I BANCHIERI LUCANI DELLO STATO DI NEW YORK NEGLI ANNI VENTI

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di Michele Strazza

 Negli anni Venti operava nello Stato di New York un consistente gruppo di banchieri lucani con cui il governo italiano di Benito Mussolini mantenne importanti contatti per i prestiti all’Italia. Essi guidavano grossi istituti di credito: la Chase National Bank, il cui reparto italiano era diretto da Salvatore Bonomidi di Calvello, la Madison State Bank, il cui vicepresidente era Domenico Candela di Ferrandina, la Commercial Exchange Bank di Lionello Perera ed Antonio Pinto, la Italian Savings Bank di Francolini, la Security State Bank presieduta da Pietro Dinnella originario di Salandra,  la Ferrari State Bank. Nel settore della finanza americana vanno anche ricordati il banchiere Enrico Fontana di San Fele ed Antonio Larocca di Montemurro, vicepresidente della Società “Italian-American Businissmen”. Tali istituti bancari avevano una enorme importanza per gli scambi tra America e Italia, occupandosi particolarmente degli investimenti statunitensi in Italia che, alla fine degli anni Venti, ammontavano a circa 67 milioni di dollari. Essi, inoltre, svolgevano una significativa azione nella raccolta e nelle rimesse nella penisola del risparmio degli emigranti, un settore strategico cui anche il fascismo rivolse la propria attenzione. Si occupavano, infine, anche di finanziamenti all’edilizia ed all’import-export italo-americano. In particolare sul mercato finanziario americano avevano assunto un ruolo decisivo la Commercial Exchange Bank e l’Italian Savings Bank. La prima  era presieduta da Lionello Perera, proveniente da una famiglia di origine italiana, ed aveva come vicepresidente Antonio Pinto, nativo di Saponara di Grumento. L’istituto bancario assunse una notevole importanza, tanto che, nel 1927, nello Stato di New York aveva raggiunto la cospicua somma di 10.769.043 dollari di attività, di fronte ad un complessivo ammontare di 41.540.131 dollari di attività di tutti i banchieri, americani e stranieri, dello Stato. In definitiva più di un quarto di tutte le attività dei banchieri dello Stato di New York risultavano nelle casse della Banca italiana. Con i suoi uffici in piena Wall Street la Banca ebbe un posto di rilievo nella promozione di consorzi bancari per la collocazione di prestiti italiani in America. A Perera si deve anche l’introduzione nel panorama bancario newyorkese delle cassette di sicurezza, le “Safe Deposit Vaults”, da dare in locazione ai propri clienti, per depositarvi titoli, gioielli, documenti importanti ed altri valori. Il successo dell’iniziativa fu enorme, arrivando alla locazione di circa 10.000 cassette. La sempre crescente importanza della Commercial Exchange Bank convinse, nel 1925, la Bankitaly di San Francisco, che aveva un giro di affari di lire 431.000.000 e che controllava già importanti gruppi bancari, ad acquistarne  la maggioranza delle azioni. L’Italian Savings Bank, invece, era stata fondata nel 1896 da Giuseppe Francolini, originario di Viggiano, e, almeno in una prima fase, ebbe una caratterizzazione di Cassa di Risparmio, rappresentando proprio la prima Cassa di Risparmio della città di New York, sotto controllo statale, creata specialmente per soddisfare i bisogni della comunità italiana. Era diretta da un Consiglio di Curatori, composto di 11 membri rappresentativi della comunità italiana e di 7 personalità americane. Essa aveva sede in un gigantesco palazzo nel cuore di New York, dove Spring Street intersecava Lafayette Street. Sull’arco d’ingresso, fiancheggiato da colonne romane, scolpita nel travertino, campeggiava l’effige del seminatore che lanciava la semente con la scritta “Chi semina raccoglie”. La nuova sede era stata inaugurata il 28 settembre 1925 e l’avvenimento era stato pubblicizzato dalla stampa americana. Solo in quel giorno gli italiani accorsero a depositare la cospicua somma di 200.000 dollari. L’ascesa dell’istituto bancario era stata repentina, passando da 21.478 dollari di deposito ad un anno dalla nascita fino a ben 30 milioni di dollari nel 1926. Tutto questo grazie ad un nutrito gruppo di finanzieri lucani che, dopo la morte di Francolini, guidarono la Banca. Antonio Stella, Domenico Trotta di Muro Lucano e Vito Contessa di Atella l’avevano, infatti, rilanciata, aprendo anche una succursale nel quartiere italiano di Harlem. Negli ultimi anni i depositi risultavano aumentati addirittura del 405% ed i propri clienti venivano incoraggiati all’acquisto ed alla costruzione di beni immobili. A tale proposito, durante 29 anni di esistenza della Banca furono depositati ben 103 milioni di dollari e ritirati 79 milioni, di questi 46 milioni vennero impiegati proprio per la costruzione ed acquisti nel mercato immobiliare statunitense, mentre 12 milioni nel mercato immobiliare estero. Di rilievo anche l’azione della Banca nel settore delle rimesse degli emigranti che ogni anno ammontavano a circa 10 milioni di lire. Nel 1921 era stato creato uno speciale reparto per la trasmissione di fondi all’estero ed in 4 anni si era avuta la spedizione all’estero di oltre 40 milioni di lire. Infine, nel 1933, la Banca si unì con la East River Savings Bank. Un cenno particolare va fatto alla figura di Vito Contessa che, oltre ad essere un banchiere, aveva presieduto a lungo l’associazione caritativa “Sons of Columbus Legion”, fondata a New York nel 1896. Nato ad Atella il 7 gennaio  1860, era emigrato negli USA nel 1885 e si era fermato a New York dove, dopo tutta una serie di difficoltà, era diventato capomastro in un cantiere edile. Dopo essersi conquistata la fiducia di un costruttore americano, verso la fine degli anni ottanta, assunse i primi subappalti che lo dovevano lanciare nella scalata sociale. Ai primi del novecento era ormai a capo di una grossa impresa edile che dava lavoro a diverse centinaia di operai italiani. Ma continuiamo ad occuparci delle banche. Di una certa importanza, specialmente per le sue molteplici attività, era la  Madison State Bank che aveva la propria sede a New York City al n.100 di Park Row, proprio di fronte al Municipio. Con risorse bancarie per circa tre milioni di dollari, offriva conti correnti in dollari, lire, pesetas e dracme, occupandosi anche di investimenti per conto di clienti in pubbliche sicurtà o su beni immobili. Vi era, infine, la Security State Bank la quale aveva una forte presenza tra gli italiani di Brooklyn dei quali curava il risparmio e le rimesse nella madrepatria ammontanti ogni anno a circa 25 milioni di lire. Lo sviluppo della Banca è testimoniato dalle cifre: le risorse dell’istituto che, al momento dell’apertura, ammontavano a 875.000 dollari, nel 1927 raggiunsero i due milioni di dollari, con oltre 4.000 conti aperti.

 

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