
LUCIO TUFANO
Riservato e discreto, sin da quando frequentava il gruppo dei nostri anni ruggenti, Rocco Falciano rivelava le sue eccelse doti di artista serio e tenace. Un carattere duro, anche se affabile con noi, ma severo e contrario ai metodi in uso messi in opera dai frequentatori delle parrocchie potentine, abili nel costruirsi un facile avvenire con l’aiuto del potere clientelare in voga ai tempi del doroteismo.
Già da allora Falciano produceva i suoi dipinti, sebbene in un periodo che egli definiva di formazione e che si chiuse negli anni ’60, quando decise di partire per Roma . Qui incontra il maestro Marino Mazzacurati, con il quale collabora, anche per dotarsi di una maggiore e più completa professionalità per il compimento di grandi opere di ispirazione civile.
Il volume da lui pubblicato nel 2004, “Il treno d’argento”, raccoglie in maniera puntuale la sua piena e frenetica attività che va dagli anni di Roma, dopo la brevissima esperienza nella sua città natale, fino alla fase dei grandi murali, realizzati assieme ad Ettore de Conciliis in varie città italiane e del Sud d’Italia in particolare.
I temi sono di altissimo significato civile, sulla pace, sulla non violenza e sullo sviluppo socio-economico. Coerente alle ispirazioni ideologiche della sua giovinezza, Falciano ha operato e vissuto sulla utopia della contestazione intellettuale e creativa in difesa e per la conquista di sempre più affermate tappe di democrazia e di libertà espressiva.
Entusiasta del suo lavoro, compiaciuto di quanto riusciva a creare, Falciano ha segnato una svolta significativa, dopo sacrifici ed amare sconfitte. Con Ettore de Conciliis si trova a Portella della Ginestra, per un’opera di Land art dedicata alla strage del “primo maggio 1947”.
«Questo lavoro – scriveva Rocco – segnò una svolta, tornai a dipingere il vero, la bellezza della natura anche nei suoi aspetti meno appariscenti, liberamente, alla scoperta di una possibilità d’emozione, come implicita scelta contro la minaccia di distruzione dell’ambiente e dei segni del passato, e ideale contrappunto dell’impegno sociale sul fronte della poesia».
Si erano affievolite ormai le ragioni di un’arte collettiva e scomparso il contesto culturale idoneo e stimolante. Rocco, definitivamente chiusa la fase dei murali, si dedica ai luoghi, agli oggetti, alle nature morte, alla realtà delle cose e del vivere.
Lo spirito con cui ha affrontato le nuove tematiche ha la medesima forza e la ispirazione, in un afflato romantico alla “ricerca del tempo perduto”, alla guisa di uno come Proust.

Rocco-Falciano-Crepuscolo-lucano-2003