Come si potrà tornare alla normalità in Basilicata.

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Qualcuno ha scritto che la percezione dell’abbandono è peggiore dell’abbandono stesso.

E’ una sensazione d’impotenza che nel tempo sviluppa un’idea distorta della realtà, portando ad accettare qualsiasi cosa con la consapevolezza di non poter far nulla per poterla cambiare. Ma c’è un limite a tutto e quando questo limite si supera, la mente umana sviluppa reazioni incontrollabili. Sentirsi soli in uno spazio affollato in cui tutto sembra raggiungibile, ma che nella realtà non lo è, può trasformarsi in una lotta senza quartiere al grido di “si salvi chi può”. E in queste condizioni, potrebbe non salvarsi nessuno.

Quello che sta accadendo in queste ore in Basilicata, è proprio questo. I cittadini hanno la sensazione di essere soli e del tutto impotenti di fronte alla complessità del momento per giunta chiamati a fronteggiare una situazione di emergenza in totale incertezza e per lo più in assenza di guide. E non credo sia solo una percezione di abbandono giacché le uniche risposte che i cittadini si sentono dare alla richiesta di aiuto, sono di rispettare il distanziamento sociale e la reclusione come unica strategia per contenere l’epidemia. Nessuna risposta, invece, su come e quali strutture siano in grado di rispondere all’emergenza dal punto di vista sanitario. I tamponi sembrano essere più rari di ogni altra cosa che pure in un paese normale dovrebbe rappresentare un presidio sanitario indispensabile nella prevenzione, oltre che alla dotazione minima di sicurezza a garanzia degli operatori su cui è stato detto già tutto.

I fatti di questi giorni ci dicono che anche chi è recluso in casa, in quarantena, può sviluppare la malattia e in questo caso, a gettare ancor più nello sconforto, è la preoccupazione che non vi sia possibilità alcuna di avere risposte adeguate. E’ capitato a chi ha chiesto un intervento urgente, avendo manifestato tutti i sintomi della malattia, respinto dal pronto soccorso perché “i sintomi manifestati e il quadro generale del paziente si presentavano complessivamente buoni” (dal comunicato stampa del DG del San Carlo dopo la scomparsa di un uomo di Potenza). Chi ha il potere di decidere quando il ricovero è necessario? In quanto tempo si deve fare un tampone per scongiurare che i sintomi meno gravi possano trasformarsi in malattia?

Una gestione di cui qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità perché, di casi come questi, ce ne potranno essere ancora tanti, se mai non ve ne fossero già stati abbastanza. Non possiamo più aspettare passivamente risposte inadeguate. Questa cabina di regia regionale dov’è? Cosa fa? Quali soluzioni ha messo in campo per salvare i cittadini che si ammalano? Perché non utilizza gli strumenti della comunicazione istituzionale per tranquillizzare i cittadini sulla reale capacità del sistema sanitario regionale di rispondere all’emergenza? Perché il Presidente Bardi non ha ritenuto di fare come il collega Emilano, in Puglia, che ha scelto di affidare la totale gestione dell’emergenza a un infettivologo di fama mondiale come il prof. Lopalco, docente all’università di Pisa; oppure come ha deciso di fare il presidente De Luca in Campania che ha richiamato il professor Faiella, infettivologo in pensione, distintosi al tempo del colera a Napoli, a cui ha affidato l’ospedale chiuso di Loreto Mare che in questa emergenza è diventato un punto di riferimento per la cura del Corona virus per tutta la Campania? Sono state queste le competenze che hanno impedito, per esempio, che il virus aggredisse il personale sanitario com’è successo in altre regioni d’Italia e come, purtroppo, sta capitando in Basilicata.

Perché non s’instaura una task force interregionale con le due regioni a noi più vicine dove, contrariamente a quello che accade in Basilicata, il numero di decessi  – in relazione a quelli dei contagiati – è sicuramente inferiore?  Ancora tante sono le domande cui bisogna rispondere.

Alle incertezze sanitarie si aggiungono quelle economiche e chi è chiamato a dare risposte, sembra non essere  in grado di prospettare soluzioni di medio lungo periodo.

Dopo la crisi, bisognerà ripensare al sistema Basilicata giacché tutti i settori sono stati colpiti duramente, non solo quello sanitario. In special modo, la pandemia, ha messo in ginocchio il settore turistico che in Basilicata avrebbe dovuto rappresentare un asset principale nell’economia locale e nazionale; quello alberghiero e ricettivo, l’agricoltura, il commercio, l’industria manifatturiera, il comparto dei mobili imbottiti. Non c’è alcun settore che si possa chiamare fuori da questa emergenza. Occorre quindi pensare a una cabina di regia in grado di interpretare i bisogni delle imprese in grado di trasformarsi in aiuti concreti, immediati, che diano risposte in tempi brevissimi. Da paese moderno. Serviranno soldi disponibili per gli investimenti e strumenti finanziari adeguati, accessibili in tempi rapidi per supplire ai mancati guadagni di questi mesi che si protrarranno nell’arco dell’anno. Su questo Bardi e la Regione Basilicata potranno fare la differenza.

Di questo ci sarà bisogno. Chi è preposto a farlo metta in campo fin da ora gli strumenti più efficienti per aprire ai bisogni delle imprese, individuando contestualmente le migliori risorse professionali cui affidare il compito di guidare quella cabina di regia che ripensi seriamente al modello Basilicata. Le professionalità, spesso lasciate fuori dai tavoli decisionali per mero calcolo politico, ci sono. Basterà solo aprire a un metodo innovativo di scelta che tenga conto di meritocrazia esperienza e competenza.

Giuseppe Digilio (presidente Conf.Iva)

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1 commento

  1. UN CHIARIMENTO S’IMPONE PER EVITARE INUTILI PREOCCUPAZIONI”!
    I fatti di questi giorni ci dicono che anche chi è recluso in casa, in quarantena, può sviluppare la malattia”….
    SE CONVIVE CON UN FAMILIARE MALATO O PORTATORE SANO , O SE VIENE IN QUALCHE MODO A CONTATTO CON ESTERNI CHE PORTANO IL VIRUS….

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