portata. E si è delineato anche fin da subito lo scacchiere di energie con le quali il progetto potrà essere portato avanti, e quelle sulle quali invece non sarà possibile contare. Una sparuta minoranza, per fortuna, affezionata alla strategia dello zero a zero, per la quale se la squadra avversaria segna, io non provo a segnare a mia volta, anzi magari a fare due gol, ma mi limito far annullare il gol della squadra avversaria. Una strategia nota, molto praticata in tutte le aree del paese, ma forse soprattutto a Sud, che si smonta continuando semplicemente a lavorare, senza farsi distrarre.
E infatti: i prossimi passi sono la costituzione di un Comitato promotore, al quale, oltre ai soci fondatori, aderiscano tutte le forze sane della nostra cittá: innanzitutto gli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti, l’Università degli Studi della Basilicata, associazioni culturali (ma non solo); e poi altre istituzioni, e tanti semplici cittadini che abbiano voglia di accettare la sfida. E’ fondamentale, per la riuscita dell’impresa, costruire una salda e ramificata rete di relazioni, per tre ordini di motivi:
- è necessario mettere insieme una lobby, non nel senso deteriore che si è affermato in Italia, ma in quello sano dei paesi anglosassoni: contatti ramificati per arrivare a far sostenere la candidatura a influencer, professionisti di peso, archistar, istituzioni museali e persone in grado di apportare contributi tecnici rilevanti;
- è necessario guardare a possibili fonti di finanziamento, al momento totalmente assenti; costruire – anche qui – una rete di sostenitori del progetto dal punto di vista economico, partner, eventuali mecenati e sponsor;
- infine, è necessario ed è molto importante che tutti si sentano coinvolti, che tutti sentano di poter dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia, non importa quanto determinante; che il movimento che spinge il ponte Musmeci verso l’Olimpo di un riconoscimento così prestigioso sia sostenuto da tutti i cittadini, parte integrante di un lavoro che si prevede duro e senza alcun esito certo. E’ importante attivare i potentini che risiedono all’estero, e che possono apportare un notevole contributo in termini di comunicazione e diffusione nel mondo della immagine del “viadotto sul Basento”. E’ importante guardare fuori dalle mura cittadine, coinvolgere la provincia e l’intera regione, e tendere una mano verso il 2019 e verso Matera, in un’unica spinta di sviluppo che potrebbe andare lontano.
La città di Potenza ne ha bisogno: ha bisogno di raccogliere una sfida molto alta, di coagulare i cittadini verso un obiettivo a medio termine, foriero di sviluppi di ogni genere per tutti. Il Parco della città, ad esempio, che se realizzato sarebbe nelle immediate vicinanze di un patrimonio mondiale dell’umanità, potrebbe essere area di sosta, relax nel verde e servizio per quanti verranno a visitare il ponte Musmeci. Una accoppiata perfetta, un ingresso alla città degno di grandi fortune, con il quale sarebbe facile sconfiggere una volta per tutte l’aura di grigiore burocratico ed istituzionale che la nostra città da sempre si porta dietro.