I numeri arrivano impietosi a certificare i passi indietro che si stanno facendo nella sanità in basilicata. la Basilicata è la Regione dove l’attività ordinaria negli ospedali e nelle asl si è contratta maggiormente fino ad arrivare per alcune specialità al dimezzamento dell’offerta. Se si toglie il primo periodo della pandemia, in cui tutto si è fermato nella mancanza di direttive precise, di dispositivi di protezione , si constata una differente sensibilità delle regioni non dico a ripristinare la situazione antecedente, ma quanto meno a ridurre il gap tra necessità urgenti e risposte sanitarie. Il caso della diagnostica , delle visite a pazienti oncologici, dei malati cronici e dei cardiopatici, ha suscitato allarme quasi dovunque e si è vista la differenza tra manager e manager, tra chi sai è fatto carico di dare risposte anche parziali e chi invece ha fermato le macchine. E adesso siamo alla situazione paradossale che, passata la paura, l’attività specialistica privata si è messa a camminare , mentre quella pubblica latita, con le liste di attesa che si allungano e riprendono a scandire tempi lunghi. Se poi gli stessi medici che negano le prestazioni ambulatoriali negli ospedali lavorano più di prima negli studi privati e presso centri accreditati, allora si capisce che queste distorsioni, se non corrette con energia rischiano di riportarci indietro di anni.. E ci troviamo in una situazione in cui ogni struttura fa da sé, senza un coordinamento, senza un input , senza una indicazione di lavoro e senza un controllo. Mai in tanti anni si è notata la mancanza di un Dipartimento regionale come in questo periodo, a dimostrazione che una cosa sono le chiacchiere in campagna elettorale altra cosa sono i fatti nella gesTione di un settore così importante. E intanto che l’emigrazione sanitaria aumenta, per le cose di cui pure si potrebbe evitare l’uscita dalla regione, sul territorio regionale si allarga il fossato tra chi è in grado di farsi curare in via privata e chi invece deve aspettare i tempi lunghissimi della risposta pubblica. Giustamente i Sindacati sostengono che la pandemia ha messo in evidenza le tante dimensioni delle diseguaglianze e il forte arretramento della rete essenziale dei servizi sanitari con l’impossibilità per cittadine e cittadini di essere sottoposti ad interventi, ad esami diagnostici e riabilitativi, con l’ulteriore prolungamento senza fine delle liste di attesa ed il conseguente abbandono di tutti quei malati cronici o soggetti che dovrebbero essere sottoposti ad attività di prevenzione.
Ma quello che più sconcerta in questa situazione è la sufficienza con cui il livello politico approccia le questioni che sono sul tappeto. Tutto va bene,madama la Marchesa. Non c’è niente di cui si deve parlare, siamo nel migliore dei mondi possibili e le denunce dei disservizi, delle lungaggini, delle non risposte e di una sanità che si sta disumanizzando, sono strumentalizzazioni politiche di chi non sa vedere o non vuole vedere le grandiose imprese di questo nuovo corso. Dove può portare un atteggiamento di tanta arrogante sicumera , è difficile da prevedere. Rocco Rosa
I PASSI INDIETRO DELLA SANITA’ LUCANA
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